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In Libia arrivano le navi russe. Haftar apre il porto di Tobruk

Due navi militari in visita al porto di Tobruk. Haftar apre gli scali strategici alla Russia. Ecco perché la Nato segue con estrema attenzione

“Sotto le direttive di sua eccellenza il Comandante in Capo, il feldmaresciallo Khalifa Haftar, per far progredire lo sviluppo delle forze armate, in particolare le forze navali, l’incrociatore russo Fariaj e la fregata Ammiraglio Shabashnikov hanno fatto una visita alla base navale di Tobruk ieri, domenica. Un gruppo di ufficiali del Comando delle Forze Navali li ha accolti alla cerimonia di ricevimento”.

Dice così un comunicato stampa della Libyan National Army, la milizia che sotto il comando di Haftar controlla Bengasi e parti della Cirenaica. Quella che viene annunciata è la più importante evoluzione nelle vicende che dovrebbero portare Tobruk a diventare una nuova base navale russa nel Mediterraneo. La città, che già ospita la Camera dei Rappresentanti (auto esiliata nell’Est sin dalla guerra civile del 2014) è stata individuata da Mosca come un ambito centro logistico-strategico.

Tobruk è uno dei porti libici oggetti degli interessamenti delle potenze straniere. È uno scalo da acque profonde, protetto dalla baia di Marsa al Agiusa, collegato da un oleodotto alla Mezzaluna petrolifera e con l’Egitto (meglio che con la Tripolitania, ma d’altronde specialmente quella parte della Cirenaica è inserita nella catena del valore egiziana). Per la Russia è interessante perché poterlo usare significherebbe creare un appoggio a specchio con Tartus, la base navale in Siria, sul lato levantino del Mediterraneo orientale.

“Questa visita mira a rafforzare la cooperazione e il coordinamento tra le marine libica e russa in materia di formazione, manutenzione, supporto tecnico e logistico, scambio di esperienze e informazioni e sicurezza marittima, a beneficio di entrambi i paesi”, dice la nota degli haftariani. La milizia ha già un buon livello di cooperazione con i russi: nel 2017, proprio a bordo di un altro assetto navale di Mosca — la portaerei Ammiraglio Kuznetsov, ripassata per Tobruk dopo una missione a sostegno del regime assadista — Haftar firmò i documenti che sancirono definitivamente l’accordo.

La Libia orientale è ormai diventata la più importante sede logistica dell’allora Wagner Group, ora dell’Afrika Corp. Dai suoi scali passano i rinforzi che poi vengono usate nelle varie attività nel Sahel e nella Repubblica Centrafricana. I russi utilizzano da anni una parte dell’aeroporto di Bengasi, la base al Jufra (nell’area interna, sulla direttrice nord-sud di Sirte) e gli scali navali di Bengasi e Tobruk per la logistica dei dispiegamenti e per acquartierarsi. Sotto la nuova direzione del generale dell’intelligence militare (Gru) Andrei Averyanov le cose non sono cambiate, puntano a essere implementate.

La morte di Yvgeny Prigozhin e ancora prima la sua insurrezione contro l’ala militare del potere putinista, non hanno cambiato le priorità in Libia. Così come non le ha eccessivamente modificate l’avvio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, quando una parte del personale libico era stato richiamato per combattere sul territorio ucraino, ma il grosso del dispiegamento era stato confermato. Secondo stime impossibili da confermare, ma ritenute credibili, ora sotto la più disciplinata gestione di Averyanov ci sono diverse migliaia di unità (ventimila in tutta l’Africa?).

Se Hafatr dovesse accettare di trasformare parte del porto di Tobruk in una base navale russa, darebbe a Mosca un vantaggio strategico, oltre che un aiuto logistico. La Russia, che lavora anche su una possibile base a Port Sudan, sta da tempo cercando un rafforzamento nel Mediterraneo (e nell’Indo Mediterraneo). Le rotazioni della sua presenza navale nel bacino sono aumentate nel corso degli ultimi anni, anche perché queste attività lungo il cosiddetto “Fronte Sud” della Nato servono a impegnare i rivali occidentali — sia adesso, in tempo di pace, sia se le condizioni dovessero in futuro cambiare. È per questo che l’arrivo delle due navi russe nel porto del capo miliziano libico, così come in generale ogni attività di Mosca nel quadrante mediterraneo, è stato tracciato passo dopo passo dai sistemi di monitoraggio della Nato.



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