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Sinistra in panne, ma la destra non sfonda. Il post europee della Spagna

Dalle euro-urne è emersa numericamente la vittoria di Feijoo (22 seggi a 20), ma non tale da mettere in pericolo l’esecutivo che resta agganciato esclusivamente ai desiderata dei catalani, in attesa materialmente dell’amnistia. Le dimissioni di Yolanda Diaz da leader del Sumar non solo rappresentano un’eccezione, ma spiegano nel dettaglio il quadro anche sentimentale (oltre che politico) che si è creato nel Paese, dove la sinistra non è riuscita a proseguire l’esperienza di Podemos

La dignità del passo indietro è l’elemento che caratterizza il post elezioni europee in Spagna. Le dimissioni di Yolanda Diaz da leader del Sumar non solo rappresentano un’eccezione, ma spiegano nel dettaglio il quadro anche sentimentale (oltre che politico) che si è creato nel Paese, dove la sinistra non è riuscita a proseguire l’esperienza di Podemos. Il premier socialista Sanchez non seguirà per ora le orme di Macron (elezioni), almeno fino a quando il timone delle operazioni parlamentari sarà nelle mani del separatista Carles Puidgemont, interessato alla presidenza della Catalogna, e i popolari pur avendo preso il 34% non hanno sfondato come il loro leader Feijoo sperava, mentre la destra di Vox resta terza con il 9,6%.

Qui Sumar

A Diaz viene imputato l’errore di aver detto no alla rigidità dei partiti della politica postmoderna, questa la ragione che l’ha portata a formare una piattaforma partitica dotata di pochissima forza per fare del vero e proprio attivismo politico, che poi è la cifra per antonomasia dei partiti di sinistra. Il testimone non è stato raccolto da Podemos e in sostanza Sumar ha finito di avere un’azione politica ancora prima di poter proporre qualcosa di concreto stando al governo. In secondo luogo la mossa di Diaz è gravida anche di conseguenze per il governo, che deve capire se potrà fare a meno del numero tre dell’esecutivo.

I socialisti si dicono pronti ad andare avanti senza problemi ed escludono ufficialmente le elezioni, così come accaduto lo scorso anno quando, dopo le regionali, Sanchez decise di sciogliere le camere e portare il Paese ad elezioni anticipate. Proprio per evitare sorprese, il governo intende già prima dell’estate mettere in campo un’agenda sociale che impedisca il travaso di voti di sinistra verso altri partiti (anche di destra) o verso l’astensione.

Qui centrodestra

Il Partito Popolare ha incassato 22 seggi, due in più dei socialisti, ma qualcuno dice in silenzio che la guida rappresentata da Feijoo avrebbe potuto e dovuto fare di più, viste le difficoltà del premier in carica. Ovvero creare le condizioni per un forte gruppo di centrodestra in grado di avere i numeri per imporsi. Di pari passo il partito non molla sul fronte giudiziario, che vede protagonista la moglie del premier Sanchez. Il PP sottolinea che “tutto intorno a Sánchez odora di corruzione e sarebbe interessante vedere quali argomenti si discutono nelle cene familiari, perché i suoi cognati sono indagati per sette reati in due tribunali spagnoli e con l’attento occhio della Procura europea e di un Tribunale provinciale”. Il riferimento è al caso che tocca il fratello di Pedro Sánchez per appropriazione indebita e traffico d’influenza: l’indagine coinvolge anche il presidente del consiglio provinciale di Badajoz e un altro funzionario.

Ma anche i popolari hanno le proprie difficoltà giudiziarie: il Procuratore Generale dello Stato, Álvaro García Ortiz, ha presentato alla Corte Superiore di Giustizia di Madrid una memoria in cui si assume la paternità della pubblicazione del comunicato stampa in cui precisava che Alberto González, fidanzato della numero due del PP, Isabel Ayuso, aveva accettato di commettere due reati fiscali. La donna fino a prima di questa circostanza era data come in rampa di lancio per sostituire Feijoo alla guida dei popolari.

Qui governo

Una situazione caotica che favorisce Sanchez, premier in carica ma con la spada di Damocle rappresentata dalle aspirazioni di Puidgemont. Dalle euro-urne è emersa numericamente la vittoria di Feijoo (22 seggi a 20), ma non tale da mettere in pericolo l’esecutivo che resta agganciato esclusivamente ai desiderata dei catalani, in attesa materialmente dell’amnistia. Per cui resta il gancio con la giudiziaria l’elemento più significativo, al momento, per decrittare la politica spagnola come dimostra la decisione della Corte Suprema che mantiene il mandato d’arresto contro Puigdemont dopo la pubblicazione della legge sull’amnistia.



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