Due alti funzionari dell’amministrazione Biden viaggiano in Cina per mantenere aperto il canale di contatto, dopo gli incontri di alto livello ospitati alla Casa Bianca con gli alleati Giappone e Filippine – e criticati dalla Repubblica popolare. La comunicazione Pechino-Washington continua (con nuove visite in arrivo)
Il principale diplomatico statunitense per l’Asia orientale è in Cina a partire da domenica, per proseguire la fase di equilibrata distensione delle relazioni formali tra le due potenze globali. Il viaggio di Daniel Kritenbrink è stato annunciato dal Dipartimento di Stato, pochi giorni dopo che il presidente Joe Biden ha ospitato il giapponese Kishida Fumio per uno storico rinnovo della cooperazione militare, e un vertice nei giorni successi a cui ha partecipato anche il leader filippino Ferdinand Marcos Jr. Entrambi gli incontri si sono concentrati sulla cooperazione, ma anche sulle mosse aggressive di Pechino nel Mar Cinese, e sono stati criticati dalla Repubblica popolare.
Kritenbrink, assistente segretario di Stato per gli affari dell’Asia orientale e del Pacifico, sarà in Cina fino al 16 aprile, accompagnato dalla senior director per gli affari di Cina e Taiwan del Consiglio di sicurezza nazionale, Sarah Beran. Beran sta incontrando diverse delegazioni alleate e tra queste, a gennaio, ha visitato anche Roma — quando è stata ospite anche del Comitato Indo Pacifico della Commissione Esteri della Camera.
“Sulla Cina è stata ribadita la posizione ufficiale dell’amministrazione Biden: l’approccio basato su ‘invest, align, and compete’ rimane il solco tracciato da Washington, anche se recentemente si è rinvigorita la relazione diplomatica secondo necessità di stabilità. Una linea che dovrebbe seguire anche l’Italia, con la consapevolezza che la competizione è in corso”, spiegava a Formiche.net Paolo Formentini, vice presidente della Commissione e motore del Comitato.
L’approccio resta sempre lo stesso: la visita dei due alti funzionari statunitensi in Cina è “parte degli sforzi in corso per mantenere linee di comunicazione aperte e per gestire responsabilmente la concorrenza”, spiega il dipartimento di Stato, usando parole del tutto simili a quelle che descrivevano un’altra missione di Kritenbrink e Beran a giugno 2023 — in un periodo in cui le comunicazioni tecniche e strategiche si stavano riaprendo dopo mesi si maggiore freddezza.
Il mese precedente a quell’incontro, il presidente Biden aveva annunciato — durante la riunione del G7 in Giappone — che i rapporti tra Washington e Pechino sarebbero entrati in una fase di “disgelo”, dopo che un presunto pallone spia cinese era stato abbattuto da un aereo da guerra statunitense e creato un inghippo diplomatico che aveva fatto saltare un importante viaggio del segretario di Stato Antony Blinken in Cina a inizio 2023.
Poi Blinken aveva recuperato la visita cinese poche settimane dopo del viaggio di giugno di Kitenbrink e Beran — la prima visita di un segretario di Stato negli ultimi cinque anni. Un nuovo viaggio era stato programmato per quest’anno durante il faccia a faccia tra Joe Biden e Xi Jinping a San Francisco, lo scorso novembre. Teoricamente ci sarebbe stato dopo la “spring call”, telefonata primaverile tra i due leader, che si sono sentiti due settimane fa. Possibile che la missione di Krinterbrink e Beran sia di nuovo quella di apripista per la nuova visita di Blinken.
Ma sul tavolo c’è anche altro di meno protocollare. Le Filippine e la Cina hanno avuto diversi run-in marittimi il mese scorso che includono l’uso di cannoni ad acqua e scambi verbali molto tesi. Sono almeno sei mesi che le dispute incentrate sul Second Thomas Shoal, sede di un piccolo numero di truppe filippine di stanza su una nave da guerra che Manila ha messo a terra lì nel 1999 per rafforzare le sue rivendicazioni di sovranità, si sono surriscaldate. L’isolotto nel Mar Cinese è diventato un pericoloso flashpoint su cui gli Usa vogliono evitare escalation e chiedono responsabilità alla Cina.
La Cina rivendica quasi l’intero Mar Cinese Meridionale, comprese aree nelle Zone economiche marittime delle nazioni vicine. Il Second Thomas Shoal si trova all’interno della zona economica esclusiva di 200 miglia (320 km) delle Filippine. Una sentenza del 2016 della Corte permanente di arbitrato ha rilevato che le rivendicazioni radicali della Cina non hanno alcuna base giuridica, ma Xi intende sia per interessi diretti che per standing geopolitico non arretrare di un centimetro.
In una riunione al dipartimento di Stato tre giorni fa, Enrique Manalo, il ministro degli Esteri delle Filippine, ha affermato che “l’escalation delle molestie da parte della Cina” continua a essere problematica ed è arrivata al ferimento di quattro marinai di Manila. Alla riunione erano presenti anche Blinken, il segretario di Stato; Lloyd J. Austin, il segretario alla difesa; Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale; e le loro tre controparti delle Filippine.
L’ultimo funzionario statunitense di alto livello a fare un viaggio in Cina è stata Janet Yellen, la segretaria al Tesoro, tornata da Pechino questo mese per quattro giorni di incontri economici di alto livello che la Cina ospita sempre volentieri perché preferisce parlare di business piuttosto che di aspetti geopolitici come il Mar Cinese.