Si apre il vertice dei ministri dell’Ambiente e dell’Energia, presieduto dall’Italia. Partendo da una consapevolezza: le fonti pulite non sono solo le rinnovabili, bisogna lavorare sul metano e sull’idrogeno se si vuole evitare di non fallire gli obiettivi che l’Occidente si è dato
In attesa del G7 delle Finanze, a Stresa, dal 23 al 25 maggio, a Torino è il turno dell’energia, con un occhio bene aperto sul mercato delle auto elettriche in Cina, vero spauracchio dei produttori occidentali. E dunque, meno emissioni di CO2, più soldi ai Paesi in via di sviluppo. Sono questi, in estrema sintesi, i due poli tra cui oscillerà il G7 dedicato al clima, all’energia e all’ambiente a cui sono invitati i ministri dei sette Paesi più industrializzati, al via questa sera ma che entrerà nel vivo lunedì, per poi concludersi nel primo pomeriggio di martedì con un comunicato congiunto.
Nell’evento torinese, padrone di casa (la Venaria Reale) il ministro italiano dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, si discuterà appunto di clima, fonti energetiche e finanza. Un G7 decisamente importante, che arriva dopo la storica Cop28 di Dubai, che ha sdoganato e pochi mesi prima della Cop29 di Baku, che si concentrerà soprattutto sugli aiuti economici che i Paesi più vulnerabili alla crisi climatica chiedono ai ricchi. Come al solito, però, sono i numeri a dare la cifra dei lavori. Si parte sempre e solo da quelli.
L’associazione Climate Analytics, per esempio, proprio in vista della riunione di Torino, ha analizzato i piani di riduzione delle emissioni dei Paesi del G7, riscontrando che nessuno di essi è in traiettoria per raggiungere gli obiettivi fissati al 2030. “I governi del Gruppo dei Sette sono sulla strada per raggiungere appena la metà delle riduzioni delle emissioni di gas serra necessarie entro il 2030 per raggiungere l’obiettivo di 1,5°C previsto dall’Accordo di Parigi”, scrivono i ricercatori. “Le economie del G7 dovrebbero ridurre le proprie emissioni del 58% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2019, per fare la loro parte nel limitare il riscaldamento a 1,5°C.”
Ma il governo italiano ha ben chiara in testa la rotta da seguire. Le rinnovabili “sono la nostra fonte di energia pulita. Il gas è una fonte fossile di transizione necessaria da qui al 2040. Ma vogliamo far crescere fotovoltaico, eolico, geotermico e idroelettrico: l’obiettivo è arrivare alla fine di questo decennio con un terzo del fabbisogno coperto dalle rinnovabili, aggiungendo 70 Tetrawatt di produzione. Oggi l’Italia consuma quasi 310 Terawatt di energia, ma il fabbisogno potrebbe raddoppiare per il 2050. Ma le rinnovabili non bastano. E non possiamo rovinare questo bel Paese con pale e pannelli ovunque”, ha chiarito Pichetto Fratin a poche ore dall’inizio dei lavori.
Certo, la strada è molto in salita. “C’è un grosso impegno anche nei giorni passati degli sherpa sul lungo elenco dei temi che riguardano ambiente, energia, clima. Ci sono molte limature chiaramente anche rispetto alle posizioni dei vari Paesi che rispecchiamo quella che è la realtà rispetto alla condizioni energetiche dei vari paesi ed è quindi del tutto naturale. A livello mondiale sono molte le difficoltà che valgono per tutti. Certamente in un momento in cui ci sono ancora guerre che incidono sulle scelte dei vari paesi, è giusto avere preoccupazione ma non vuol dire abbassare la guardia. Dobbiamo comunque perseguire con il massimo della determinazione quelli che sono gli obiettivi. L’Italia lo fa, naturalmente con un ragionamento che riguarda la compatibilità rispetto alla nostra posizione paese. L’obiettivo finale è quello, è certo, ma bisogna fare un gradino alla volta”.
Poi, una spinta al nucleare, che “è l’indirizzo di ricerca e sperimentazione che abbiamo avuto dal Parlamento e che io sto portando avanti. Poi rispetto all’ipotesi di scenario, quindi non è una certezza di individuazione nel Pniec (il piano per l’energia e il clima, ndr), ma un’ipotesi di scenario, tengo conto e riporterò nel Pniec quelle che sono le risultanze della Piattaforma sul nucleare”.
Anche i manager hanno tentato di dare il loro contributo all’agenda del G7 in materia di energia. “Avere un approccio pragmatico per affrontare le sfide che abbiamo di fronte”. Questo, infatti, quanto emerso dal confronto, nella sede Italgas, cui ha partecipato l’amministratore delegato, Paolo Gallo, insieme allo stesso Pichetto Fratin con il ministro azero dell’Ecologia e delle risorse naturali, Mukhtar Babayev, presidente della prossima Cop29 di Baku. Per Gallo occorre “costruire delle infrastrutture resilienti che possano oggi trasportare il metano e domani altri tipi di gas. Il ministro ha parlato di idrogeno, di metano, di gas rinnovabili che per essere trasportati hanno bisogno di infrastrutture resilienti, capaci, upgradate”.
Gallo non condivide, però, le critiche sul fatto che gli obiettivi di decarbonizzazione possano essere mancati al 2030 e 2050. “Non condivido le critiche perché credo che negli ultimi anni passi in avanti verso questi obiettivi ne siano stati fatti tanti. Il motivo per cui forse avremmo potuto farne di più è perché fino a qualche anno fa l’approccio era strettamente ideologico e questo secondo me ha limitato la capacità di battere strade alternative per arrivare prima e più velocemente agli obiettivi. Credo che il cambio di passo importante è che l’abbandono dell’approccio ideologico e l’adozione di pragmatismo basato su quello che si più fare accelererà il raggiungimento degli obiettivi. Non condivido assolutamente le critiche che sono state fatte”.