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Cosa vuole la Cina da Corea del Sud e Giappone?

La Cina cerca di guidare un dialogo complesso con Corea del Sud e Giappone. I due alleati americani non si fidano di Pechino, ma nell’ottica pragmatica del momento non rompono le relazioni. E intanto Washington…

Parlando con il Financial Times, Leif-Eric Easley, professore di studi internazionali alla Ewha Womans University di Seul, ha spiegato che il nuovo impegno della Cina per il coordinamento con Corea del Sud e Giappone è una “buona notizia” per un ordine regionale basato sulle regole. Ma ha avvertito che l’intenzione di Pechino potrebbe essere quella di indebolire la cooperazione di sicurezza economica della Corea del Sud con il Giappone e gli Stati Uniti, in particolare per quanto riguarda le catene di approvvigionamento dei semiconduttori. Ed è una lettura perfetta del senso che la Repubblica popolare intende dare al “nuovo inizio” delle relazioni (per usare le parole del premier Li Qiang) con i due vicini indo-pacifici, potenze globali in settori economici e tecnologici, e inseriti nel sistema dei like-minded occidentali da fatto e visioni del mondo.

Per i tre, riuniti in questi giorni ospiti del governo sudcoreano, c’è in ballo un accordo di libero scambio di cui si discute da tempo e i cui avanzamenti sono stati rallentati dal sensibile aumento delle tensioni tra Washington e Pechino. “Manterremo le discussioni per accelerare i negoziati per un accordo di libero scambio trilaterale”, hanno detto il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol, il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, e Li in una dichiarazione congiunta dopo il loro vertice a Seul oggi, lunedì 27 maggio. L’incontro, organizzato con breve preavviso e il primo del suo genere dal 2019, è arrivato tra le (grandi) preoccupazioni cinesi per la partecipazione di Seul e Tokyo agli ampi controlli sulle esportazioni statunitensi progettati per limitare l’accesso cinese alle tecnologie di chip all’avanguardia, nonché la fiorente cooperazione militare con gli Stati Uniti — strutturata maggiormente negli ultimi mesi.

I tre Paesi hanno concordato di rafforzare la cooperazione nella catena di approvvigionamento e di comunicare più da vicino sulle misure di controllo delle esportazioni, ha detto Li, sottolineando che Pechino si è sempre opposta al protezionismo e al disaccoppiamento delle catene di approvvigionamento. “Al fine di creare un ambiente più favorevole, Cina, Giappone e Corea del Sud devono affrontare correttamente questioni delicate e differenze di opinione”, ha detto il premier cinese in una conferenza stampa congiunta dopo il vertice. Li ha anche esortato Seul e Tokyo a “prendersi cura degli interessi fondamentali l’uno dell’altro”, ed è sembrato sottolineare (nemmeno troppo velatamente) che i due Paesi asiatici dovrebbero valutare l’opportunità di aderire alle scelte statunitensi.

L’agenda ufficiale del vertice non ha toccato punti di conflitto regionali come la Corea del Nord o Taiwan e si è invece concentrata sugli scambi accademici e turistici, nonché sulla cooperazione sul cambiamento climatico e sulla futura pianificazione della pandemia. Per quanto noto, c’è stata un’impasse su un passaggio del comunicato congiunto in cui Seul e Tokyo volevano inserire la definizione “denuclearizzazione della Corea del Nord”, problema comune per i due Paesi alleati dell’Occidente, mentre la Cina (che ha un’alleanza con Pyongyang, anche se non senza problematiche) insisteva per un “denuclearizzazione della Penisola Coreana” — una definizione utile anche davanti alla possibilità che Washington sistemi sotto la U.S. Korea Force assetti strategici.

Domenica, Li ha anche incontrato il presidente di Samsung, Lee Jae-yong, e ha provato a incoraggiare il gigante tecnologico sudcoreano, che è il più grande produttore mondiale di memory chip, a investire di più in Cina. “Le imprese finanziate dall’estero sono una forza indispensabile per lo sviluppo della Cina e il megamercato cinese sarà sempre aperto alle società finanziate dall’estero”, ha commentato il premier con la Xinhua (agenzia stampa statale). Sono dichiarazioni propagandistiche fini a se stesse, perché è oggettivamente improbabile che le imprese coreane vogliano fare investimenti tecnologici all’avanguardia in Cina in questo momento, visto il contesto di competizione tra potenze e l’ambiente normativo  cinese (dove diversi competitor di Samsung ricevono aiuti autarchici). Fattori che in generale limitano i successi del dialogo a tre.

Non a caso, il vicesegretario di Stato statunitense, Kurt Campbell, ospiterà il vice ministro degli Affari esteri giapponese, Okano Masataka, e il primo vice ministro degli Affari esteri della Repubblica di Corea, Kim Hong-kyun, per un dialogo trilaterale il 31 maggio. Questo dialogo, che segue il risultato chiave dello storico vertice di Camp David del 2023, senza il quale difficilmente Pechino avrebbe potuto guidare i suoi colloqui, “riaffermerà l’importanza della cooperazione trilaterale per promuovere una regione indo-pacifica libera e aperta, connessa, prospera, sicura e resiliente”, dice Washington.



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