Skip to main content

Italia e Tunisia si accordano su IA e connettività. La firma con Urso

Profilo X - Adolfo Urso

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy è volato a Tunisi per sottoscrivere una partnership che avrà come assi portanti le connessioni, la trasformazione tecnologia e l’approvvigionamento energetico. L’intesa darà vita all’AI Hub Africa. Un mese fa, un accordo simile è stato raggiunto con l’Egitto

Un accordo con la Tunisia, dopo quello con l’Egitto, per consolidare il Piano Mattei per l’Africa immaginato dal governo di Giorgia Meloni. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è volato a Tunisi per firmare insieme all’omologo, Nizar Ben Neji, la dichiarazione congiunta con cui è nato il gruppo di lavoro permanente su connettività e Hub IA per lo sviluppo sostenibile per l’Africa, come anticipato dal G7 veronese. Verrà incentrato sul tema delle infrastrutture dei cavi sottomarini per la trasmissione di dati sul piano intercontinentale e sullo sviluppo dell’IA, motore del progresso. L’intento è quello di promuovere la partnership sull’intelligenza artificiale e, più in generale, sulla transizione tecnologica, “con un focus sull’economia digitale e sulla connettività tra i nostri Paesi”, ha precisato Urso.

Il progetto di collaborazione può “giovare all’intera area mediterranea” – ha proseguito il ministro – consentendo “l’accesso ai Paesi africani alla capacità di calcolo necessaria per i modelli di intelligenza artificiale, potenziando le infrastrutture locali e supportando lo sviluppo delle competenze”. Ancor di più in un momento in cui “all’Europa è preclusa la frontiera orientale, diventa sempre più necessaria la partnership con l’Africa, che passa innanzitutto dal Mediterraneo. Risulta quindi centrale la cooperazione tra Italia e Tunisia. Insieme possiamo favorire la crescita e lo sviluppo economico e sociale e, quindi, la stabilità nella regione”.

Un po’ quello che vuole realizzare il Piano Mattei, incentrato su “uno schema win-win”. Quello previsto nell’accordo prevede anche il tema dell’approvvigionamento energetico e di connettività, come il cavo Elmed, il collegamento sottomarino che collega i due Paesi che dovrebbe partire a breve. Su cui il direttore generale dell’Agenzia Nazionale tunisina per la Gestione dell’Energia, Fethi El Hanchi, si era espresso così: “Potrebbe anche essere lo strumento per promuovere le energie rinnovabili tra Africa ed Europa, potrebbe migliorare la capacità dell’Africa di produrre energia rinnovabile”. E su questo, “’Italia potrebbe giocare un ruolo importante nella strategia di transizione energetica nazionale. Si tratta di due aspetti, il gas naturale e l’elettricità”.

Non è l’unico. Il 10 maggio scorso, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha dato il via libera per la realizzazione del ponte energetico tra Italia e Africa, o meglio tra Italia e Tunisia. Verrà realizzata da Terna e Steg, la controparte tunisina, e permetterà di comunicare dalla stazione elettrica di Partanna, in Sicilia, con un’altra a Capo Bon, penisola tunisina. Il tutto per diversificare e aumentare la produzione da fonti rinnovabili.

Il progetto che il governo italiano ha in mente per l’Africa continua a prendere forma. Un mese fa, il ministro Urso era sbarcato in Egitto per due giorni, durante i quali ha incontrato il collega delle Comunicazioni e delle Tecnologie dell’Informazione, Amr Talaat, quello del Commercio e Industria, Ahmed Samirin, quello del Petrolio e delle Risorse Minerarie, Tarek el Molla, e infine il capo del dicastero dell’Elettricità e delle Energie rinnovabili, Mohamed Shaker. È chiaro dunque che l’intento era molto simile a quello inserito nell’accordo odierno tra Italia e Tunisia.

Il Cairo quanto Tunisi rappresentano due centri fondamentali per le materie prime e per la politica estera italiana. Il primo è l’attore più importante del Nord-Africa, capace di estendere la sua influenza anche al di fuori; la seconda invece viene vista come un “partner fondamentale per lo sviluppo dell’intera area” e condivide con l’Italia un problema migratorio, che Roma vuole risolvere insieme investendo di più nel Paese che ha davanti le sue coste.


×

Iscriviti alla newsletter