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Dal Veneto a Borgo Egnazia. Ecco il made in Italy di Luxy che non teme rivali

Il summit in Puglia appena concluso ha visto l’azienda vicentina fornire le sedute per i Grandi della Terra. E non è la prima volta. Il presidente di Lunedes, che dal 2019 controlla Luxy, Giuseppe Cornetto Bourlot racconta segreti e piani dietro una storia di ordinario successo

C’era tanto made in Italy al G7 di Puglia appena concluso, a partire da quello che è tutt’altro che un dettaglio: le sedute. Sono infatti firmate Luxy le poltrone sulle quali si sono accomodati i Grandi della Terra e il Santo Padre, in occasione del vertice a presidenza italiana.

Un’eccellenza tutta italiana quella di Luxy, che porta dritta al Veneto, regione che vanta una tradizione centenaria nella creazione di arredi di qualità. Oggi l’azienda vicentina guidata dall’imprenditore romano Giuseppe Cornetto Bourlot, presidente della società Lunedes che nel 2019 ha acquisito Luxy, è considerata uno dei player più importanti del settore. Luxy è infatti attiva in oltre 40 Paesi, dove esporta più del 50% della sua produzione, con un’attività che spazia dagli Stati Uniti all’Irlanda. E proprio a Bourlot Formiche.net ha chiesto quale sia il segreto dietro tale successo di Luxy, che già nel 2019 aveva portato al G7 di Biarritz le sue poltrone.

“Ci siamo proposti nelle scorse settimane alla presidenza del Consiglio per essere partner del G7. Dalla nostra avevamo già la partecipazione a un G20 (a Roma, nel 2021, ndr), ma anche e soprattutto il G7 di Biarritz, il che è ovviamente un’ottima referenza. Abbiamo sempre garantito una logistica efficiente e anche questo è stato un fattore non trascurabile”, premette Bourlot. “Luxy coniuga una capacità industriale che ci permette di fare produzioni di grande portata in poco tempo e poi c’è a monte di tutto una manifattura di grande qualità. I nostri, inoltre, sono prodotti ad ampia manualità e che in 48 anni di vita, hanno assistito anche a un riposizionamento industriale dell’azienda. Mi riferisco, per esempio, all’aumento del numero di gare internazionali e alla riduzione di quelle retail e poi al grande lavoro sulla produzione e la comunicazione. Questi fattori messi insieme sono alla base del nostro successo”.

Il discorso si sposta poi sul made in Italy e le sue sfide. Può la manifattura italiana continuare a vincere, come ha fin qui fatto, la concorrenza straniera che spesso vanta standard qualitativi minori ma a vantaggio del prezzo? “Assolutamente sì. Basti pensare che recentemente abbiamo vinto una gara per la fornitura di sedute presso le scuole di Abu Dhabi. Il nostro settore è certamente segmentato, facciamo un po’ fatica per le produzioni di massa, ma quando invece siamo dinnanzi a produzioni di minore portata ma con maggiore qualità, ce la giochiamo sempre. Non dobbiamo mai dimenticare che l’Italia è fortissima nella creatività, da sempre. Ha inventato tutto, dalla musica alla moda, anche se spesso, essendo divisiva e non sapendo fare squadra, lancia il progetto e lascia che altri lo sviluppino. Resta però la patria del bello e del funzionale, che oggi non è solo un vantaggio estetico, ma anche competitivo, perché il numero di chi si affaccia al ruolo di partecipazione all’affluenza è sempre più alto. Oggi il nuovo mondo tende al bello offrendoci un’occasione storica che non possiamo perdere”.

L’imprenditore capitolino non teme poi particolari ripercussioni delle nuove tensioni commerciali in atto, tra nuove politiche protezioniste da parte di Stati Uniti ed Europa e strozzature come quella nel Mar Rosso. “Nel Far East non riusciamo a penetrare come vorremmo ma nel Middle East siamo molto presenti. E poi abbiamo una struttura a Londra, che guarda al mondo degli architetti e una realtà a New York. In queste settimane stiamo valutando l’opportunità di creare dei siti di assemblaggio con annessa attività produttiva a 360 gradi. Potremmo immaginare per esempio un passo nei Paesi arabi, in particolare sull’assemblaggio, ci stiamo pensando, la questione è sul tavolo. D’altronde, ti devi avvicinare ai mercati se vuoi che poi loro ti diano retta”.

 



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