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Chi vincerà la rivoluzione dell’energia pulita?

A meno di un anno e mezzo da tanti eventi incresciosi per il mondo energetico (fusioni di reattori nucleari, maree nere, prezzi del gas in salita) potrebbe destare sorpresa sapere che la capacità installata di energia rinnovabile ha oggi superato quella di energia nucleare. In effetti gli investimenti globali in energia pulita – spinti da politiche nazionali illuminate e lungimiranti – hanno toccato la cifra record di 243 miliardi di dollari nel 2010, il 30% dall’anno precedente. A tutti gli effetti, in meno di un decennio, l’energia pulita è diventata, da industria di nicchia che era, una rilevante fonte di scambi, investimenti, produzione e occupazione. Dal 2004, gli investimenti annui nel settore sono cresciuti all’incredibile ritmo del 630%. Dobbiamo far sì che questa tendenza incoraggiante prosegua.
 
L’emergere dei settori di energia rinnovabile riflette politiche nazionali – dalla ricerca al finanziamento agli incentivi tariffari – nelle principali economie del mondo. Misure che, per quanto siano ancora ben poca cosa rispetto a quelle garantite ai combustibili fossili convenzionali, saranno ridotte a mano a mano che verranno raggiunte le economie di scala e i costi si abbasseranno. Non è lontano il giorno in cui l’energia verde potrà competere senza alcun filtro con carbone, petrolio e gas.
In molte regioni l’energia eolica ha già prezzi competitivi, ed ha attratto quasi la metà (48%) di tutti gli investimenti di energia pulita realizzati nell’area del G20 in anni recenti, con il che sono stati aggiunti 40GW alla capacità di generazione – abbastanza per fornire energia a 30 milioni di case.
 
Ma il segmento a maggior tasso di crescita nell’ambito dell’energia pulita è quello solare, soprattutto perché i prezzi dei pannelli solari sono scesi di oltre il 60% negli ultimi 30 mesi. L’attesa è che per la fine dell’anno i moduli solari costeranno meno della metà di quattro anni fa. La capacità di generazione da solare aggiunta nel 2010 ammonta a 17GW, è frutto di investimenti totali di 79 miliardi di dollari e può fornire energia a 12,5 milioni di case.
In termini geografici, una recente ricerca The pew charitable trusts, Bloomberg new energy finance ha sottolineato che l’Europa continua ad essere leader di investimenti, e che nel 2010 ha attirato 94,4 miliardi di dollari, il 25% in più del 2009. Gli investimenti in Germania sono più che raddoppiati, raggiungendo i 41,2 miliardi di dollari, scavalcando gli Stati Uniti al secondo posto della classifica globale. L’Italia era al quarto posto (in ascesa dall’ottavo nel 2009), con circa 14 miliardi di dollari di investimenti. La Francia è entrata nella top ten, grazie ad un incremento annuo del 25%, con 4 miliardi complessivi. Gli investimenti in Spagna, nel frattempo, sono diminuiti di oltre il 50%, lasciandola però tra i primi dieci del mondo, con 4,8 miliardi di dollari.
 
Le politiche europee sono alla base dell’esplosiva crescita di installazioni solari distribuite e di piccola dimensione. Gli investimenti in questi progetti sono raddoppiati nel 2010, raggiungendo i 59,6 miliardi di dollari a livello globale – in gran parte realizzati in Unione europea e per più della metà in Germania.
La Germania sta inoltre mostrando come sane politiche energetiche possano non solo rafforzare la capacità installata nazionale, ma anche le opportunità per il comparto produttivo e le esportazioni. Lo scorso autunno il ministro dell’Ambiente tedesco ha reso noto che i posti di lavoro legati alle energie rinnovabili sono raddoppiati dal 2004, raggiungendo le 340mila unità, grazie agli investimenti nella formazione, l’istruzione tecnica, la ricerca e l’innovazione.
 
A causa degli elevati prezzi per l’energia convenzionale e dell’abbondanza di sole, l’Italia è il primo Paese ad aver raggiunto la “parità di rete”, o competitività di costo, per l’energia solare. Nel 2010 il 62% dei suoi investimenti privati in energia pulita sono stati indirizzati a piccole installazioni solari. Colpisce tuttavia che quasi nessun produttore italiano sia riuscito ad ottenere una posizione competitiva in questo settore in piena espansione. Va aggiunto che la leadership globale dell’Europa è sotto attacco dall’Asia, dove gli investimenti privati, in gran parte guidati dalla crescita cinese, stanno aumentando a forti ritmi. L’anno scorso la Cina ha aumentato di ben 17GW la propria capacità eolica, e ora produce metà dei sistemi eolici e solari del mondo, anche per realizzare gli obiettivi molto ambiziosi che si è posta, quali la messa in opera di 150GW di energia eolica e 20GW di energia solare entro il 2020. La Cina ha già superato gli Stati Uniti per capacità installata di energia pulita a livello globale. Ma la Cina non è sola nel guidare l’Asia ai vertici mondiali. Anche l’India è entrata nella top ten degli investimenti globali di energia pulita nel 2010. Inoltre è risultata decima nel mondo in termini di crescita degli investimenti nell’ultimo quinquennio, ed è settima in termini di capacità installata complessiva raggiunta. Una crescita che potrà continuare rapida, se si pensa che l’obiettivo per il 2020 è di 20GW di capacità di generazione da fonti solari.
 
Gli eventi degli ultimi tempi – partendo dalla catastrofe alla piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, per proseguire con le violenze in Nord Africa e con la tragedia in Giappone – mettono il mondo di fronte ad una scelta netta tra i costi e i rischi delle energie tradizionali e la promessa e il progresso rappresentati dall’energia pulita. Nei decenni recenti, l’Europa è stata la forza determinante per la modernizzazione energetica. Negli anni a venire questa leadership sarà necessaria per cogliere i benefici economici, ambientali e di sicurezza legati all’energia rinnovabile. Riaffermare l’impegno europeo alla decarbonizzazione rapida del proprio sistema energetico e a politiche creative a sostegno di tale obiettivo, farà sì che l’Europa sia sempre in grado di cogliere i frutti di uno dei più interessanti nuovi mercati di questa generazione.
 
© Project Syndicate 2011. Traduzione di Marco Andrea Ciaccia


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