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Usa-Cina. Dialogo sull’AI tra le distanze strategiche

L’AI al centro dell’ultimo della ormai continua serie di incontri tra funzionari di Cina e Usa. Le due potenze cercano di affrontare insieme il grande tema del momento, ma le distanze restano e gli interessi strategici guidano la competizione tecnologica

Il rischio concreto è che l’intelligenza artificiale diventi terreno di scontro tra Stati Uniti e Cina, e per questo le due potenze si parlano. Come avviene a Ginevra. La preoccupazione è che l’AI venga “weaponized”, concetto anglofono che supera la militarizzazione in sensu stricto e riguarda in generale l’uso di qualcosa come arma: nello specifico, per esempio, l’uso delle intelligenze artificiali generative per deepfake in grado di creare campagne di disinformazioni destabilizzanti.

Il risultato dell’incontro svizzero tra le delegazioni cinese e americana è dunque nell’incontro stesso, ossia nell’aver acquisito consapevolezza (almeno apparentemente) che l’AI ha una potenzialità talmente tanto profonda, e uno sviluppo così rapido, che entrambe le super potenze in competizione potrebbero avere molto da perdere se diventasse oggetto di abusi o usi impropri. Davanti a ciò, come prevedibile, è impossibile delineare comunque un risultato concreto da questi primi talks. Sempre utilizzando un termine inglese usato in alcuni background del vertice, è stato un “get-to-know-you”.

Guardarsi negli occhi

Washington e Pechino cercano di conoscersi, di comprendere le visioni reciproche riguardo all’argomento tecnologico del presente (un presente che è già futuro). “È di vitale importanza che gli Stati Uniti e la Cina inizino discussioni franche su come migliorare la sicurezza dell’AI”, ha commentato Paul Scharre, un esperto di intelligenza artificiale presso il Center for New American Security: “La posta in gioco è alta e le conseguenze per gli incidenti legati all’AI potrebbero essere gravi”.

La scelta della città svizzera per la riunione è simbolica: l’Unione internazionale delle telecomunicazioni con sede a Ginevra – un’agenzia delle Nazioni Unite attualmente guidata dall’americana Doreen Bodgan-Martin e precedentemente gestita dalla cinese Houlin Zhao vi ospiterà la sua conferenza annuale “AI for Good” alla fine di questo mese.

È altrettanto importante che questo incontro arrivi in un particolare contesto temporale. Non solo Cina e Usa hanno ricominciato a parlare cercando ambiti di contatto sui macro-temi globali – mentre le rotture su questioni commerciali e geopolitiche (come il Mar Cinese o Taiwan) continuano – ma lo fanno nonostante Pechino stia fornendo assistenza a Mosca nell’invasione su larga scala dell’Ucraina. Significa che certe dimensioni strategiche mantengono spazi, nonostante tutto.

Di più: l’incontro tra funzionari cinesi e americani arriva mentre la riunione del G7 – che l’Italia ospiterà tra poco più di un mese in Puglia – si appresta a prendere ulteriori posizioni sull’AI, seguendo gli estremi contenuti nella dichiarazione di Hiroshima dello scorso anno. Il gruppo intende infatti dettare standard su certe cutting hedge tehcnologies che possano essere riconoscibili a livello globale – mentre la Cina guida il gruppo dei revisionisti che vuole su questo, come su altri segmenti della governance internazionale, dettare il proprio modello, più pragmatico e meno legato al rispetto dei diritti.

Cercasi un’intesa

Un’intesa di massima, di principio, di standard e guardrail, tra Cina e Usa potrebbe essere fondamentale per creare i presupposti affinché l’AI abbia parametri e paletti condivisi. La Cina ha diffuso varie dichiarazioni sulla riunione, sottolineando come la propria partecipazione indica le volontà di “rafforzare la comunicazione e il coordinamento con la Comunità internazionale, compresi gli Stati Uniti”: “La parte cinese sostiene il rafforzamento della governance globale dell’IA, sostiene che le Nazioni Unite svolgano il ruolo di canale principale”, dicono i media di Pechino, iniettando sull’incontro il classico livello di narrazione coordinata del Partito/Stato.

Tutto nasce dall’incontro di novembre scorso a San Francisco, quando Joe Biden e Xi Jinping hanno segnato alcuni paletti del rapporto tra le due potenze. Il faccia a faccia di Ginevra è frutto di un’intesa attività diplomatica, spiegano gli americani, anche per evitare i rischi di “miscalculation” che potrebbero produrre “un conflitto non voluto”, ma resta fermo che l’approccio statunitense alla Cina è quello riassunto nel “invest, align and compete”.

Tant’è che nelle stesse ore in cui i funzionari cinesi e americani si vedevano a Ginevra, gli Stati Uniti annunciavano che quadruplicheranno la tariffa sulle importazioni di veicoli elettrici dalla Cina. La scorsa settimana, il dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha aggiunto diverse dozzine di gruppi cinesi alla “entity list” a cui le aziende americane hanno vincoli nell’esportare tecnologia. “Oltre ad avere rischi per la sicurezza nazionale, crediamo anche che ci siano rischi globali posti da rapidi progressi nell’AI per cui vale la pena che Stati Uniti e Cina che si scambiano opinioni”, dice un funzionario statunitense al Financial Times. È chiaro che al pari della responsabilità da potenze globali, gli interessi nazionali guidino certe dinamiche.

Intanto a Capitol Hill

Inoltre, mentre i funzionari sino-americani si riunivano, un gruppo bipartisan di senatori statunitensi, guidato dal leader della maggioranza Chuck Schumer (democratico newyorkese), ha presentato un ampio report che dettaglia come il Congresso dovrebbe regolamentare l’intelligenza artificiale, concludendo così un lavoro di quasi un anno. Questo report è visto come una mappa stradale per informare le future leggi, mantenere la competitività degli Stati Uniti nell’AI e mostrare i benefici della tecnologia alla popolazione.

È evidente, visto il contesto, che tocchi anche gli argomenti sul tavolo a Ginevra, e visto la tempistica la sua presentazione diventa una sorta di messaggio. Schumer ha dichiarato di non voler perseguire un grande pacchetto legislativo specifico, piuttosto intende promuovere singoli disegni di legge man mano che guadagnano slancio. Questo approccio è in linea con i desideri degli altri legislatori della Camera. Ha inoltre annunciato l’intenzione di incontrare il presidente della Camera Mike Johnson (leader repubblicano) per iniziare a lavorare insieme.

Le priorità politiche delineate nel report includono l’aumento dei finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo dell’AI, il pieno finanziamento del Chips and Science Act, la lotta alle sfide legate ai contenuti elettorali e ai deepfake, l’esame di una legislazione per migliorare il sistema di immigrazione statunitense per i lavoratori Stem altamente qualificati, e l’approvazione di un ampio disegno di legge sulla privacy dei dati.

Il report fa anche riferimento a specifici disegni di legge, o parti di essi, come il finanziamento per le competizioni a premi e il Create AI Act per autorizzare la National AI Research Resource. Tuttavia, si prevede che i Repubblicani possano scontrarsi con i Democratici sulle priorità legislative, come segnalato da Johnson, che ha recentemente criticato l’amministrazione Biden per il tentativo di regolamentare troppo da vicino l’AI, scelta che potrebbe soffocare l‘innovazione. Posizioni che Pechino appunta in vista del post Usa2024.


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