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Verso le europee. Se la sinistra estrema può sottrarre seggi ai socialdemocratici

Prima puntata di uno speciale sui gruppi che siederanno nel nuovo euro-emiciclo. I socialisti stanno progressivamente prendendo atto che una fase politica e partitica di alleanze e combinazioni potrebbe essere messa alle spalle, dal momento che la crescita delle destre apre ad un blocco di tre forze che mai si era visto prima. L’asse Italia-Francia, il ruolo di Sahra Wagenknecht e le chances di Letta

Trecentosettantatre milioni di elettori decideranno l’8 e il 9 giugno la composizione del prossimo Parlamento europeo, una tornata elettorale che evidentemente avrà un ampio impatto dentro e fuori dall’Ue. Ai nastri di partenza non solo i singoli partiti, ma in prospettiva i gruppi che si andranno a formare e che, già oggi, stanno riflettendo sulle strategie da applicare a spoglio ultimato. Il gruppo S&D viene da un quinquennio caratterizzato dall’esperienza legata alla maggioranza Ursula, ma con una serie di considerazioni da fare sul futuro, sia legate al ruolo della tedesca Sahra Wagenknecht, leader della coalizione di sinistre populiste che potrebbero rosicchiare qualcosa ai socialdemocratici, sia alle caselle da occupare, con in pole position l’ex premier italiano Enrico Letta.

Alleanza Progressista

Il gruppo Alleanza Progressista di socialisti e democratici (S&D) ha al momento 139 seggi su 705, con la prospettiva realistica di mantenerli secondo gli ultimi sondaggi, ma di essere al terzo posto dietro i Popolari del Ppe (175) e il gruppone delle destre (145), se i conservatori di Ecr dovessero fare un polo unico con Identità e democrazia. Una sorta di terzo soggetto che potrebbe imboccare due strade: allearsi, come fatto fino ad oggi, con il Ppe per proseguire sulla strada di una commissione Ue di larghe intese; oppure subire l’alleanza di centrodestra di cui si parla, tra Ppe e destre. Due scenari completamente differenti che muterebbero davvero il corso politico delle cose.

Al momento spiccano i numeri dei singoli Paesi, dove le destre sono in crescita praticamente ovunque e insidiano in alcuni Paesi il Ppe e in altri la S&D. Inoltre i 27 prenderanno in considerazione i risultati elettorali e poi nomineranno un candidato alla Commissione europea, il cui nome verrà poi presentato al Parlamento e oltre il 50% dei deputati dovrà approvare il nome Spitzenkandidaten.

Il programma

Nelle intenzioni programmatiche del gruppo spicca la posizione dei gruppi S&D sul voto: votare la destra, è come “dare voce agli interessi di Putin nel Parlamento europeo”, hanno osservato in occasione del loro impegno sul combattere le interferenze esterne nei media (“una priorità continua per il Gruppo S&D”).

Al primo punto del programma c’è l’impegno per un’Europa libera e democratica, ferma nella difesa dello Stato di diritto, ma anche per un’Europa sociale, ovvero con riferimento a posti di lavoro di qualità e standard di vita dignitosi. In questo senso i socialdemocratici propongono di costruire un’economia giusta per tutti, di mettere i cittadini al centro della democrazia europea, di lavorare per un’Energia pulita e conveniente per tutti, difendendo i diritti dei consumatori, lottando per l’eguaglianza di genere e per la sicurezza alimentare, e procedendo sull’allargamento.

In seconda battuta spazio ad una politica industriale inclusiva e sostenibile, ad una trasformazione digitale che funzioni per tutti e ad una gestione della migrazione che sia “in linea con i nostri valori”.

Il ruolo di Letta

Lo scorso aprile ha visto la luce l’High-level report sul Mercato Unico europeo firmato dall’ex premier italiano democratico Enrico Letta, presidente dell’Istituto Jacques Delors: in circa 400 incontri, l’ex segretario del Pd ha interloquito con tutti i governi nazionali e le principali istituzioni europee, oltre a tutti i gruppi politici del Parlamento, ai cittadini, ai think tank, al fine di analizzare il mercato unico. Tre sono state le macro considerazioni di questo rapporto: l’impegno per una transizione verde e digitale equa, che nella prossima legislatura dovrà essere concretizzato in tandem con la transizione globale; l’esecuzione pratica delle politiche di allargamento per l’integrazione dei nuovi membri nell’UE; la sicurezza europea come passepartout ideale e valoriale in una cornice geopolitica e di difesa. In questo senso il ruolo di Letta potrebbe anche essere più attivo.

Le spine

Una delle spine per il gruppo S&D si ritrova a sinistra, con la possibilità che possa sorgere un nuovo gruppo di nazionalisti di sinistra in grado di togliere seggi ai democratici. Lo rivela un sondaggio condotto da Euronews Polls Center che testimonia come vi siano le condizioni politiche per coagulare questo soggetto attorno alla figura della tedesca Sahra Wagenknecht, già leader della Sinistra Die Linke. Da un lato il nuovo partito di Wagenknecht colma una lacuna nello spettro politico dei partiti tedeschi, dall’altro potrà essere calamita per “senza fissa dimora” come i 5 stelle e intercettare il malcontento a sinistra rispetto al classico gruppo dei socialdemocratici.

Per cui i socialisti stanno progressivamente prendendo atto che una fase politica e partitica di alleanze e combinazioni potrebbe essere messa alle spalle dopo lo spoglio di giugno, dal momento che la crescita delle destre apre ad un blocco di tre forze che mai si era visto prima.



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