Il filosofo si collega al messaggio di papa Bergoglio rilasciato in occasione del World Day of Social Communications per sottolineare l’importanza della morale dell’essere umano di fronte alle nuove tecnologie. Vederle come un beneficio o una minaccia dipende solo ed esclusivamente da noi
Nel suo messaggio rilasciato in occasione del 58esimo World Day of Social Communications, Papa Francesco era stato molto chiaro sul ruolo dell’intelligenza artificiale. Il suo contributo per lo sviluppo è innegabile, ma la tecnologia non potrà mai sostituire la nobiltà del “cuore umano”. È un concetto tutt’altro che banale, solo all’apparenza scontato. Ed è stato ripreso in un paper che il filosofo Luciano Floridi ha dedicato proprio sul messaggio del Pontefice. Nel suo “Three tension in understanding AI – Comment on Pope Franci’s message Artificial Intelligence and the Wisdom of the Heart: Towards a Fully Human Communication”, il professore di Yale si sofferma proprio sull’utilità delle nuove tecnologie e su come possano – o non possano – essere d’aiuto.
L’esempio forse più concreto per una rapida spiegazione è rappresentato da una semplice lavastoviglie. Pulisce meglio di un essere umano, ma lo fa senza pathos. Non che lavare i piatti sia un piacere per qualcuno, ma magari lo si fa per un intento specifico, mossi da un qualcosa. “L’umanità rimane, sempre e inevitabilmente (ovvero in un modo che non può essere mai delegato), il totale e unico responsabile della progettazione e del buon uso di questi sistemi”, scrive Floridi. L’efficienza è dunque delle macchine, ma la responsabilità è solo dell’uomo.
Tutto ciò mette in evidenza la direzione che si vuole prendere con la tecnologia. È un discorso affrontato più volte, specie negli ultimi due anni, da quando sono apparsi nuovi strumenti che hanno cambiato il modo in cui svolgiamo molte delle nostre azioni quotidiane. Lasciando spazio a dubbi su come l’IA può inserirsi nella nostra vita: se in maniera positiva, aiutandoci in alcune mansioni, o in maniera negativa, sostituendoci o peggio ancora sopraffacendoci.
Come sostenuto da Bergoglio e argomentato da Floridi, dipende solo ed esclusivamente da noi. “Tutto ciò che è alla nostra portata diventa o un’opportunità o una minaccia”, ha evidenziato il Papa. “Sta a noi decidere se diventeremo foraggio per algoritmi o nutriremo il nostro cuore con quella libertà senza la quale non possiamo crescere in saggezza”. La tecnologia nasce come neutrale, a differenza degli algoritmi che invece tendono a prendere posizione – la nostra, o comunque ambisce a mostrarci tutto ciò che dovrebbe piacerci. È la morale con cui viene utilizzata che rende la sua neutralità un vantaggio oppure un pericolo per l’uomo. “Sta all’umanità favorire tutti gli aspetti positivi e prevenire, ridurre o annullare quelli negativi, evitando che le persone sbagliate abbiano il sopravvento nella spinta verso il futuro, sbilanciandola invece a favore del bene”, osserva il filosofo. “Chiedersi come sarà il mondo di domani significa chiedersi cosa si vuole e si decide di fare oggi”.
Le sfide del futuro sono d’altronde quelle del presente: su tutte, ambiente e mondo del lavoro. E anche qui, sottolinea Floridi, “la risposta che diamo a queste domande non è predeterminata”, ma piuttosto “dipende da noi”. Il cambiamento climatico è un fenomeno ormai inevitabile, già in atto, ma le cui conseguenze possono essere alleviate grazie alla tecnologia. Sono infatti diversi gli strumenti che permettono di controllare gli eventi atmosferici, in modo da calcolare anche la loro potenza e quindi devastazione, ma ci sono tanti altri campi d’azione – basti pensare solo alle nuove coltivazioni agricole che potrebbero nascere. Così come sempre più inevitabile appare una ristrutturazione del mondo del lavoro. Anche qui, dipende in che modo la si vuole affrontare, se dando un aiuto all’uomo oppure se si vogliono abbattere i costi rimpiazzandolo con le macchine.
Per cercare di governarla, si sta tentando di andare verso una regolamentazione che possa imporre dei paletti. Per il Papa una legge è importante ma allo stesso insufficiente senza un approccio spirituale. Nessuna imposizione, obbligo o codice di condotta potrà servire ad arginare il problema in assenza di qualcuno che orienti l’innovazione tecnologica verso il bene collettivo.
“La modernità”, è la conclusione di Floridi, “è senza dubbio la più narcisistica di tutte le epoche. È una crisi di dialogo interno con l’Altro, anche se solo socratico e non necessariamente religioso. La distrazione moderna vera e propria (etimologicamente parlando), il rumore che sovrasta il segnale, è l’antropocentrismo individualista che non lascia spazio all’Altro, sia esso naturale o soprannaturale”. La globalizzazione ci impone di confrontarci con qualcuno di diverso da noi, aumentando potenzialmente il rischio di conflittualità. Oppure riducendolo, a seconda di come vogliamo considerare ciò che è nuovo e lontano: come un qualcosa che può arricchirci o come una minaccia. Ecco, per l’intelligenza artificiale vale lo stesso identico pensiero.