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Il Piano Mattei passa anche dalle università. L’accordo tra Italia e Algeria

La firma ad Algeri di un Memorandum of understanding per rafforzare la cooperazione scientifica tra i due Paesi, favorendo la cooperazione tra gli istituti di istruzione superiore e di ricerca, rappresenta un pezzo significativo dell’azione programmatica italiana del Piano Mattei, e racconta di un percorso che continua sull’asse Italia-Africa. Le università come strumento per disinnescare i regimi

C’è un nesso strutturale tra i semi piantati alla voce “università” e la possibilità concreta di indebolire le azioni dei regimi. In questo senso il Piano Mattei per l’Africa ha dedicato un ampio spazio del proprio senso programmatico alla cooperazione universitaria, con un ponte non solo ideale ma anche concreto lanciato dagli atenei italiani verso le istituzioni scolastiche africane di tutti i livelli. Non pochi sono stati fino ad oggi gli esempi di cooperazione strutturata con Algeria, Libia, Tunisia, Egitto, Angola, presentati in occasione del Vertice Italia-Africa dello scorso gennaio a Roma.

Qui Algeri

La terza missione della ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, in Africa nell’ambito del Piano Mattei, ha proprio questo obiettivo: ovvero, dopo le visite strutturate in Tunisia e Libia dove la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha accorpato geopolitica, economia e cooperazione scientifica invitando i ministri, ecco che il governo scommette sul miglioramento delle relazioni fra Italia e Algeria come parte di un più ampio progetto legato al metodo di relazionarsi con l’Africa.

La ministra Bernini e il suo omologo algerino Kamel Baddari hanno siglato oggi un Memorandum of understanding per rafforzare la cooperazione scientifica tra i due Paesi, favorendo la cooperazione tra gli istituti di istruzione superiore e di ricerca, stimolando conferenze regionali e internazionali, incentivando la mobilità in entrata e in uscita, di studenti, docenti e ricercatori. Ovvero proseguire con la tabella di marcia prevista dal Piano Mattei alla voce formazione, per collegare i ricercatori e gli esperti di scienza e tecnologia dei due Paesi e in questo modo accentuare il trasferimento tecnologico in quelle aree di comune interesse, come l’agritech, il Mediterraneo, l’energia.

Geografia politica

L’indirizzo che il governo italiano segue, come osservato dalla ministra Bernini giorni fa alla presentazione del master su Mediterranean Cooperation and Security promosso dalla Fondazione Med-Or, è di “rimpadronirsi della nostra geografia politica, economica e sociale e per questo iniziative come quelle del Piano Mattei si rendono concrete con iniziative come quelle della Tunisia di un paio di settimane fa o con la missione fatta in Libia dove vogliamo creare i presupposti di una collaborazione non estemporanea”. L’Italia punta a creare vere infrastrutture, capitale tecnologico e umano, e formare classi dirigenti che siano in grado di interloquire “con noi e che siano in grado di interagire con noi e questo il senso del Piano Mattei”. Un luogo, l’Africa, dove si giocherà il futuro del mondo e dove più di altre aree si avvertiranno i riflessi delle scelte intraprese dai decisori.

Il futuro è in Africa

Se l’Europa si caratterizza per una elevatissima denatalità e se l’Africa tra 20 anni conterà qualcosa come quasi 2 miliardi e mezzo di abitanti, è evidente che il nuovo baricentro demografico globale andrà visto con lenti diverse rispetto al passato. Come implementare, quindi, questo capitale umano al pari del peso specifico rappresentato dalle risorse minerarie? L’Africa è un continente che attualmente detiene il 60% di metalli e terre rare, il 60% di terre arabili: numeri pesanti e impegnativi che devono essere tenuti in considerazione. Valutazioni che confermano come uno strumento di analisi e progettazione di nuove relazioni con l’Africa doveva essere messo in campo, così come fatto dall’Italia.

Intervenendo a Roma pochi giorni fa in occasione di un meeting tematico, Ibrahim Assan Mayaki, inviato speciale dell’Unione Africana per la trasformazione dei sistemi alimentari e ex primo ministro della Repubblica del Niger e Auda-Nepad, ha definito il Piano Mattei un’iniziativa meravigliosa. “Storicamente l’Italia, ogni volta che ha presieduto il G7 ha avuto una strategia africana ed è importante perché è una riaffermazione della prospettiva della diplomazia italiana. È sempre stata presente”.



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