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La Germania si gioca l’ultima carta sui dazi alle auto elettriche cinesi. Ecco quale

L’ormai ex locomotiva d’Europa ha molto da perdere con le nuove tariffe, che scatteranno tra poche ore. La rappresaglia del Dragone sulle auto di lusso tedesche potrebbe essere un colpo micidiale per un’industria non troppo in salute. Ma Pechino…

Prima che la tagliola dei dazi europei contro le auto elettriche cinesi scatti. L’industria dell’auto della Germania si gioca l’ultima carta per provare a fermare la guerra commerciale che sta per scatenarsi con la Cina e le conseguenti ritorsioni di Pechino. L’associazione automobilistica tedesca Vda (Verband der Automobilindustrie) ha esortato ancora una volta la Commissione Europea a ritirare i nuovi dazi che ha previsto sui veicoli elettrici prodotti in Cina e che entreranno ufficialmente in vigore giovedì 4 luglio.

Non è certo un mistero il fatto che Berlino voglia impedire che l’Unione imponga dazi sulle auto elettriche cinesi, o quantomeno vuole che siano ammorbiditi. La Germania è preoccupata per possibili ritorsioni che potrebbero arrivare da Pechino, con il gigante asiatico che potrebbe prendere di mira i settori dell’agricoltura, dell’aviazione e delle auto di grossa cilindrata. Ed eventuali misure di ritorsione potrebbero danneggiare i produttori tedeschi, tra cui Volkswagen, Mercedes-Benz Group e Bmw, che fanno grande affidamento sulle vendite nel più grande mercato automobilistico del mondo.

La Germania è insomma senza dubbio il Paese coinvolto di più in questa diatriba commerciale. Per questo, stando a rumors della stampa estera, Pechino avrebbe suggerito che i produttori tedeschi di auto di lusso potrebbero trarre vantaggio se Berlino convincesse l’Unione Europea a ridurre le tariffe sulle esportazioni cinesi di veicoli elettrici. La Cina minaccia in sostanza di colpire le importazioni di auto di grandi dimensioni e di lusso con tariffe fino al 25%. La Germania potrebbe essere la più colpita dalle contromisure. Per questo da sempre ha assunto un atteggiamento critico verso i dazi Ue e ora potrebbe essere l’ago della bilancia del conflitto.

La Vda ha in tal senso sottolineato che i dazi danneggeranno le case automobilistiche europee e statunitensi che esportano dalla Cina e che il rischio di ritorsioni da parte della Cina con contro-tariffe colpirebbe duramente l’industria tedesca, dato il suo elevato volume di esportazioni verso la Cina. Secondo i dati della Vda, soltanto l’anno scorso il valore delle esportazioni di auto dalla Germania alla Cina è stato più di tre volte superiore al valore delle importazioni dalla Cina, mentre quello delle esportazioni dei fornitori di componenti è stato quattro volte superiore al valore delle importazioni.

Secondo la Vda, la Commissione Ue, invece che imporre dazi, dovrebbe concentrarsi sul garantire l’accesso alle materie prime essenziali per la transizione all’elettrico, molte delle quali sono controllate da Pechino, riducendo le barriere all’accesso al mercato. Allargando lo spettro, una prima sfida per la politica d’innalzamento dei dazi viene da Byd, il gigante dell’auto elettrica cinese, che aprirà nei prossimi giorni una nuova fabbrica ma non in Cina, bensì in Thailandia, con l’obiettivo di esportare le proprie vetture anche nel Vecchio Continente, ma da un altro Paese.

La prima casa produttrice di auto a nuova energia, che non molti mesi fa ha superato Tesla, ha investito poco più di 450 milioni di euro per costruire un impianto di produzione a Rayong, una delle province della Thailandia. Si tratta di un paese in crisi, che ha bisogno come l’aria di investimenti stranieri, quindi permeabile a questo tipo di canto di sirena. Una sirena cinese.



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