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Proteggere la ricerca delle attività ostili. Cos’ha deciso il G7 a Bologna

Apertura quando possibile, chiusura quando e quanto necessario. Questa la direzione dei Sette concordata sotto la presidenza di Bernini. Attenzione in particolare alla Cina. A fine mese una conferenza aperta a università e centri

La sicurezza della ricerca è stato uno dei temi al centro della riunione dei ministri del G7 di Scienza e tecnologia presieduta da Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della ricerca, a Bologna. “Abbiamo parlato della circolazione di talenti che devono poter condividere il frutti delle loro ricerche e i grandi dati il più possibile senza che questo possa rappresentare un rischio o possa essere utilizzato in maniera ostile da nazioni ostili o per scopi ostili”, ha spiegato la ministra. “Questo è un tema molto importante che sarà oggetto di una serie di indicazioni che scambieremo tra Paesi del G7 per fare in modo che la ricerca sia aperta ma anche riservata quando e quanto necessario”, ha aggiunto. Questa la direzione, dunque: “Apertura della scienza, quindi, e chiusura solo quando i dati non possono essere comunicati perché questo rappresenterebbe un pericolo per i contenuti della ricerca stessa”.

La sette ministre – tutte donne, tranne il britannico Sir Patrick Vallance, neo minister per la Scienza nel governo di Keir Starmerhanno concordato sul fatto che sia “importante affrontare l’interazione tra sicurezza, integrità e apertura, riconosciuta come fondamentale per la scienza collaborativa internazionale”.

La sicurezza della ricerca è un tema su cui Bernini è in prima linea. La scorsa settimana la ministra aveva convocato un tavolo interministeriale sul tema per dare seguito alla raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del 23 maggio scorso e per gettare le basi per un Sistema nazionale di sicurezza della ricerca al fine di mitigare i rischi di interferenze straniere e proteggere il valore della conoscenza creato da ricercatori, enti e università. Bruxelles non ha evidenziato rischi specifici né Paesi target, ma è chiaro che il fianco più preoccupante è quello orientale. “Nei rapporti commerciali e di ricerca con la Cina, c’è una crescente consapevolezza che l’apertura asimmetrica comporta dei rischi”, aveva detto nei mesi scorsi a Formiche.net Glenn Tiffert della Hoover Institution presso l’Università di Stanford.

Il tema è stato anche oggetto della dichiarazione finale dei leader G7 in Puglia il mese scorso. E, come anticipato su Formiche.net, a dicembre l’Italia organizzerà una Conferenza internazionale G7 sulla sicurezza e integrità della ricerca durante la quale parteciperanno tutti gli stakeholder interessati, dalle università agli enti di ricerca.

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