Sempre più furti di denaro, vestiario, libri, oggetti personali nelle classi. Ma i ladri sono invisibili. Il garante della privacy forse dovrebbe rivedere il divieto d’installare telecamere all’interno delle classi e dei corridoi. In Europa le telecamere sono all’interno degli istituti per garantire la sicurezza. Il parere del preside e storico del cinema Eusebio Ciccotti
«Mi hanno rubato cinquanta euro dal portafoglio». «A me venti euro». «E sparito il mio libro di scienze». «A Federica hanno rubato la felpa». Oramai ogni settimana c’è un furto a scuola. Non sempre sono gli studenti, talvolta abbiamo dei provetti Lupin o delle coppie alla “Mancia competente” (E. Lubitsch, 1932). Almeno così ho sospettato quando l’anno sorso, nel mio istituto, è sparito addirittura un cappotto della docente di inglese.
Secondo quanto stabilito dal Garante della Privacy, solo le aree esterne agli edifici scolastici possono essere oggetto di riprese mediante telecamere di sorveglianza. Ossia, qualora vi sia un pericolo di eventuali furti ai danni dell’Istituto (computer, materiali didattici, scientifici, ecc.) la scuola può provvedere a proteggere tali aree con le apposite apparecchiature. Ma se tali occhi elettronici flettono sul cortile dove i ragazzi poi sostano prima dell’entrata o ci passano la ricreazione, allora durante la giornata debbono essere disattivate.
Naturalmente le aree interne, ossia classi e corridoi, non possono essere ripresi. Il Garante della Privacy non consentendo l’utilizzo delle telecamere nelle classi e nei corridoi ribadisce che qualora si installino, sarebbe una ingiustificata ingerenza nella vita dei minori, con l’eventuale violazione dei diritti e delle libertà fondamentali.
Alcuni osservano, timidamente, che negli ultimi anni il concetto di privacy in rapporto alla riproduzione video della propria immagine è cambiato. Siamo tutti più disinvolti nel nostro rapporto con l’immagine di noi stessi riprodotta e affidata ai social media. Facebook, con storie e reel, Instagram, Tik- Tok, ecc., hanno sostituito il Journal ottocentesco o i Diari del timido Franz Kafka.
Si obietterà che in questo caso scelgo di pubblicare la mia immagine e le mie azioni. A scuola sono ripreso “a mia insaputa”. Non vero perché la comunità scolastica in caso di installazione di telecamere sarebbe informata. E poi cosa c’è da nascondere? Stai solo camminando, o sedendo, o parlando durante la ricreazione.
In effetti, la lezione è pubblica, così anche la verifica. Avvengono entrambe davanti a 25-28 persone: tutte stanno partecipando alla didattica. Cosa c’è di privato? Non si tratta di piazzare telecamere nei bagni della scuola.
Le riprese saranno estratte dalla memoria del computer solo in caso di denuncia per furti subiti o di evidenti danni alle suppellettili o alla struttura. In caso di incidenti improvvisi, di fulminee liti tra ragazzi in assenza di un adulto, o in presenza ma in quel momento girato di spalle, o con gli occhi sul libro, ecc.
Abbiamo dimentichiamo che nel biennio 2020-21 s’è dovuto imparare a fare lezione e a essere interrogati attraverso una telecamera? Con genitori, parentado tutto e amici che ascoltavano l’interrogazione (e sovente mettevano bocca sul voto).
Quasi tutti i genitori sostengono che installare una telecamera in classe è oggi necessario. Significa individuare che compie atti vandalici ed evitare che non si colpevolizzi nessuno o si colpevolizzi la classe. Del resto, in altri luoghi pubblici, le telecamere sono utili e necessarie. In aeroporto, quando viaggiamo con i ragazzi, non chiediamo che vengano spente.
Purtroppo la sorveglianza a cura dei collaboratori scolastici e degli stessi insegnanti è garantita sulla carta ma non sempre sul campo. Può accadere che vi siano momenti, minuti, se non ore, in cui un corridoio è privo di un collaboratore scolastico. In caso di dipendenti in malattia e/o in 104, si può avere un corridoio “scoperto” per uno o più giorni. Oppure in classe, appena un insegnante è uscito per il cambio e l’altro tarda, perché è in un edifico accanto e ci impiega del tempo per prendere posizione in classe, i ragazzi rimangono senza sorveglianza. Ecco, che in quegli interminabili minuti può succedere di tutto. Danneggiamento dei beni pubblici, furti, aggressioni, atti di bullismo verbale. Una spinta più forte del consueto, per scherzare o per reazione e si batte la testa contro lo stipite della porta: sembra niente… emorragia o successiva paralisi di un arto.
In Europa il collaboratore scolastico non esiste. Vi è un sistema di sorveglianza, e la pulizia è affidata a ditte esterne. Se queste non svolgono bene il loro lavoro il contratto si interrompe. In Spagna sono i docenti che hanno nel contratto ore di sorveglianza. Forse è giunto il tempo di andare verso l’Europa anche in questo caso: o lo desideriamo solo quando le nuove leggi collimano con i nostri desideri e interessi personali?