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L’Ue rischia di scivolare a destra. E il Pd è senza linea politica. La versione di Richetti

Azione si propone di presentare un’offerta politica che esca dalle logiche del bipolarismo. La scelta di correre in autonomia, slegati dagli Stati Uniti d’Europa è giusta: gli elettori saranno di fronte a una posizione chiara. Il Pd è senza linea politica, mentre anche fuori dai confini nazionali serpeggia il timore di uno scivolamento a destra dell’Ue. Conversazione con il deputato di Azione, Matteo Richetti

Sta girando ovunque, in giro per l’Italia. L’obiettivo è quello di presentare i candidati della lista che correranno alle elezioni europee e spiegare che esiste “una forza politica che non si piega alle logiche del bipolarismo” e che “cerca di lavorare sui temi, al di là della passerella di vanità cui stiamo assistendo in queste settimane”. Matteo Richetti, capogruppo di Azione alla Camera, rivendica il percorso del partito e, nella sua intervista a Formiche.net, spiega il senso della diversità della proposta politica della squadra guidata da Carlo Calenda.

Di ritorno da un pranzo a Maranello con oltre duecento persone e una serie di tappe su e giù per lo Stivale in agenda. Richetti, che aria si respira attorno alla proposta politica di Azione?

La costruzione di una lista di persone legate ai territori, scelte sulla base delle loro competenze sta dando ottimi risultati. Le persone si avvicinano a noi e riconoscono la nostra diversità, indicandola come valore aggiunto. La nostra concretezza e il fatto di lavorare sui temi, stanno dando buoni frutti. Mentre altrove vedo una passerella di leader che si scontrano, ma non affrontano i dossier delicatissimi sui quali l’Ue si dovrà concentrare da qui ai prossimi mesi.

Anche Calenda, tuttavia, ha scelto di candidarsi in prima persona. 

Si è trattato in qualche modo di una scelta obbligata. Quando abbiamo visto che Meloni e Schlein avevano scelto di correre come capilista, non potevamo non opporre la nostra alternativa. E, dunque, il nostro leader Carlo Calenda. Ma più del leader in sé è importante ciò su cui noi stiamo cercando di concentrare l’attenzione. Un esempio su tutti è il richiamo a un’Europa forte sulla questione africana. Un continente che – in un contesto globale di inverno demografico – ha due miliardi e mezzo di giovani. C’è, in quel contesto, un rischio fortissimo di inflitrazioni russe e cinesi.

Perché non avete aderito al progetto degli Stati Uniti d’Europa?

Non ci piacciono le liste di scopo. Gli elettori con noi hanno invece la possibilità di fare una scelta chiara e netta. Ogni posizione è legittima, ma mi pare che in quella lista ci siano persone diverse che perseguono scopi diversi. L’opportunismo di maniera non fa per noi.

Lei è stato piuttosto critico, in diverse occasioni, anche col Pd. Cosa contesta ai dem?

Di aver inserito in lista tutto e il suo contrario. Persone che hanno sensibilità, su temi strategici, diametralmente opposte. Dal sostegno all’Ucraina alla politica estera più in generale. Con la segretaria che firma per l’abolizione del Jobs Act. È una chiara rappresentazione anche al cospetto degli elettori, della totale assenza di una linea politica.

Teme che le urne possano consegnare il risultato di un’Europa eccessivamente sbilanciata a destra?

Sono membro dell’assemblea parlamentare della Nato e questo timore è piuttosto diffuso anche oltre i confini nazionali. In un contesto così complesso, di conflitti sanguinosi e scontri aperti, i venti che spirano sono preoccupanti. Siamo di fronte alla terza crisi: dopo quella dei partiti e della politica, siamo arrivati alla crisi del modello democratico. E, francamente, dalla nostra prospettiva, è uno scenario tutt’altro che rassicurante.


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