Skip to main content

Il mercato pubblico della cultura può essere una (grande) leva economica. Scrive Monti

La quota pubblica del settore culturale ha una grande valenza per il nostro Paese. Rendere tale dimensione funzionale all’intero settore può essere una chiave di volta importante per lo sviluppo di un mercato e di una dimensione della vita democratica, che potrebbe essere davvero ben più florida di quanto ad oggi sia

Quando si parla di attività d’impresa, in Italia, si tende in genere ad immaginare il fenomeno delle Pmi, la narrativa legata ai distretti industriali, all’auto imprenditoria, e a qualche grande impresa manifatturiera.

Fenomeni importantissimi, ai quali tuttavia si affianca una componente estremamente importante per numero e per volume di fatturato, legata all’imprenditoria del settore pubblico.

Un’imprenditoria capillare e diversificata, attiva nei settori più disparati, tra i quali il segmento delle industrie culturali e creative, con il turismo, e a quella zona di confine che si pone a metà tra i servizi sanitari, sociali, culturali e di assistenza alla persona.

Giusto per dare un’idea di massima, l’elenco di Enti produttori di servizi assistenziali, ricreativi e culturali pubblicato dall’Istituto Italiano di Statistica, annovera i seguenti soggetti: Accademia della Crusca, Agenzia nazionale per i giovani, Agenzia per lo svolgimento dei XX giochi olimpici invernali Torino 2006 in liquidazione, Ales – Arte lavoro e servizi S.p.a., Associazione della Croce Rossa italiana – Cri, Comitato Italiano Paraolimpico – Cip, Comitato Olimpico Nazionale Italiano – Coni, Ente strumentale alla Croce Rossa italiana in liquidazione coatta amministrativa, Fondazione Biblioteca europea di informazione e cultura – Beic, Fondazione Centro internazionale radio medico – Cirm, Fondazione Centro sperimentale di cinematografia – Csc, Fondazione Festival dei Due Mondi, Fondazione La biennale di Venezia, Fondazione La quadriennale di Roma, Fondazione MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Fondo edifici di culto, Cinecittà S.p.a., Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà – Inmp, Lega italiana per la lotta contro i tumori, Museo storico della liberazione, RAI – Radiotelevisione italiana S.p.a., Scuola archeologica italiana di Atene, Segretariato europeo per le pubblicazioni scientifiche – Seps, Sport e salute S.p.a., Unione Italiana Tiro a Segno (Uits).

A questo piccolo gruppo di soggetti, vanno tuttavia aggiunti quei soggetti che pur operando in comparti vicini alla cultura sono classificati in modo differente: gli Enti e Istituzioni di Ricerca, le Agenzie e gli Enti per il Turismo, le Agenzie ed Enti regionali e provinciali per la formazione, la ricerca e l’ambiente, i consorzi tra le amministrazioni locali, i Consorzi Interuniversitari di Ricerca, le Fondazioni Lirico-Sinfoniche, i Teatri nazionali e di rilevanti interesse culturale, le Università e gli Istituti di Istruzione Universitaria pubblici, e le Altre Amministrazioni Locali.

Una dimensione di mercato che senza dubbio richiede una riflessione importante dal punto di vista economico, e dal punto di vista gestionale. Una riflessione che non può di certo limitarsi alla solita dialettica tra pubblico e privato, nella valutazione di quali elementi debbano legittimamente essere preferibilmente lasciati all’iniziativa privata e quali invece siano i settori che è più corretto prevedano anche la presenza di soggetti differenti dal settore privato.

Di questo settore, infatti, ne vanno valutati gli impatti che esso genera all’interno della conformazione stessa del mercato, va indagato quali siano gli effetti che la presenza di questi soggetti genera alla struttura stessa del mercato. Ne vanno individuati i riflessi sulla visione di cultura che viene trasmessa alla popolazione, e le azioni che conseguentemente vengono concretamente condotte.

Ne va infine compresa la dinamica occupazionale, le distinte categorie di competenze che possono essere richieste, le differenti modalità di confronto tra un direttore di una società che è emanazione di uno o più enti pubblici e un Direttore di una società che è invece a completo capitale privato.

Così come vanno inclusi all’interno della riflessione gli effetti che le tutele formali, informali e colloquiali che sono tipiche della Pubblica Amministrazione, possono generare all’interno della generale cultura d’impresa.

Avviare una riflessione strutturata e solida è un’azione che, a giudicare dalla capillarità delle realtà private che sono emanazione di volontà e di risorse pubbliche, è quanto mai necessaria.

Una riflessione che tenda ad essere scevra da ogni tipo di giudizio e di ideologia, quantomeno nelle fasi di indagine, così da fotografare la realtà di un fenomeno così complesso, e produrre in questo modo una conoscenza da cui, successivamente, trarre conclusioni anche sulla base delle proprie convinzioni.

La quota pubblica del settore culturale ha una grande valenza per il nostro Paese. Rendere tale dimensione funzionale all’intero settore può essere una chiave di volta importante per lo sviluppo di un mercato e di una dimensione della vita democratica, che potrebbe essere davvero ben più florida di quanto ad oggi sia.

×

Iscriviti alla newsletter