Dopo i banchieri, costretti a restituire parte dei bonus percepiti negli anni della crescita forsennata, ora tocca a dirigenti e fondi mettere mano al conto in banca per dare l’esempio e soddisfare la sete di equità del partito
Una mano dà, l’altra toglie. La Cina dalle mille contraddizioni ne fa un’altra delle sue, applicando una sorta di socialismo reale finanziario. Nei mesi in cui Pechino è impegnata ad aggredire i mercati occidentali con le sue auto elettriche, mette a dieta stretta i suoi manager. Come? Chiedendo indietro i bonus percepiti negli anni addietro, quando elargire premi e sovvenzioni era la prassi. No, adesso, alla maniera di un esattore fiscale, è tempo di pagare. Qualcosa di molto simile lo si era visto qualche mese fa, ma allora la scure del partito si era abbattuta solo sui banchieri.
Adesso, invece, il raggio di azione si allarga. Tanto che l’era dei grandi stipendi per i finanzieri cinesi “sta rapidamente volgendo al termine poiché alcune delle più grandi aziende, su input del governo, impongono nuovi rigidi limiti per conformarsi alla campagna di prosperità comune del presidente Xi Jinping“, ha scritto Bloomberg. “I più grandi conglomerati finanziari della nazione hanno chiesto al personale di rinunciare ai bonus pregressi e, in alcuni casi, restituire lo stipendio degli anni precedenti”.
Tra chi ha deciso di battere cassa dai suoi stessi dipendenti figurano China Merchants Group, China Everbright Group e Citic Group. Colossi a cui vanno aggiunti alcuni gestori di fondi comuni di investimento, i quali sono stati invitati, si fa per dire, a restituire a Pechino parte degli utili realizzati negli anni passati. Perché tutto questo? “La mossa”, spiega Bloomberg, “si spiega con il fatto che le autorità hanno posto una crescente attenzione alla corruzione tra i quadri e i dirigenti aziendali, in un momento in cui stanno cercando di stabilizzare la seconda economia più grande del mondo e prevenire i rischi finanziari sistemici. I limiti imposti segnano un drastico cambio di registro”.
Tutto questo quando mancano due settimane al Plenum del XX Comitato Centrale del Pcc, dal 15 al 18 luglio prossimi. L’evento, atteso entro la fine 2023 ma rinviato secondo indiscrezioni per divergenze, tratterà le riforme economiche e rimuoverà formalmente i membri caduti in disgrazia, tra cui gli ex ministri della Difesa Li Shangfu e degli Esteri Qin Gang. La Cina costruirà “pienamente un’economia di mercato socialista di alto livello entro il 2035”, gestendo in modo adeguato le importanti relazioni tra economia e società, governo e mercato, efficienza ed equità, vitalità e ordine, sviluppo e sicurezza. Sono gli indirizzi, emersi dalla riunione del Politburo, che troveranno ampio spazio nel terzo Plenum.