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Così il riciclo degli imballaggi è diventato un’eccellenza italiana

Secondo i dati forniti da Conai per l’anno in corso la percentuale del riciclo degli imballaggi in Italia dovrebbe sfiorare il 75% dell’immesso al consumo, ossia 10 milioni 300 mila tonnellate che troveranno una seconda vita e saranno reimmesse sul mercato come nuovi prodotti

Tempo di primavera, tempo di bilanci per le aziende. E di programmazione. Le assemblee societarie del mese di maggio servono per mettere a punto strategie e riflessioni su quanto fatto durante l’anno appena trascorso e tracciare le prospettive future. Lo hanno fatto anche i consorzi degli imballaggi, a cominciare dal Conai e via via tutti gli altri sette della filiera: acciaio (Ricrea), alluminio (Cial), carta (Comieco), legno (Rilegno), plastica (Corepla), vetro (Coreve) e bioplastica (Biorepack). Tutti insieme per raggiungere gli obiettivi di riciclo che le direttive europee impongono agli Stati membri al 2025 e al 2030: quelli generali e quelli specifici per i diversi materiali. Obiettivi che, come vedremo più nel dettaglio, sono stati già superati con diversi anni di anticipo.

A cominciare da quelli generali. Secondo i dati forniti da Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi, per l’anno in corso la percentuale del riciclo degli imballaggi in Italia dovrebbe sfiorare il 75% dell’immesso al consumo, ossia 10 milioni 300 mila tonnellate che troveranno una seconda vita e saranno reimmesse sul mercato come nuovi prodotti. Immesso al consumo che nel 2024 è previsto pari a circa 14 milioni di tonnellate. “Possiamo affermare – ha detto Ignazio Capuano, presidente del Conai – che il 2024 inizia sotto buoni auspici. La seconda metà del 2023 si è chiusa con una forte contrazione dell’immesso al consumo del packaging, per via della crisi legata al difficile contesto internazionale, senza però incidere sul riciclo. Le nostre stime per l’anno in corso ci dicono che il riciclo dovrebbe crescere sia in termini assoluti che percentuali. E sfiorare il 75%: significa aver superato con sei anni di anticipo gli obiettivi di riciclo che l’Europa chiede entro il 2030. Secondo gli ultimi dati Eurostat l’Italia si contende la leadership con la Germania per riciclo pro-capite degli imballaggi”.

Ma non sono solo queste le buone notizie in casa Conai. Dal primo di aprile sono cambiati i vertici aziendali, direttore generale e vicedirettore: un vero e proprio ricambio generazionale. A ricoprire la prima casella è stata chiamata una donna (!), Simona Fontana, già responsabile dell’ufficio studi. Classe 1980, laurea in Economia delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni internazionali, è in Conai dal 2008. “L’Italia è un Paese virtuoso nel riciclo degli imballaggi – ha detto Fontana al momento della nomina – Dobbiamo lavorare per rafforzare questo primato e raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi, coinvolgendo cittadini, istituzioni e imprese in un’attività sinergica di ricerca, sviluppo e prevenzione”.

Il nuovo vicedirettore, Fabio Costarella, classe 1973, laurea in Economia aziendale, è in Conai dal 1999, responsabile dei rapporti con il territorio. “Il momento di transizione e cambiamento che il Consorzio e il Paese stanno attraversando – ha detto Costarella – ci stimola ad ottenere risultati ancora migliori di quelli, già ottimi, che ci mettono ai primi posti in Europa per la gestione degli imballaggi”.

Al nuovo direttore faranno capo, oltre al Centro studi, le aree internazionale, consorziati, comunicazione, amministrazione, recupero crediti, information technology e risorse umane. Il vicedirettore continuerà a seguire i piani di sviluppo per il Centro-Sud e avrà le deleghe ai rapporti con il territorio e all’Accordo Anci-Conai. Risponderanno direttamente al presidente Capuano l’ area affari legali e societari, le relazioni istituzionali e quelle con la stampa. “Sono certo – ha detto il presidente – che questo riassetto darà nuovo impulso e nuova stabilità alla struttura consortile”.

Non meno performanti i risultati dei consorzi di filiera. A cominciare dall’acciaio. Secondo i dati resi noti da Ricrea, il consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi in acciaio, con un tasso di riciclo che sfiora l’88% dell’immesso al consumo (487 mila 500 tonnellate), sono stati superati sia l’obiettivo del 70% previsto per il 2025 che quello dell’80% fissato al  2030: oltre 428 mila tonnellate di imballaggi in acciaio. Un risultato ottenuto grazie all’Accordo Quadro Anci-Conai che, attraverso l’attivazione delle convenzioni con i Comuni, promuove una raccolta differenziata finalizzata al riciclo. Una raccolta che, nell’ultimo anno, è stata di circa 5 chili pro-capite.

“Questi risultati – ha commentato il presidente di Ricrea Domenico Rinaldini – sono il frutto di un lavoro sinergico di tutti gli attori della filiera, che inizia nelle case degli italiani e si completa nelle acciaierie dove gli imballaggi vengono fusi per rinascere in nuove forme. Continueremo a lavorare per confermare e se possibile migliorare ulteriormente i risultati ottenuti”.

Nel 2023 è stato avviato a riciclo il 70,3% degli imballaggi in alluminio, arriva  al 74% se si aggiunge il recupero energetico. Vengono così superati abbondantemente e con anni di anticipo gli obiettivi europei al 2025 (50%) e al 2030 (60%). Lo comunica il Cial, il consorzio nazionale imballaggi in alluminio, che si occupa di avviare a riciclo quelli raccolti in maniera differenziata dai Comuni. Numeri importanti che hanno consentito di evitare emissioni di gas serra pari a 417 mila tonnellate di CO2 e di risparmiare energia per oltre 182 mila tonnellate equivalenti di petrolio.

“Il consorzio si è sempre fatto portavoce di un concetto evoluto di sostenibilità – ha dichiarato Carmine Bruno Rea, presidente di Cial – È una questione di responsabilità circolare che prevede che tutti concorrano al raggiungimento degli obiettivi generali di raccolta e riciclo. È fondamentale che ogni cittadino sia sempre consapevole dell’importanza delle scelte in fase di acquisto dei prodotti e del suo comportamento nella gestione domestica dei rifiuti”.

Anche in casa Cial cambio del direttore generale: è stato nominato Stefano Stellini, impegnato nel sistema Conai fin dalla sua creazione nel 1997. Laurea in Scienze economiche, già responsabile delle relazioni territoriali e istituzionali. “Le sfide dei prossimi anni – ha detto Stellini – saranno tante, stimolanti e ambiziose. So di poter contare su un gruppo di persone preparate e competenti per continuare a crescere e innovare”.

Bilancio più che positivo per gli imballaggi in carta e cartone. Comieco, il consorzio nazionale per il riciclo degli imballaggi a base cellulosica, ha superato il 90% di riciclo, ben oltre l’obiettivo  dell’85%  previsto dall’Unione Europea al 2030, nonostante uno scenario complicato con l’inflazione galoppante, i rincari energetici, la riduzione dei consumi. E dal 1° aprile di quest’anno aumenta anche il Contributo Ambientale per questi imballaggi  che passa da 35  a 65 euro a tonnellata. Rinnovato anche il consiglio di amministrazione: il nuovo presidente è Amelio Cecchini, appartenente alla categoria dei trasformatori.

“Nel 2023 abbiamo superato il 90% di riciclo – il commento del neo presidente di Comieco Cecchini – significa che 9 imballaggi su dieci immessi al consumo sono stati riciclati: un valore che ci pone tra i Paesi più virtuosi d’Europa. Questi risultati raccontano di un sistema di economia circolare di successo, pronto ora a raccogliere nuove sfide a partire dalla qualità della raccolta, fino ad arrivare a quelle che deriveranno dal Regolamento europeo sugli imballaggi”.

Sono state oltre un milioni 600 mila tonnellate di legno avviate a riciclo, di cui oltre il 46% imballaggi, dal consorzio Rilegno, con una percentuale che sfiora il 65% , ben oltre quel 30% previsto dalla direttiva europea al 2030. Cresce anche il riutilizzo con oltre 900 mila tonnellate di pallet rigenerati e reimmessi al consumo, in pratica 70 milioni di pezzi. La rigenerazione e il riutilizzo degli imballaggi in legno è sempre stata considerata un’attività strategica dal consorzio ed è una pratica diffusa tra le imprese consorziate. Un sistema, quello consortile, che genera un impatto economico stimabile in oltre 3 miliardi di euro, più di 10 mila posti di lavoro e un risparmio nelle emissioni di CO2 pari a un milione 800 mila tonnellate.

“Il 2023 è stato l’anno del regolamento europeo sugli imballaggi che pone obiettivi ambiziosi da raggiungere, che necessitano di adeguati mezzi economici a sostegno – ha detto Nicola Semeraro, presidente di Rilegno – Il percorso di sostenibilità dell’Unione Europea introduce norme utili ma stringenti, tuttavia la sostenibilità ambientale è un bene che riguarda la collettività e per questo va perseguito a qualunque costo”.

“La scienza moderna ci permette di estendere l’orizzonte e di sentire maggiormente il mistero che ci circonda”. Così Papa Francesco in occasione dell’incontro con il consorzio Corepla dello scorso 22 maggio, durante il quale è stato donato al Santo Padre l’ecocompattatore RecoPet, che, in vista del prossimo Giubileo, verrà installato in uno dei luoghi maggiormente frequentati da turisti e fedeli, evitando la dispersione delle bottiglie di plastica nell’ambiente e attuando un’importante azione di sensibilizzazione al riciclo.

“Quello di Corepla – ha dichiarato il presidente Giovanni Cassutti – è un impegno verso la sostenibilità e l’innovazione che nasce dalla necessità di proteggere la nostra Casa Comune. Conferma il ruolo decisivo nel percorso di transizione ecologica del nostro Paese e rinnova il proprio impegno verso la sostenibilità che da 25 anni ci permette di essere un modello di eccellenza per il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica”.

Nel 2023 sono state riciclate oltre 700 mila tonnellate di imballaggi in plastica, il 55,6%, per la maggior parte provenienti da raccolta differenziata urbana, superando l’obiettivo del 55% previsto al 2030. Sono stati, inoltre,  avviati a recupero energetico oltre mezzo milione di tonnellate di  quegli imballaggi con non potevano essere riciclati. Nel corso dello stesso anno è stato riconosciuto ai Comuni, sulla base dell’Accordo Anci-Conai, un corrispettivo di 409 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti altri 354 milioni destinati alle attività di selezione e recupero energetico.

I numeri presentati da CoReVe, il consorzio per il recupero degli imballaggi in vetro, confermano per il quarto anno consecutivo il superamento del target comunitario fissato al 75% al 2030, arrivando a oltre l’80%: più di 2 ,milioni e mezzo di tonnellate in un anno. Questo significa che ogni italiano ha riciclato più di 42 chili e mezzo di vetro, con un risparmio di 18 milioni di euro per il mancato smaltimento in discarica ed evitata l’immissione in atmosfera di 2 milioni e mezzo di tonnellate di gas a affetto serra.

“Migliorare qualità e quantità della raccolta del vetro è l’obiettivo principale del consorzio – ha detto il presidente Gianni Scotti – La contabilità ambientale del riciclo mostra che l’uso del vetro riciclato comporta innumerevoli vantaggi. Stiamo parlando di un risparmio di 4 milioni 200 mila tonnellate di materie prime, pari a circa 2 volte il volume del Colosseo. Inoltre il 25% dell’energia e il 25% del gas naturale”.

Ultimo nato in casa Conai, il consorzio Biorepack, istituito nel 2018, si occupa del   riciclo degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile. Nel 2023, grazie anche all’Accordo con Anci, ha raggiunto oltre il 74% della popolazione servita e il 57% di riciclo. “Questi risultati – ha commentato il presidente Marco Versari –  sottolineano l’importanza di costruire sinergie e alleanze con gli enti che sul territorio si occupano della raccolta dei rifiuti. Si possono così offrire migliori servizi ai cittadini e valorizzare le matrici organiche e compostabili, risorse preziose che possono essere restituite alla terra sotto forma di compost, contribuendo a contrastare degrado, desertificazione e dipendenza dai fertilizzanti chimici”.

Per chiudere, non  può passare sotto silenzio la maldestra proposta della Commissione europea sul nuovo Regolamento imballaggi, sbagliata nel metodo e nel merito, che per fortuna, dopo un travagliato iter tra le istituzioni di Bruxelles, ha trovato una soluzione di buon senso nell’accordo tra la stessa Commissione, il Parlamento e il Consiglio, riconoscendo le peculiarità dei singoli Stati nella gestione di un rifiuto, quello degli imballaggi, che rappresenta, a livello europeo, appena il 4% dei rifiuti totali. Viene meno, così, quella contrapposizione tra riciclo e riuso che tanto avrebbe penalizzato le aziende di casa nostra che molto hanno investito in questi anni sul riciclo fino a diventare eccellenza in Europa.

 

 

 

 

 

 

 



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