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Oltre il velo. Le lezioni sui droni del conflitto in Ucraina secondo Kofman

L’esperto del Carnegie spiega come i video che circolano sui social forniscano una falsa idea sull’utilizzo dei droni in un contesto bellico come quello ucraino. Tralasciano, infatti, impieghi ancora più fondamentali di queste macchine

L’uso innovativo della tecnologia Uas da parte dell’Ucraina sta giocando un ruolo vitale nella guerra, ma non necessariamente nei modi mostrati dai social media, come nei filmati dove si possono vedere droni ucraini che distruggono carri armati o mezzi corazzati nemici. Questi video danno infatti agli spettatori l’impressione che le unità che pilotano i droni abbiano più successo di quanto non ne abbiano in realtà. Ad affermarlo non è una persona qualsiasi bensì Michael Kofman, senior fellow presso il Carnegie Endowment for International Peace ed esperto di forze armate russe, durante un intervento all’evento “Vertex” promosso dall’Army Application Laboratory.

“Il problema è che ci si trova di fronte a enormi problemi di distorsione del campione. Le unità che hanno avuto meno successo vi mostreranno probabilmente i loro colpi più riusciti”, afferma l’esperto, che sottolinea anche come l’uso crescente dei droni da parte dell’Ucraina per sganciare mine ed eseguire missioni di rifornimento sta ricevendo meno attenzione rispetto alle missioni d’attacco più appariscenti. “Le missioni di posaggio mine sono diventate uno dei loro compiti principali, in particolare con ordigni a influenza magnetica. Le unità registrano le posizioni delle mine, consentendo loro di interrompere la logistica nemica senza influenzare le proprie operazioni”. Colpendo così più veicoli nemici di quelli che si possono vedere sui social.

Al contrario, nota Kofman, nonostante l’impressione fornita dai video diffusi per motivi di propaganda, le loitering munitions possono funzionare male contro i veicoli e bersagli corazzati mobili. L’esperto cita la storia di un veicolo da combattimento blindato di produzione statunitense “Bradley” attaccato da droni Fpv (first person view) con addosso carichi esplosivi, che ha subito più di venti colpi senza essere neutralizzato.

Ma i droni possono avere altri impieghi cruciali nelle operazioni di combattimento. Unità dell’esercito ucraino con cui Kofman ha avuto modo di confrontarsi riferiscono che la metà delle missioni di rifornimento sono effettuate da piccoli droni logistici non più grandi di qualche metro. Questi droni sono necessari perché i russi colpiscono regolarmente i veicoli che viaggiano entro cinque o sei chilometri dal fronte. Seppur non in grado di trasportare grandi quantità di rifornimenti, questi piccoli apparecchi sono tuttavia bersagli meno facili rispetto alle controparti di stazza maggiore, sia in aria che quando i soldati si raggruppano intorno a loro quando atterrano. Ad esempio, la maggior parte dei rifornimenti nella testa di ponte di Krinky, sulla riva sinistra del fiume Dnepr, è stata effettuata con i droni durante gli scorsi mesi.

L’esperto del Carnegie ha anche detto che se si confrontano i danni causati con il numero di droni persi, i grandi bombardieri sono tra i droni d’attacco più efficaci di cui l’Ucraina dispone. Tuttavia, l’uso dei droni da parte dell’Ucraina comporta anche degli svantaggi. In primo luogo, i droni richiedono più persone per il loro funzionamento rispetto ad altre armi con effetti simili. Una singola squadra di droni che opera in prima persona potrebbe includere un pilota di droni, uno specialista di armi, uno specialista di riparazioni e un altro pilota che individua gli obiettivi con un drone da osservazione. Ma un singolo operatore di missili guidati anticarro potrebbe avere un effetto simile sul campo di battaglia. Un’eccessiva dipendenza dai droni potrebbe anche portare i comandanti a microgestire le truppe, suggerisce Koffman.

Nonostante le sfide legate all’uso dei droni per le missioni d’attacco, Kofman ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero imparare dall’uso dei droni da parte dell’Ucraina per ottenere attacchi di precisione di massa a distanza ravvicinata. I droni hanno “democratizzato la precisione” nei combattimenti a distanza ravvicinata. Tuttavia, gli Stati Uniti attualmente enfatizzano eccessivamente l’uso di armi di precisione per eliminare i posti di comando e altri obiettivi in profondità dietro la linea del fronte. Colpire questi obiettivi è “un importante strumento, ma non sostituisce il successo nella battaglia ravvicinata”, ha affermato l’esperto. Soprattutto in un contesto come quello del conflitto in corso: Kofman afferma che nelle forze armate statunitensi c’è una “eccessiva enfasi sulla guerra di manovra”, ma in un conflitto come quello ucraino “bisogna davvero fare pace con un alto livello di logoramento”.

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