Skip to main content

In difesa della sperimentazione animale

Oggi 19 settembre alle ore 15.30 si tiene a Roma la manifestazione “Non c’è Futuro senza Ricerca” organizzata dall’associazione Pro-test contro gli emendamenti introdotti dal nostro Parlamento alla direttiva europea in materia di Sperimentazione Animale.
Una manifestazione alla quale parteciperanno rappresentanti di molti partiti politici oltre che ovviamente i ricercatori. La manifestazione ha tre principali obiettivi:

1- Chiedere al Governo di fare un passo indietro sulla riforma appena approvata in Parlamento, abbracciando la direttiva europea nella sua formulazione originaria che scaturisce dal confronto tra scienziati e animalisti, e rappresenta il giusto compromesso tra le necessità della ricerca e il benessere animale.
2- Sensibilizzare la cittadinanza sulla necessità della ricerca scientifica, giudicando la ricerca e la sperimentazione animale dai fatti e dai risultati e non sulla base di pregiudizi
3- Sollecitare i media ad una corretta informazione sull’articolo 13 e sulla sperimentazione animale in generale.

Non so quanti italiani siano a conoscenza di questa legge e siano consci delle limitazioni imposte alla sperimentazione animale. La stragrande maggioranza delle persone che conosco non ne sanno nulla. Pensano, come me, che la sperimentazione animale sia un male inevitabile se vogliamo cercare delle cure per malattie importanti come cancro e malattie neurodegenerative che caratterizzano le società con molti anziani. Ma è anche chiaro che esistono aspetti che in urtano la sensibilità di tutti soprattutto quando i mass media pilotano i sentimenti con immagini di piccoli cagnolini e dipingendo i ricercatori come dei massacratori insensibili.

Ci sono due domande che vengono ripetutamente poste ai ricercatori

1- Non è possibile sostituire la sperimentazione animale con altre procedure?
Io sono un biologo molecolare e cerco di capire i meccanismi che operano all’interno delle cellule e degli esseri viventi e che quando non funzionano possono dare origine a malattie. Questo tipo di studi richiede l’applicazione di diversi approcci sperimentali: esperimenti in vitro / in provetta, utilizzo di cellule umane o animali coltivate in vitro, metodi bio-informatici (al computer) per analizzare dati. Purtroppo questo non basta: per capire alcune cose il modello animale è insostituibile. Perché un animale è molto più simile all’uomo di quanto lo sia una cellula, una provetta o un computer. Perché la complessità dello sviluppo che tutti noi percepiamo quando osserviamo crescere i nostri figli non è riproducibile né comprensibile utilizzando modelli in vitro. Almeno per ora.
Oggi i modelli animali vengono sempre più utilizzati per studiare come si sviluppano i tumori e capire quali strategie possano venir applicate per controllarli. I sistemi cellulari in vitro a nostra disposizione, per quanto complessi non riescono a spiegare le interazioni tra le cellule del tumore e gli innumerevoli tipi cellulari dell’organismo. Proibire la sperimentazione animale e gli xenotrapianti bloccherà questo tipo di ricerca. In Italia. Perché dobbiamo sapere che queste ricerche continueranno nel resto del mondo e porteranno allo sviluppo di farmaci. Ma noi quando utilizzeremo questi farmaci faremo finta di non saper che hanno richiesto il sacrifico di animali. Nel frattempo sarà aumentato il divario tecnologico tra Italia e resto del mondo, avranno chiuso altre industrie e ancora più giovani Italiani avranno cercato la loro strada all’estero, migranti per legge.

2- I modelli animali spesso non rappresentano bene la malattia umana.
In parte questo è vero. Il ricercatore sa che un modello animale ha molti limiti e potrebbe dare informazioni non utili per capire cosa succede nell’uomo. Sa anche che oggi la ricerca è un sistema complesso che coinvolge ricercatori in tutto il mondo, spesso in competizione tra loro e che utilizzano sistemi e modelli completamente differenti. Il sapere scientifico scaturisce non dal lavoro del singolo gruppo che usa un solo modello, bensì dal confronto dei dati ottenuti in sistemi modello differenti, come il lievito, i vermi e diverse specie di mammifero. E richiede l’impiego di esperimenti con sistemi cellulari e in provetta, oltre che molta bio-informatica. Ma dobbiamo essere consci che un animale, con tutti i suoi limiti, ci dice di più sulla fisiologia e sulle patologie di quanto possano fare i saggi in vitro o con le cellule. Almeno fino ad oggi.

Insomma discutiamo di sperimentazione animale e di ricerca in generale. Apriamo i laboratori al pubblico. Confrontiamoci. Ma evitiamo di creare delle chiusure a priori, di porre paletti ideologici alla ricerca che molto assomigliano quanto fatto nel 1600 a Galileo e poco alla liberta di pensiero.



×

Iscriviti alla newsletter