Il G7 dedica un’attenzione particolare alla sicurezza marittima. Via mare scorrono i flussi geoeconomici globali, ed episodi come quelli del Mar Rosso o nel Mar Nero (con l’invasione russa su larga scala dell’Ucraina) testimoniano come la sicurezza delle rotte della globalizzazione e delle catene di approvvigionamento sia una responsabilità collettiva
Alla sicurezza marittima e alle “global crisis” in qualche modo collegate sono dedicati i punti da 42 a 48 dei 67 contenuti nel documento con cui il G7 ha sintetizzato la riunione dedicata ai Trasporti, ospitata dalla presidenza italiana a Milano dall’11 al 13 aprile. Se il senso della dichiarazione di intenti che i membri del gruppo hanno firmato è tutto racchiuso nel titolo, “Ensuring a global connectivity in an uncertain world”, allora è chiaro come la sicurezza delle rotte marittime acquisisca una centralità cruciale.
E lo dimostra in questi giorni ciò che accade tra le acque indo-mediterranee del Mar Rosso, o tra quelle indo-pacifiche del Mar Cinese. Contese locali e confronto tra potenze, azioni ibride e rivendicazioni, destabilizzano spazi marittimi che ospitano le vie della geoeconomia che avvolgono il mondo.
“Sottolineiamo il ruolo del G7 nel coordinamento globale delle politiche e delle misure che garantiscono flussi di trasporto merci sicuri e resilienti”, scrivono i sette. E la riunione milanese fa anche da ambiente operativo per il lancio del “G7 Working Group on Transport Supplt Chain” – gruppo di lavoro sulle catene di approvvigionamento che ha come obiettivo di seguire la securitarizzazione del sistema economico-commerciale, dunque anche del settore articolato dei collegamenti. L’ottica è quella de-risking, con cui il G7 intende costruire supply chain meno dipendenti dalle interferenze di attori strategici rivali.
“L’aggressione russa contro l’Ucraina ha avuto conseguenze significative per il trasporto globale. Le interruzioni della connettività aerea e della navigazione marittima nel Mar Nero hanno esacerbato le tensioni a livello globale. Le catene di approvvigionamento globali, le esportazioni agricole e i processi di produzione sono stati notevolmente colpiti. La sicurezza marittima è diventata una priorità urgente, poiché gli attacchi e le conseguenti perturbazioni hanno minato la stabilità delle rotte commerciali internazionali”, si legge nel documento.
Negli ultimi mesi, gli attacchi degli Houthi contro imbarcazioni commerciali nel Mar Rosso, nel Golfo di Aden e nello Stretto di Bab el Mandeb hanno sollevato preoccupazioni cruciali per la sicurezza marittima e reso chiaro come servano alternative di collegamento marittimo o intermodale – tra Europa e Asia nello specifico, di cui anche il G7 discute, ma il discorso è valido in generale. La vulnerabilità delle rotte di navigazione è emersa come la maggiore delle sensibilità. La libertà di navigazione è stata nuovamente messa a rischio, con conseguenze dirette sulla circolazione dei beni essenziali per le popolazioni globali.
“La creazione di un ambiente sicuro per la navigazione marittima è diventata un imperativo strategico”, evidenzia il G7, che riconosce l’importanza di collaborare con l’International Maritime Organization (Imo) per migliorare la sicurezza dei marittimi e delle navi che attraversano il Mar Rosso. Collaborazione che si basa sulla consapevolezza che quanto successo con gli Houthi crea un precedente preoccupante (quale chokepoint potrebbe essere destabilizzato in futuro? Suez dalla filiale baghdadista locale? Hormuz dai Pasdaran o da qualche altra milizia collegata? O Malacca?).
Il G7 riconosce per questo che l’avvio dell’operazione marittima dell’Ue “Aspides” e gli sforzi dell’operazione statunitense “Prosperity Guardian” – missioni su cui l’Italia ha un ruolo centrale, tra l’altro – dimostrano l’impegno concreto per proteggere le rotte di navigazione dagli attacchi degli Houthi e diventano un paradigma di attività a favore della sicurezza collettiva. “La cooperazione internazionale è essenziale per affrontare le sfide marittime e garantire la continuità del trasporto globale”, scrivono i Sette.
Dal punto di vista più tecnico e meno geopolitico, sebbene è chiaro che ormai le connessioni siano profonde e la continuità evidente, l’aumento delle tariffe di trasporto a seguito delle interruzioni della navigazione nel Mar Rosso ha sollevato la necessità di maggiore trasparenza. “La comprensione dei fattori che guidano l’aumento dei costi e delle tariffe è fondamentale per gli utenti dei trasporti. La creazione di un ambiente di coordinamento tra gli attori globali è cruciale per preservare le rotte marittime come arterie vitali delle catene di approvvigionamento globali. Inoltre, gli impatti ambientali derivanti dagli attacchi illegali alle navi e la potenziale minaccia alle reti di cavi sottomarini richiedono una gestione oculata e una cooperazione internazionale”.
Dunque, qual è il ruolo che il gruppo prevede nel futuro della sicurezza marittima? “Il G7 ha assunto un ruolo di leadership nella globalizzazione delle politiche e delle misure per garantire flussi di trasporto merci sicuri e resilienti. La creazione di unWorking Group on Transport Supply Chain rappresenta un passo concreto verso la protezione delle rotte di navigazione. La sicurezza marittima e la libera circolazione dei beni essenziali sono fondamentali per la stabilità economica e la prosperità delle nazioni”.
“Il G7 deve continuare a coordinare gli sforzi per affrontare queste sfide e garantire un futuro più sicuro per il trasporto globale”, ed è una presa di coscienza di come questa responsabilità ricada sul gruppo anche perché altri attori globali come Russia e Cina non partecipano in certe forme, ma – come successo con gli Houthi – seguono linee più pragmatiche e meno cooperative.