Il volume è ricco di accurate ricostruzioni storiche, di analisi approfondite e di progetti importanti per costruire un’ Europa nuova e diversa, ovvero l’ Europa politica e federale che a parere degli autori è una scelta indispensabile nel contesto mondiale contemporaneo
Diversamente dai testi “effimeri” pubblicati da altri leader politici italiani “A che ci serve l’Europa” scritto da Emma Bonino e da Pier Virgilio Dastoli è un libro “vero” di cui consiglio la lettura ai lettori di Formiche. Il volume è ricco di accurate ricostruzioni storiche, di analisi approfondite e di progetti importanti per costruire un’ Europa nuova e diversa, ovvero l’Europa politica e federale che a parere degli autori è una scelta indispensabile nel contesto mondiale contemporaneo.
La prima parte del libro è dedicata alle diverse tappe del processo di integrazione europea ed al ruolo di protagonista svolto da Altiero Spinelli con numerosi e stimolanti riferimenti alle sue molteplici battaglie (e sconfitte) federaliste. Le testimonianze dirette di Dastoli sono avvincenti e confermano come lo sguardo visionario di Altiero Spinelli abbia saputo cogliere (nel bene e nel male) le alterne fasi di costruzione della Unione europea. Dastoli sottolinea, inoltre, un aspetto che non conoscevo ovvero che nel 1954 oltre la Francia anche l’Italia – con i suoi ritardi – contribuì al fallimento della Ced, il grande progetto della difesa comune tornato oggi di assoluta attualità e rilevanza in seguito alla decisione di Putin di invadere l’ Ucraina.
La seconda parte del volume affronta le difficoltà attuali dell’Unione europea e illustra le proposte degli autori per un rilancio del processo di integrazione europea. Sono progetti che per taluni aspetti si ritrovano nelle recenti posizioni di Mario Draghi e di Emmanuel Macron. La tesi di fondo è che oggi viviamo il “tempo delle scelte” e che tre sono le premesse necessarie per il rilancio dell’Unione Europea: a) il superamento del principio di unanimità; b) la riforma dei trattati; c) l’ Unione a due velocità. Per gli autori questi tre imperativi non sono fini a se stessi, ma si inseriscono in una riflessione di ampio respiro che guarda alla dimensione mondiale. Il messaggio di fondo del libro è a mio avviso il seguente: solo un’ Europa fondata su una ispirazione politica federale è in grado di affrontare le grandi sfide globali.
Emma Bonino ricorda che negli Stati Uniti di America le istituzioni federali hanno competenza su un numero piuttosto limitato di materie (soprattutto quelle collegate alle relazioni degli Usa con il resto del mondo) e che i singoli Stati dell’Unione dispongono del potere di legiferare nei campi più disparati (dall’entità del salario minimo, all’interruzione di gravidanza fino alla pena di morte, ecc.). Per inciso ricordo ai lettori che nella democrazia federale americana l’elezione del presidente dipende dagli esiti delle sfide elettorali nei singoli Stati e non dalla maggioranza dei cittadini americani.
Quando si parla di architetture istituzionali il riferimento a modelli federali quali quelli in vigore negli Stati Uniti o in India non può ovviamente essere meccanico. Per ragioni storiche sin troppo evidenti federare la Francia con la Germania e con altri Paesi europei è molto più complicato che federare il Texas con la California o il Rajasthan con il Tamil Nadu. Ma è falso – come sostengono i partiti sovranisti – contrapporre l’ innegabile peso delle identità nazionali che caratterizzano i Paesi europei al grande progetto federale. Una architettura istituzionale di carattere federale è perfettamente in grado di tutelare e promuovere le diverse identità nazionali, linguistiche e culturali che convivono nel continente europeo. Il ragionamento di fondo del libro è un altro. La dimensione cruciale che affronta è quella del potere. Su questo piano l’ Unione europea è a un bivio: o è in grado di competere con le grandi potenze mondiali o precipita in una irrilevanza difficilmente reversibile.
Dall’inizio del terzo millennio sino all’ invasione militare nel 24 febbraio 2022 dell’Ucraina l’influenza in Europa di grandi potenze come la Russia e la Cina è costantemente aumentata in molteplici aree strategiche a partire dall’energia e delle comunicazioni digitali e mediatiche. Nessun Paese europeo da solo può resistere a fenomeni e seduzioni (ancora in corso) di questa portata. Nel mondo contemporaneo i cittadini europei potranno avere in mano le redini del loro futuro soltanto se saranno capaci di agire con politiche comuni nella politica estera e di difesa, in campo energetico e ambientale, nelle grandi sfide della salute globale e della sicurezza alimentare. Il progetto di riforma della Ue che emerge nel libro Dastoli/Bonino guarda in questa direzione. La proposta è di dar vita in Europa ad una struttura federale leggera, ma capace di incidere finalmente nella politica mondiale a differenza di quanto accade attualmente.
L’esito delle prossime elezioni ci dirà se questa prospettiva avrà successo o se prevarrà la retorica delle piccole patrie a tutto vantaggio di Mosca e Pechino.