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Partnership Usa-Germania sulla tecnologia quantistica. Ecco cosa prevede

Washington e Berlino hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta che entrerà in un vecchio accordo siglato nel 2010. Uno degli obiettivi è “promuovere percorsi per incoraggiare un ecosistema di ricerca e sviluppo”, per cui serve inevitabilmente unire le forze. I tedeschi provano così a colmare il gap con i leader del settore

“Stati Uniti e Germania riconoscono che la scienza, la tecnologia e l’innovazione hanno consentito capacità di trasformazione in diversi settori, dall’energia alla salute, dalle comunicazioni ai trasporti, e che il fondamento di questo progresso è l’impresa di ricerca globale e la sua costante creazione di nuove conoscenze, comprensione e intuizioni”. Comincia così la dichiarazione congiunta con cui Washington e Berlino intendono collaborare fianco a fianco sulla tecnologia quantistica. La firma è stata apposta in occasione di una riunione sulla cooperazione scientifica e tecnologica, di scena ieri.

In particolare, le due parti si impegneranno in un rapporto basato da “apertura, trasparenza, onestà, equità, leale concorrenza, obiettività, difesa e applicazione della proprietà intellettuale e dei valori democratici”. In questo modo si riuscirà a sfruttare la ricerca scientifica per affrontare le sfide più importanti, “in modo che ogni persona sia in grado di partecipare pienamente e abbia le stesse opportunità di accesso”. Motivo per cui è necessario “promuovere percorsi per incoraggiare un ecosistema di ricerca e sviluppo” della tecnologia quantistica quanto più “ampio e inclusivo”, si legge nella dichiarazione.

Agire insieme è un mantra più volte ricordato, messo nero su bianco all’interno del documento congiunto, dato che “le soluzioni che devono essere sviluppate sono di dimensioni tali che nessuna singola entità può sviluppare da sola tutti i componenti per l’ecosistema”.

Da parte tedesca, a porre la firma è stata Tina Klüwer, direttrice generale della ricerca per la sovranità tecnologica e l’innovazione al ministero federale dell’Istruzione e della ricerca, mentre da parte americana si è presentata Rahima Kandahari, vice segretaria aggiunta per la scienza, la tecnologia e gli affari spaziali presso l’Ufficio per gli oceani e gli affari scientifici e ambientali internazionali del Dipartimento di Stato.

Proprio quest’ultima ha commentato come i due paesi godono di “una forte tradizione di collaborazione per promuovere il progresso scientifico e apportare benefici alla società. Questa dichiarazione sottolinea la nostra intenzione di approfondire la nostra tradizione nella tecnologia quantistica e di promuovere insieme il progresso in questo campo”. Non a caso, sarà soggetta un trattato sulla materia già siglato dalle due parti nel 2010.

Leader nel campo quantistico è sicuramente l’America, che vanta numerosi brevetti e pubblicazioni sul tema, seguita da altre due potenze come Cina e Giappone. In questa classifica la Germania è subito sotto al podio, ma intende colmare il gap rispetto alle altre proprio grazie a cooperazioni come quella con gli americani. Non soltanto, visto che ad aprile di un anno fa il governo guidato dal cancelliere Olaf Scholz aveva promosso un piano d’azione per le tecnologie quantistiche.

È stato chiamatoQuantum Technologies Action Concept e, come aveva dichiarato a Euractive il segretario per la ricerca Mario Brandenburg, si poneva l’obiettivo “di porre la Germania ai vertici del mondo” e di “definire il nuovo quadro strategico per questo”. Per riuscire nei suoi scopi – ovvero arrivare a una Germania “sostenibile e tecnologicamente sovrana” – erano stati stanziati ben 2,18 miliardi di euro, a cui si sarebbero aggiunti altrettanti 850 milioni finanziati dalle organizzazioni scientifiche.

Naturalmente si tratta di un percorso di lungo periodo e, altrettanto logicamente, il documento ha ricevuto le critiche dell’opposizione, che lo ha ritenuto insufficiente. Le sue linee guida sono anche giuste, è la tesi generale, ma per crescere a livello tecnologico serve anche la capacità di tenere i propri talenti, di attrarne nuovi da fuori, di alfabetizzare tutta la popolazione e di difenderla dai rischi che la tecnologia comporta. La deputata della Cdu, Katrin Staffler, aveva puntato l’accento anche su un altro punto: “La cooperazione tecnologica è importante e anche necessaria, non solo all’interno dell’Unione europea ma anche con la nazione leader in questo campo, gli Stati Uniti”. Si può dire che le sue istanze sono state accolte.


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