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Con Schlein sul Jobs Act, con Ilaria Salis per un’Europa di pace. Parla Fratoianni

Simbolicamente la candidatura di Ilaria Salis rappresenta una nuova prospettiva europea. Un’Unione capace di coltivare la pace attraverso la diplomazia e che azzeri l’economia legata alla guerra. L’adesione di Schlein al referendum della Cgil per l’abolizione del Jobs Act è un segnale positivo, con i dem rapporti buoni. Bene sia saltato il confronto con Meloni: sarebbe stato un danno per le altre forze politiche in campo. Colloquio con Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana

È andato a trovarla in carcere. Là, in Ungheria. Nicola Fratoianni parla ai Formiche.net disegnando con i gesti delle mani una “prospettiva nuova”. È stato proprio il leader di Sinistra Italiana, assieme al collega dei Verdi, Angelo Bonelli, a volere fortemente Ilaria Salis come capolista per le elezioni europee. Simbolicamente significa che “un’altra Europa è possibile: abbiamo rotto il muro del silenzio”.

Di quale silenzio parla? 

Il silenzio sulle condizioni in cui Salis era detenuta in Ungheria. Nel Paese dell’amico della premier Giorgia Meloni, Viktor Orban. Bisognava infrangere quel muro e, anche grazie alla battaglia del padre, lo abbiamo fatto. Per noi averla in lista è motivo di grande orgoglio.

In un contesto nel quale si parla sempre di più di difesa comune europea voi proponete una ricetta profondamente diversa. 

Noi interveniamo sui grandi temi, nella convinzione che l’Europa debba essere non un grande player sotto il profilo della Difesa, ma una portatrice di pace e diplomazia. Ed è per questo che non solo chiediamo uno stop immediato di tutti i conflitti ma chiediamo anche un azzeramento dell’economia legata alla guerra. Noi dobbiamo recuperare lo spirito del Next Generation Eu.

In che termini?

Basta pensare alle transizioni e in particolare a quella ecologica. La lettura demagogica che ne dà la destra è profondamente pericolosa perché si vuol veicolare il messaggio secondo cui la transizione rappresenta un ostacolo e un costo per i più deboli.

È innegabile che la transizione abbia un costo.

Certo, ma non necessariamente questo costo deve gravare sulle fasce più fragili. Si pensi, ad esempio, a come fruttare in ottica di transizione gli extraprofitti delle multinazionali. Un metodo sostenibile per iniziare una vera transizione a beneficio di tutti.

Tra i vostri temi forti c’è quello del lavoro e dell’adeguamento salariale in particolare delle fasce più svantaggiate. Che lettura dà all’adesione della segretaria del Pd, Elly Schlein, al referendum sull’abolizione del Jobs Act promosso dalla Cgil?

Siamo stati molto contenti di questa scelta, che peraltro condividiamo. I contenuti del referendum ci trovano concordi su tutta la linea. Il mio auspicio è che questa presa di posizione della segretaria del Pd possa rappresentare un posizionamento chiaro sui temi del lavoro da parte dei dem. Sappiamo che nel partito ci sono sensibilità differenti.

Come sono i rapporti tra Alleanza Verdi-Sinistra e i dem?

Noi siamo concordi su tantissime questioni e lavoriamo in nome della collaborazione e dell’alleanza. Tra l’altro siamo stati i primi a sostenere convintamente la costruzione di un raggruppamento – largo – di centrosinistra da opporre come alternativa di governo a questa destra.

Anche con il Movimento 5 Stelle?

Assolutamente sì.

È innegabile che dall’Europa tiri un vento più orientato verso posizioni di destra piuttosto che sulle vostre. Qual è ai vostri occhi il rischio che si correrebbe qualora si affermasse una maggioranza più sbilanciata in questo senso?

Lo spostamento del baricentro delle istituzioni europee verso destra è concreto. Ed è il motivo per il quale la nostra offerta politica, così come quella di altri partiti di sinistra in Europa, sono da considerare come un argine a questa possibile deriva. Un prospettiva – quella proposta dalla destra – che oppone alla globalizzazione il nazionalismo più spinto.

Avs si è schierata contro il confronto televisivo tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Perché?

Perché un confronto a due sarebbe stato dannoso verso le altre forze politiche in campo. Le europee hanno un sistema elettorale proporzionale e tutte le forze in campo hanno diritto di essere rappresentate con pari dignità. Un confronto avrebbe rappresentato una distorsione per le regole democratiche di rappresentanza.

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