“Falcone day”: nell’intervista rilasciata a Gianfranco D’Anna il procuratore generale Luigi Patronaggio, allora giovane collega di Falcone e Borsellino, ricorda e contestualizza l’eredità e l’esempio del nemico numero uno della mafia
Nel labirinto dei misteri di cosa nostra e delle nuove indagini che talvolta mordono la coda delle precedenti inchieste e smascherano vecchi intrighi, gli anniversari passano stanchi corrosi dalla retorica e dall’oblio. Autoreferenzialità e retorica che non intaccano i punti fermi.
“Giovanni Falcone bussola della Magistratura e dell’Italia che si riconosce nei valori costituzionali” sintetizza alla vigilia del 32esimo anniversario della strage di Capaci, Luigi Patronaggio, procuratore generale a Cagliari, allora giovane collega di Falcone e Paolo Borsellino e per decenni in prima linea nella lotta contro cosa nostra come giudice istruttore a Trapani, poi come componente del pool antimafia della Procura di Palermo e successivamente da procuratore della Repubblica ad Agrigento.
Che idea s’è fatta delle verità processuali delle inchieste sulle stragi di mafia del 1992 e delle indagini tuttora in corso?
Sulla strage di Capaci abbiamo registrato sentenze passate in giudicato e non messe in discussione. Restano aperte, per la strage di Capaci così come per quella di via D’Amelio, piste investigative altre e concorrenti che, allo stato, vanno prese con cautela perché necessitano dei relativi rigorosi riscontri. I cittadini hanno diritto a conoscere la verità, ma questa si deve formare nelle giuste sedi e con le modalità di legge.
Quale la commemorazione ideale di Giovanni Falcone?
A Giovanni Falcone vanno riconosciute due indubbie qualità che devono costituire il bagaglio professionale e morale di ogni magistrato: il coraggio e il metodo scientifico nella ricerca e nella valutazione della prova.
Attualità del metodo Falcone rispetto alla mutazione generica delle mafie?
Il suo metodo è attualissimo, sia per quanto concerne le indagini patrimoniali, bancarie e societarie, sia per l’uso dibattimentale delle prove. Voglio ricordare che Falcone mai si é avventurato in processi senza solide prove, a volte anche contro una parte interessata dell’opinione pubblica.
L’impatto nella magistratura?
C’è una generazione di magistrati che ha partecipato e vinto il concorso in magistratura spinta dagli ideali e dal sacrificio di Falcone e Borsellino. Oggi vedo che quella spinta si sta esaurendo, colpa forse di una parte dell’opinione pubblica che delegittima con troppa irresponsabile facilità il lavoro dei magistrati.