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Così Emirati e Ue possono cooperare in Africa. L’analisi di Procopio

Per l’esperta dell’Ecfr, l’Africa ha un ruolo sempre più decisivo nel definire la governance globale: per questo la cooperazione con gli Emirati può essere un vettore per l’Ue. E il Piano Mattei…

“Il cambio di passo degli Emirati verso l’Africa è la punta d’iceberg di un fenomeno più ampio che vede il continente sempre più al centro dell’interesse globale”, spiega Maddalena Procopio, senior policy fellow dell’Ecfr, che ha redatto il report “Beyond competition: how Europe can harness the UAE’s energy ambition in Africa”.

“Attori esterni, spesso medie potenze provenienti dal sud del mondo, attratti da un mercato da oltre 1 miliardo di cittadini, dalle risorse naturali, e dal ruolo sempre più decisivo del continente nel definire la governance globale”, continua Procopio in una conversazione con Formiche.net. “L’Europa sta cercando di capire come inserirsi in questo nuovo scenario. Dovrebbe affrontare questa sfida, o opportunità, con la flessibilità necessaria in ogni grande trasformazione, considerando la cooperazione oltre che la competizione con paesi tradizionalmente meno allineati. L’Italia, con il suo Piano Mattei, sembra accennare a questa direzione. I tempi per agire sono cruciali: il momento di entrare in gioco è ora”.

Lo studio, pubblicato nei giorni scorsi e co-firmato con Corrado Cok, esperto del ruolo dei Paesi del Golfo in Africa e visiting fellow del think tank paneuropeo, analizza alcune aree in cui la cooperazione tra Ue ed Emirati in Africa, sarebbe particolarmente fruttuosa, e fornisce alcune raccomandazioni strategiche per guidare gli attori politici e industriali europei in questo panorama complesso.

Nell’ultimo quinquennio è diventato evidente come gli Emirati Arabi Uniti abbiano spinto per ampliare strategicamente la loro proiezione in Africa, imprimendo una svolta significativa alla loro politica estera e diventando di fatto una media potenza influente in un continente che è tornato terreno di competizione tra potenze. Abu Dhabi si è concentrata in particolare sui settori energetici, aumentando le sue partecipazioni nel mondo dell’Oil&Gas, nelle rinnovabili e nei minerali, incrociando desideri dei partner locali e necessità di quelli internazionali.

Questo crescente impegno rappresenta una sfida per l’Europa, spiegano gli autori, rendendo necessario un ripensamento, da parte dei decisori politici europei, della percezione dell’approccio verso gli Emirati in Africa. Gli Emirati Arabi Uniti acquisiscono quote di mercato e promuovono un modello di transizione energetica che si addice maggiormente alle esigenze e all’ideologia dei Paesi africani, e su di loro non gravano pesi storici come quelli collegati al colonialismo – e non sono ancora oggetto delle campagne di disinformazione solitamente spinte da Cina, Russia e Iran contro la presenza accidententale.

Da queste valutazioni, nascono le raccomandazioni che partono innanzitutto dal perseguire una strategia di “coopetition” nei confronti degli Emirati in Africa, bilanciando la competizione nelle aree in cui hanno vantaggi comparativi con la cooperazione nelle aree di interesse reciproco. Cooperando con Abu Dhabi, l’Ue potrebbe in effetti contribuire ad accelerare ‘’implementazione di iniziative verdi in Africa e promuovere soluzioni pragmatiche per la transizione energetica, migliorando eventualmente anche il suo appeal come partner inclusivo nel Sud globale.

Sul piano diplomatico, per i due esperti dell’Ecfr, la Commissione Europea – attualmente in una fase di rinnovamento post-elettorale – dovrebbe guidare un dialogo politico di alto livello, coinvolgendo gli Stati membri e i rappresentanti del settore finanziario e privato per individuare le competenze tecniche, finanziarie e politiche europee da impiegare per affrontare i rischi e le opportunità derivanti dall’espansione degli Emirati in Africa.

“Al contempo, i singoli Stati membri dovrebbero fare leva sulle loro relazioni con gli attori africani ed emiratini per contribuire, attraverso dialoghi bilaterali, agli sforzi guidati dall’UE”. Val la pena richiamare a questo proposito quanto detto in un’intervista con Formiche.net, dall’ambasciatore italiano negli UAE, Lorenzo Fanara, aveva definito l’Africa “un terreno di fertile cooperazione per gli Emirati Arabi e l’Italia”, perché “per entrambi i Paesi è un continente prioritario”.

Sul piano finanziario, le istituzioni come la Banca Europea per gli Investimenti, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e banche di sviluppo nazionali come Cassa Depositi e Prestiti dovrebbero rafforzare i partenariati esistenti con istituzioni come “Africa50”, e attori finanziari emiratini come Mubadala nell’ottica di facilitare il coordinamento trilaterale per mobilitare finanziamenti, spiegano ancora Procopio e Cok. “Il coordinamento potrebbe facilitare l’identificazione, il finanziamento e l’attuazione di progetti di energia verde in tutto il continente, mitigando il gap finanziario che ostacola la crescita africana”.

Infine, il ragionamento passa a come la realizzazione di ambiziosi piani di investimento dipenda in modo significativo dalla solidità delle infrastrutture, tra le quali spiccano quelle di connettività e l’elettricità, motori cruciali per la crescita e il commercio. “Il Global Gateway europeo fornisce una piattaforma ideale per le istituzioni europee per co-sviluppare progetti infrastrutturali strategici insieme a partner africani ed emiratini, come Africa50 e i giganti emiratini della connettività, DP World e Abu Dhabi Ports”, spiega Ecfr.



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