Il 22 maggio di ogni anno, secondo le intenzioni dell’Onu, si celebra la Giornata della Biodiversità, un invito rivolto al tutti per arrestare e invertire la perdita di biodiversità come stabilito dal Piano per la Biodiversità approvato a Kunming-Montreal nel 1922. “Essere parte del Piano” è la parola d’ordine di quest’anno, dando attuazione a quanto sottoscritto a Montreal
La diversità biologica o biodiversità, così come viene definita dalla Convenzione approvata alla Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992, riguarda “ogni tipo di variabilità tra gli organismo viventi, compresi, tra gli altri, gli ecosistemi terrestri, marini e altri acquatici e i complessi ecologici di cui essi fanno parte; essa comprende la diversità entro specie, tra specie e tra ecosistemi”. Si tratta, in buona sostanza, della ricchezza di vita sulla terra: milioni di piante, animali e microrganismi e gli ecosistemi che essi costituiscono.
Il 22 maggio di ogni anno, secondo le intenzioni dell’Onu, si celebra la Giornata della Biodiversità, un invito rivolto al tutti per arrestare e invertire la perdita di biodiversità come stabilito dal Piano per la Biodiversità approvato a Kunming-Montreal nel 1922: proteggere il 30% delle terre, degli oceani, delle zone costiere e delle acque della Terra, ridurre di 500 miliardi di dollari annuali i sussidi governativi dannosi per la natura, riconoscere più diritti alle comunità indigene nella tutela della natura, dimezzare gli sprechi alimentari, ridurre l’uso dei fertilizzanti, rigenerare almeno il 30% degli ecosistemi degradati, mobilitare investimenti pubblici e privati per almeno 200 miliardi l’anno entro il 2030.
“Essere parte del Piano” è la parola d’ordine di quest’anno, dando attuazione a quanto sottoscritto a Montreal per arrestare e invertire la perdita di biodiversità. L’obiettivo è sensibilizzare tutti gli abitanti della terra sull’importanza della salvaguardia della biodiversità, sulla comprensione e la consapevolezza dei problemi legati alla sua tutela. Proteggere la biodiversità è essenziale non solo per il pianeta, ma anche per la nostra vita e la nostra economia. Più di metà del Pil mondiale (circa 40 mila miliardi di dollari) dipende dalle risorse naturali, Così pure tutti gli aspetti della nostra vita: quando vengono mantenuti in salute i sistemi naturali contribuiscono al nostro benessere e al nostro sviluppo.
Un recente studio pubblicato sulla rivista Science ha effettuato un’analisi sull’efficacia dei 186 progetti effettuati in tutto il mondo per contrastare la perdita di biodiversità intesa come perdita di specie, deterioramento di habitat e impoverimento della variabilità genetica all’interno di una specie. L’istituzione di aree protette, il contrasto alla diffusione delle specie aliene invasive, il ripristino degli abitat, la gestione sostenibile degli ecosistemi sono indicate come azioni di successo nel 66% dei casi analizzati per rallentare o contrastare la perdita della biodiversità.
In questo contesto internazionale, il Green Deal europeo pone la sostenibilità e il benessere dei cittadini al centro della politica economica europea. Ne è parte integrante, tra le altre, la Strategia europea sulla Biodiversità per il 2030, un documento a lungo termine che chiede agli Stati membri di ampliare la rete delle aree protette, di recuperare gli ecosistemi, di adottare misure efficaci per il miglioramento delle conoscenze, di aumentare gli investimenti per le risorse naturali e di porre l’ambiente e la salute al centro delle agende politiche.
Il Quinto Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia, pubblicato nel 2022, riafferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che “la via della sostenibilità nella generazione dell’energia, nella tutela e ripristino di ecosistemi e biodiversità e dell’economia circolare, costituisce l’unico sentiero percorribile per il nostro futuro”, accelerando una transizione verde che è “una difesa non più soltanto dell’ambiente, ma anche degli interessi nazionali”. La sfida sta nel concepire questo “epocale processo di conversione” con una modalità in grado di “conciliare una rapida espansione degli impianti di energie rinnovabili con le esigenze di tutela del suolo, del paesaggio, della biodiversità e delle funzioni ecologiche degli ecosistemi, senza che la scelta di un’opzione energetica sostenibile si traduca nell’arrecare danno o addirittura pregiudicare l’esistenza di una parte del nostro capitale naturale”.
La necessità di preservare e arricchire il capitale naturale e gli ecosistemi per garantire la resilienza dei nostri sistemi socio-economici, e la stretta interconnessione tra sviluppo sostenibile, contrasto ai cambiamenti climatici e conservazione della biodiversità sono riconosciuti dai diversi impegni internazionali cui l’Italia ha aderito, a partire dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile, dove il raggiungimento degli obiettivi ambientali è considerato condizione necessaria per tutti gli obiettivi: “Riconosciamo che lo sviluppo economico e sociale dipende dalla gestione sostenibile delle risorse naturali del nostro pianeta. Di conseguenza siamo determinati a preservare e utilizzare in modo sostenibile mari e oceani, le risorse di acqua dolce così come le foreste, le montagne e la terraferma; e di proteggere la biodiversità, gli ecosistemi e la fauna selvatica”.
La Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030, approvata nel novembre dello scorso anno, prevede sette ambiti di intervento: aree protette; specie, habitat e ecosistemi; cibo e sistemi agricoli; foreste; verde urbano; acque interne; Mare; suolo. Gli obiettivi: costruire una società per la biodiversità; mobilitare fondi a favore della biodiversità; migliorare le conoscenze, l’istruzione e l’educazione; garantire il coinvolgimento della società civile nei processi decisionali.
L’Italia è leader europeo della biodiversità con il territorio che ospita un terzo circa delle specie animali e la metà di quelle vegetali presenti in Europa. Lo rivela un’analisi della Coldiretti, diffusa in occasione della giornata della biodiversità. Vanta, infatti, il nostro Paese 58 mila specie faunistiche e 6 mila 700 specie di piante, di cui rispettivamente il 30 e il 15 per cento vivono praticamente solo in Italia. Un patrimonio costantemente a rischio che va tutelato rispetto ai pericoli causati dai cambiamenti climatici, dal consumo di suolo, ma anche “dall’omologazione e dalla standardizzazione delle produzioni che, nell’ultimo secolo, hanno causato la scomparsa di tre frutti su quattro”. La difesa della biodiversità, secondo Coldiretti, non ha solo un valore naturalistico, ma è anche il “vero valore aggiunto delle produzioni agricole made in Italy. Investire sulla distintività è una condizione necessaria per le imprese agricole di distinguersi in termini di qualità delle produzioni e affrontare così il mercato globalizzato”.
Secondo gli indicatori Bes (benessere equo e sostenibile) di Istat, quasi un quarto (23%) dei cittadini italiani si dichiarano preoccupati per la perdita di biodiversità. Che sia una questione prioritaria lo rivela anche la “lista rossa degli ecosistemi d’Italia” elaborata dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) che ricorda che sono a rischio oltre il 46% degli ecosistemi in Italia, circa un quinto di tutto il territorio nazionale. La regione adriatica è quella più vulnerabile, con il 94% degli ecosistemi a rischio. Seguono la tirrenica (87%) e la padana (81%), Le zone meno vulnerabili sono quelle montuose, in particolare l’ecosistema alpino.
Come diceva il filosofo canadese Marshall McLuhan “non ci sono passeggeri sull’astronave Terra: siamo tutti equipaggio”. E allora, per dirla con gli esperti della Strategia nazionale, “la nostra deve essere la prima generazione che lascia i sistemi naturali e la biodiversità in uno stato migliore di quello che ha ereditato”.