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Ucraina, Israele e Sud globale. A cosa punta il G7 italiano secondo l’amb. Checchia

Conversazione con l’ex ambasciatore italiano in Libano, presso la Nato e presso le Organizzazioni Internazionali Ocse, Esa, Aie: “Al G7 ci sarà uno storico accordo con la firma in Italia tra Joe Biden e Volodymyr Zelensky del patto di sicurezza tra Usa e Ucraina”. Il lavoro in sinergia tra i grandi della terra darà forza anche al Piano Mattei per l’Africa

Gabriele Checchia, già ambasciatore in Libano, presso la Nato e presso le Organizzazioni Internazionali (Ocse, Esa, Aie) non ha dubbi: il G7 in programma tra dieci giorni in Puglia sarà la consacrazione del presidente del consiglio e del governo italiano, già apprezzato nel globo per il lavoro svolto in questo anno e mezzo a Palazzo Chigi. Ma con la possibilità di accrescere ulteriormente il peso specifico, della premier e del Paese. “Abbiamo gli strumenti perché il G7 e il Piano Mattei lavorino di concerto in una proficua simbiosi”. E osserva che il governo continuerà a far valere la propria visione di una difesa dei propri interessi in Europa, ma mai contro l’Europa, a fronte di certe narrative che invece vogliono ancora presentare questo governo come intrinsecamente antieuropeo.

Sotto quali auspici si apre il G7 italiano in Puglia?

Direi che si apre sotto buoni auspici, nonostante la complessità estrema della situazione internazionale, perché è un G7 che vede l’Italia profilata alla luce di una attenta gestione della politica estera da quando si è insediato l’attuale governo, in continuità con l’esecutivo Draghi. Una politica estera apprezzata dai partner internazionali. Dunque partiamo con un beneficio di credito importante. Il rapporto con gli Stati Uniti, in questi anni di governo Meloni, si è mantenuto solido e ne abbiamo avuto prova nelle ripetute occasioni di incontro tra il presidente Biden e il nostro presidente del Consiglio. La nostra adesione alla Nato è rimasta particolarmente credibile e non ci sono stati mai cedimenti alle sirene pacifiste o anti atlantiste. La nostra presenza e partecipazione all’Unione europea è rimasta coerente con gli impegni elettorali di Giorgia Meloni, vale a dire un’Italia più assertiva in Europa ma non contro l’Europa. Mi sembra un segnale rilevante. Molto importante è anche la nostra proiezione verso il continente africano,

Mediterraneo come nuovo centro geopolitico, non solo europeo?

Lì si giocheranno le grandi sfide del presente e del futuro, sia in termini di rifornimenti energetici che di accesso alle materie prime critiche. Basta ricordare che l’Africa detiene circa il 30% dei minerali rari presenti in tutto il mondo. Quindi direi che partiamo con una posizione molto credibile. Abbiamo ottenuto risultati importanti anche in termini di contenimento dei flussi migratori illegali, con le ripetute visite di Giorgia Meloni accompagnata sovente dal presidente della Commissione europea e da esponenti di Stati membri dell’Ue, particolarmente attenti alla sfida migratoria. Quindi un’operazione di coinvolgimento dei partner della sponda nord africana che ci fa, a mio avviso, molto onore. Non è un caso se il vertice Italia-Africa dello scorso gennaio a Roma, che si è svolto a livello di capi di stato e governo mentre in passato erano solo conferenze ministeriali Italia-Africa, è stato denominato “ponte per una crescita comune”. Quindi c’è questa volontà di condivisione che rappresenta la chiave con i paesi africani ed è la cifra di questo governo e della nostra presidente del consiglio.

Come il G7 può legittimare il lavoro del governo in politica estera e il ruolo di Giorgia Meloni?

Attraverso il fatto stesso che verranno affrontati, in tale occasione, tutti i principali temi dell’attualità internazionale e ciò riflette il peso dell’appuntamento pugliese dove sono certo che riusciremo a imprimere un orientamento misurato, responsabile e con una visione ai lavori del G7, perché la credibilità anche personale di Giorgia Meloni è acquisita ed è ormai innegabile. Si discuterà di grandi temi internazionali, dall’Ucraina alla situazione mediorientale, e si potrà fare il punto sulla situazione a Kyiv, che resta molto complessa. Al G7 ci sarà uno storico accordo Ucraina-Usa, con la firma tra Joe Biden e Volodymyr Zelensky del patto di sicurezza tra Usa e Ucraina in Italia.

Siamo tutti consapevoli delle discussioni in atto in questi giorni sulla possibile eliminazione delle restrizioni all’uso di armi occidentali per colpire i punti di lancio della offensiva russa in Russia. Sono discussioni complesse che al G7 sicuramente proseguiranno, così per Gaza verrà ribadita da parte del G7, ma con un impulso italiano inevitabile, la nostra solidarietà ad Israele. Al contempo l’appello perché Israele risponda al terrorismo di Hamas in maniera compatibile col diritto internazionale umanitario e rilanceremo la scelta dell’unica soluzione politico-diplomatica che a noi e ai partner del G7 sembra realistica e credibile, ovvero quella di due popoli e due Stati. Ma non si tratterà solo di questo.

La presenza del Santo Padre per un tema così delicato come l’IA che segnale è?

La presenza del pontefice conferirà di per sé lustro e prestigio a questo G7 e alla presidenza italiana. È la prima volta che il capo della Chiesa cattolica partecipa a un evento simile nella sessione aperta a tutti i Paesi invitati e non solo ai membri. Come più volte osservato da Giorgia Meloni, l’ IA è la principale sfida antropologica del nostro tempo e il nostro impegno, ha detto, è quello di sviluppare meccanismi di governance per garantire che l’intelligenza artificiale sia incentrata sull’uomo e controllata dall’uomo, ovvero che mantenga al centro la persona e abbia la persona come suo ultimo fine. Mi riferisco al concetto di algoretica. Un messaggio, che io condivido, in linea con le posizioni della Santa Sede che, come sappiamo, ha lanciato nel 2020 un documento molto significativo, il Rome Call for Ethics, cioè il documento per un’etica nell’intelligenza artificiale che ha dato origine al neologismo felice. Ovvero dare un’etica agli algoritmi fa sì che non siano solo funzioni matematiche, ma che siano sempre rispettose della persona e della dignità della persona. Quindi tutto questo confluirà nel G7 con l’impegno della presidente Meloni di supportare lo sforzo della Chiesa di dare un’anima alla intelligenza artificiale, un’anima compatibile con la visione cristiana del mondo.

Quale il nesso tra G7 e Piano Mattei?

Direi che il G7 potrà confermare la possibilità di uno scambio mutuamente vantaggioso con il Piano Mattei. Il G7, come è stato rilevato anche da parte di miei autorevoli colleghi, dovrebbe favorire il coordinamento tra le grandi economie occidentali, compreso il Giappone. Quindi parlo di Occidente in senso lato intorno all’Africa, per dare un approccio sistemico ai tanti progetti nazionali che i paesi del G7 stanno sviluppando per contribuire allo sviluppo e all’auto sostenibilità del continente africano. Al contempo dovrebbe offrire l’opportunità di dare sistematicità agli impegni del Piano Mattei favorevoli alla messa in atto di progetti specialmente in campo energetico. Del resto non è un caso che la rappresentante del presidente Biden per l’energia e gli investimenti, la signora Lyndsey Merrill, in occasione di un recente convegno a Torino dedicato al futuro dell’energia organizzato dal Global Energy Center e dell’Atlantic Council e dal Politecnico di Torino, abbia voluto espressamente elogiare il presidente Meloni e il governo italiano perché ha deciso di lavorare sui temi energetici come presidenza del G7, in uno spirito di sinergia con il G20 e la COP 29.

Con quale indirizzo?

Personalmente ho in mente un G7 e un Piano Mattei per l’Africa in una posizione che sarebbe di win win, vincente per tutti. Per esempio mi viene in mente l’interazione fruttuosa che il G7 e il Piano Mattei potranno avere con il progetto lanciato da Joe Biden noto come la partnership per Global Infrastructure Investment, la risposta ideata dagli Stati Uniti alla Via della Seta cinese e contro il progressivo radicamento della Cina come potenza egemone nel continente africano. Per cui abbiamo gli strumenti perché il G7 e il Piano Mattei lavorino di concerto in una proficua simbiosi per favorire l’avanzamento anche in Africa della nostra visione del mondo, che è una visione ispirata ai valori occidentali, di crescita condivisa, di rispetto dell’individuo e per la messa a disposizione delle migliori tecnologie in una prospettiva di avanzamento complessivo dell’umanità.

Sarà possibile, secondo la sua opinione, produrre un paniere di iniziative comuni sulle due guerre, come l’uso di più armi da parte dell’Ucraina o crede che ci sarà una fase di “cuscinetto diplomatico”?

Al G7 ci sarà uno storico accordo Ucraina-Usa, con la firma tra Joe Biden e Volodymyr Zelensky del patto di sicurezza tra Usa e Ucraina in Italia. Su questi aspetti così importanti come l’utilizzo delle armi difensive fornite dall’Occidente all’Ucraina per contrastare l’aggressione russa credo che però il G7 sarà un momento estremamente significativo di confronto, per vedere se poi si può giungere in Ucraina a una situazione, sul terreno, che sia meno precaria per Kyiv di quella attuale. Solo in questo modo si potrà poi arrivare ad un avvio di dialogo perché l’Ucraina aggredita possa negoziare da posizioni di relativa forza per giungere a una pace, come dice la presidente Meloni, giusta e durevole.

Stesso cliché su Gaza?

Anche sul dossier mediorientale penso che ci sarà un confronto approfondito. Il presidente Biden riferirà ai suoi partner su tutte le iniziative intraprese dalla Casa Bianca in questi mesi con le ripetute spole, ben otto, tra Washington e il Medio Oriente del segretario Anthony Blinken. Senza dimenticare lo stesso coinvolgimento diretto di Biden nei suoi contatti costanti, per esempio con Netanyahu, su come gli Stati Uniti vedano l’avanzamento del processo in Medio Oriente, su che cosa si potrà immaginare per il dopo Gaza. La solidarietà di Israele verrà certamente ribadita dal G7, ma anche, come ho già detto, l’auspicio che Israele voglia, nella sua risposta al terrorismo di Hamas, mantenersi nei limiti prescritti dal diritto internazionale e dal diritto umanitario. Sembrano obiettivi remoti, però voglio dire che l’oceano è fatto di gocce d’acqua. Quindi il G7 sarà una goccia d’acqua, anche se importante, in questo mare vasto delle iniziative che ruotano intorno alla crisi mediorientale, sperando che da un mare in tempesta si possa giungere poco a poco alla tranquillità, magari un po’ increspata, della superficie di un lago.

Per cui l’alto grado di riflessione su grandi temi antropologici è basilare, a conferma dello spirito nuovo che l’Italia ha voluto e saputo imprimere a questo G7 con uno spirito alimentato anche da una pulsione verso le grandi sfide esistenziali cui l’umanità è confrontata. Non solo un G7 da capi di Stato e di governo e da alti funzionari, ma un G7 che veda l’uomo con la U maiuscola al centro della riflessione. Direi una visione quasi greca dell’individuo al centro dell’universo.

Al termine di questo G7 come potrà cambiare il peso specifico del governo italiano, del presidente del Consiglio e anche dell’immagine dell’Italia, dopo anni in cui Roma è stata spesso sorpassata da altri player europei?

Se il G7 andrà, come noi tutti desideriamo, secondo i piani il nostro peso internazionale non potrà che uscirne rafforzato. Vorrei, in questo contesto, ricordare quello che disse il compianto Giovanni Paolo II il 2 ottobre 1979 in un importante intervento alle Nazioni Unite. L’attività politica e diplomatica nelle politiche nazionali e internazionali viene dall’uomo, si esercita mediante l’uomo e per l’uomo questo sarà sempre il nostro impegno e il nostro cammino, ha aggiunto nei mesi scorsi la presidente del Consiglio Meloni. Questo anche il mio auspicio, dal momento che potremo svolgere un ruolo prezioso di ponte con i Paesi del Sud globale per far capire loro che non c’è nessun complotto occidentale contro il Fronte Sud, semplicemente legittime diversità di vedute, ma in un rispetto reciproco. Mi auguro, inoltre, che il nostro peso possa crescere anche nel grande negoziato che si aprirà in Europa dopo le elezioni europee per la definizione dei nuovi assetti dei vertici comunitari e ritagliarci delle cariche di peso per il nostro Paese. Sono altresì fiducioso che potrà crescere questo peso dell’Italia in Europa proprio per l’impronta che sapremo dare al G7 in continuità con l’azione positiva svolta dal nostro governo in questo anno e mezzo, ovvero rappresentare un punto di riferimento anche industriale in Ue, come fatto dal ministro del made in Italy Adolfo Urso che ha creato un virtuoso triangolo di collaborazioni industriali tra Italia, Francia e Germania. E far valere la propria visione di una difesa dei propri interessi in Europa, ma mai contro l’Europa, a fronte di certe narrative che invece vogliono ancora presentare questo governo come intrinsecamente antieuropeo. Questo non è l’approccio della presidente del Consiglio e non è l’approccio di componenti importanti della coalizione, ho in mente soprattutto Forza Italia con la sua collocazione al centro dello scacchiere politico ancorata alle radici cristiane e forza di moderazione.



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