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Mentre Xi abbraccia Putin, l’Italia tenga uniti gli europei nel G7. Parla Barkin

Secondo l’esperto di Rhodium Group e Gmf, “l’Italia può contribuire a formare il consenso europeo all’interno del G7”, anche considerando le divisioni tra Germania e Francia su grandi temi come la sovracapacità cinese e l’abbraccio tra Xi e Putin

“Per oltre due anni, i leader europei hanno esortato Xi Jinping a usare la sua influenza su Vladimir Putin per porre fine alla brutale guerra della Russia in Ucraina. Invece, la sua amicizia con Putin si è approfondita e la Cina è emersa come un’ancora di salvezza per l’economia russa e un fornitore vitale di tecnologie per il suo sforzo bellico”, commenta Noah Barkin, senior advisor del Rhodium Group e visiting senior fellow al German Marshall Fund.

“È notevole — prosegue in una conversazione con Formiche.net — che pochi giorni dopo aver viaggiato in Europa e aver ascoltato gli appelli del presidente francese e del capo della Commissione europea a ridurre il sostegno della Cina alla Russia, Xi abbia ospitato Putin a Pechino e abbia offerto quello che è sembrato un sostegno al suo corso in Ucraina”. E Xi ha suggellato questo sostegno con un abbraccio, atteggiamento insolito nel linguaggio del corpo protocollare e controllato del leader cinese — e infatti i media e i social di Pechino ne hanno molto parlato. Non è chiaro se è un abbraccio fraterno alla pari oppure un atteggiamento da fratello maggiore, resta che è un gesto di complicità. “I leader europei farebbero bene a prendere sul serio l’abbraccio tra Xi e Putin. Quello che negli anni passati poteva essere un matrimonio di convenienza, si è trasformato in una partnership di autocrati uniti dal disprezzo per l’Occidente e i suoi valori”, aggiunge Barkin.

Per l’esperto, ospitando Putin così presto dopo la sua visita in Europa e i viaggi a Pechino di alti funzionari dell’amministrazione Biden, Xi ha inviato un messaggio: la sua partnership senza limiti con il leader russo rimane forte. La leadership cinese è sottoposta a pressioni da parte degli Stati Uniti e dell’Europa per porre un freno alle aziende che inviano beni dual-use alla Russia e a richieste di responsabilità anche riguardo a potenziali mediazioni. Xi e Putin hanno parlato dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, ma il cinese potrebbe cercare di spingere il russo al tavolo dei negoziati, come chiedono i leader occidentali? “Dall’inizio della guerra, all’inizio del 2022, ci sono stati vari segnali che Xi è pronto a fare davvero affidamento su Putin per ottenere la pace che Pechino dice di volere…”.

Se questa della pace in Ucraina è una delle speranze che, soprattutto gli europei, ripongono nella capacità di azione diplomatica di Xi, non è certo l’unica. Durante il recente viaggio europeo sono emerse questioni di carattere commerciale ma anche temi di valore politico su cui l’Ue guarda alla Cina con preoccupazione. Qual è il bilancio? “Il viaggio di Xi non avrà rassicurato chi sperava in un segnale che la Cina prendesse sul serio le preoccupazioni dell’Europa. A Parigi ha respinto a priori l’idea che la Cina abbia un problema di sovracapacità. Xi ha ripetuto i vecchi discorsi sulla guerra in Ucraina, senza promettere di ridurre il flusso di beni a doppio uso alla Russia. Trascorrendo la maggior parte del suo tempo in Serbia e Ungheria, due Paesi ai margini dell’Europa per quanto riguarda sia la Cina che la Russia, ha dimostrato che Pechino continuerà a sfruttare le divisioni in Europa, distribuendo doni a coloro che si allineano alla traiettoria di Pechino e mettendo da parte quelli che si oppongono”.

Secondo Barkin, sebbene sia stato positivo che Emmanuel Macron e Ursula Von der Leyen si siano riuniti per consegnare un messaggio congiunto a Xi nel faccia a faccia di Parigi, il viaggio ha dipinto un quadro di disunione europea piuttosto che di unità. “Il fatto che il cancelliere tedesco Olaf Scholz si sia recato a Pechino poche settimane prima e abbia inviato messaggi molto diversi, in particolare sul commercio, è stato estremamente dannoso”. Barkin si chiede: “Se Berlino, Parigi e Bruxelles non riescono a trovare un approccio comune, perché Xi dovrebbe prendere sul serio l’Europa?”. Rischia di essere un invito alla Cina a scegliere con quali Paesi collaborare e quali ignorare.

“L’Europa — spiega — si trova di fronte a un vero e proprio test all’indomani di questo viaggio. È possibile colmare la frattura tra la Commissione e la Francia, da un lato, e la Germania, dall’altro, quando si tratta di reagire alla Cina in materia di commercio. C’è il rischio che Berlino cerchi attivamente di minare l’indagine dell’Ue sulle importazioni di veicoli elettrici dalla Cina. Se ciò accade, l’Europa si troverà in una posizione molto più debole per affrontare la Cina e le formidabili sfide che il suo modello economico pone all’industria europea”. È automaticamente anche quelle poste dall’allineamento con la Russia.

Date le divisioni tra Germania e Francia, l’Italia può svolgere un ruolo importante in qualità di Presidente del G7? “L’Italia può contribuire a formare il consenso europeo all’interno del G7. Una grande domanda in vista del vertice è come il G7 descriverà la sfida della sovraccapacità cinese. La Francia e la Commissione europea probabilmente spingeranno per un linguaggio forte. La Germania cercherà di smorzare i toni. Dove si colloca l’Italia? Non è chiaro”. Cosa aspettarsi? “Alla fine, mi aspetto che gli Stati Uniti spingano i Paesi del G7 a segnalare la loro volontà di fare tutto il necessario per contrastare le distorsioni economiche della Cina, utilizzando una serie di strumenti commerciali e di misure legate alla sicurezza nazionale. I tedeschi saranno i soli a resistere a questo linguaggio, o l’Italia fornirà loro una copertura?”.


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