L’elicottero in cui viaggiava il presidente iraniano è scomparso dai radar. Avrebbe compiuto un atterraggio brusco, probabilmente vittima di un incidente. Ma l’ipotesi di un sabotaggio non può essere abbandonata nelle primissime speculazioni mentre si attendono informazioni maggiori sull’accaduto
Un elicottero che trasportava il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha subito un “atterraggio difficile” domenica pomeriggio. I soccorsi hanno impiegato molte ore per individuarlo fino a che, nella prima mattinata di oggi, lunedì 20 maggio, i media iraniani hanno iniziato a diffondere la notizia che tutti gli occupanti erano stati “martirizzati”. Non ci sarebbero sopravvissuti.
Le notizie continuano a essere non ufficiali, le informazioni sono chiaramente soggette a infowar di vario tipo. Il problema pratico principale è ancora il maltempo: nebbia, pioggia, vento stanno complicando l’attività dei soccorsi e rendendo tutto più nebuloso. Inoltre il luogo dell’incidente è geomorfologicamente complesso: zona montagnosa, coperta di fitti boschi.
Il regime iraniano cerca di controllare le news: la morte del presidente è una notizia enorme e va gestita con estrema cura. C’è da effettuare il riconoscimento delle vittime prima delle dichiarazioni istituzionali.
Raisi stava viaggiando nella provincia iraniana dell’Azerbaigian orientale. L’incidente è avvenuto vicino a Jolfa, una città al confine con la nazione dell’Azerbaigian, a circa 600 chilometri a nord-ovest della capitale iraniana, Teheran.
Il presidente iraniano era stato in Azerbaigian questa mattina per inaugurare una diga con l’omologo Ilham Aliyev. La diga è la terza che le due nazioni hanno costruito sul fiume Aras. Nell’elicottero precipitato c’erano diverse altre persone, tra cui anche il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian. Con loro anche il governatore della provincia iraniana dell’Azerbaigian Orientale, Malek Rahmati, e l’ayatollah Mohammad Ali Ale-Hashem, rappresentante della Guida suprema iraniana in Azerbaigian orientale.
L’Iran utilizza una varietà di elicotteri, ma le sanzioni internazionali rendono difficile ottenere parti per loro manutenzione. In generale, l’intera flotta aerea militare risale in gran parte a prima della rivoluzione islamica del 1979. Gli assetti sono vecchi, spesso in pessime condizioni. Quadro utile perché oltre a potenziali quanto affascinanti sabotaggi, tutto potrebbe anche essere dovuto a un guasto meccanico o elettronico. E al maltempo.
Quanto accaduto apre anche a una lunga serie di rumors. Raisi è infatti il leader politico di un Paese che ha accumulato diversi nemici nel corso degli anni, e in particolare le tensioni con Israele sono cresciute negli ultimi sette mesi. Teheran infatti ha sempre sostenuto Hamas, e con lo stato ebraico in guerra contro l’organizzazione palestinese ha scambiato colpi diretti (totale inconsuetudine) e indiretti (tramite i proxy regionali dell’Asse della Resistenza). Israele ha già compiuto operazioni di sabotaggio contro la leadership iraniana, ma mai arrivando così in alto.
Raisi, 63 anni, è un hard-liner che in precedenza ha guidato la magistratura iraniana. È visto come un protetto della Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e alcuni credono che potrebbe sostituire l’85enne leader teocratico dopo la sua morte o le sue dimissioni dal ruolo.
Ha vinto le elezioni presidenziali iraniane del 2021, un voto che ha visto l’affluenza più bassa nella storia della Repubblica islamica. È personalmente sanzionato dagli Stati Uniti in parte per il suo coinvolgimento nell’esecuzione di massa di migliaia di prigionieri politici nel 1988 alla fine della sanguinosa guerra Iran-Iraq. Il suo governo ha dovuto affrontare varie ondate di proteste, con l’opposizione che si sta organizzando anche per ottenere sempre più consenso a livello internazionale.
Sotto Raisi, l’Iran ora arricchisce l’uranio a livelli quasi di grado militare e ostacola le ispezioni internazionali. L’Iran ha inoltre armato la Russia — facilitando le operazioni di invasione su larga scala dell’Ucraina. Ha anche continuato a armare gruppi per procura in Medio Oriente, come gli Houthi in Yemen e Hezbollah del Libano.
(Articolo aggiornato alle 07:35 di lunedì 20 maggio)