La società italo-francese incaricata di realizzare la Torino-Lione, una delle più grandi opere ferroviarie mai progettate, racconta dal Villaggio Olimpico di Parigi come rispetto per l’ambiente, per la legalità e per la sicurezza dei lavoratori possono andare di pari passo con efficienza e velocità di esecuzione
Può una delle più grandi infrastrutture mai realizzate dall’uomo essere anche un esempio di sostenibilità, attenzione all’ambiente e al capitale umano? Se l’opera in questione è la ferrovia ad Alta velocità Torino-Lione, la risposta è sì. Nei giorni in cui a Parigi si svolgono i Giochi Olimpici e l’Italia porta a casa i suoi primi preziosi ori, Telt, acronimo di Tunnel Euralpin Lyon Turin, la società binazionale di proprietà al 50% dello Stato francese e al 50% delle Ferrovie italiane e con sede a Le Bourget-du-Lac, nel dipartimento della Savoia e nata con lo scopo di progettare, realizzare e successivamente gestire la sezione transfrontaliera della futura linea ferroviaria Torino-Lione, ha voluto coinvolgere imprese ingaggiate, lavoratori e analisti in un’iniziativa volta a sottolineare tutta la sostenibilità, nelle sue varie forme, intrinseca all’opera. Insomma, i cantieri della nuova ferrovia Torino-Lione come un laboratorio per costruire nuove pratiche e ripensare la sostenibilità applicata al settore delle grandi opere.
Il punto di partenza è la consistenza dell’infrastruttura. Vale su tutti il fatto che l’opera principale della Torino-Lione è il tunnel di base del Moncenisio, la più lunga galleria ferroviaria mai costruita da quando esiste l’ingegneria. Il tunnel, a doppia canna a singolo binario, è lungo 57,5 km, di cui 45 km in territorio francese e 12,5 km in territorio italiano. Ad oggi, l’opera il cui costo di aggira sugli 11,1 miliardi e che dovrebbe essere terminata nel 2033, ha visto scavati 37,3 km della nuova Torino-Lione, di cui 13,7 km del tunnel di base, dei circa 164 km di gallerie previste per l’opera. I cantieri, che oggi vedono al lavoro oltre 2.500 persone, al picco delle attività vedranno impegnati 4.000 lavoratori diretti.
Questo per dare la cifra dei lavori e della portata dell’iniziativa. Ma ecco il versante umano e ambientale, ben raccontato dai manager di Telt nell’ambito dell’incontro tenutosi proprio all’interno degli spazi del Villaggio Olimpico. Tra questi, Daniel Bursaux, presidente di Telt, il ceo e direttore generale Maurizio Bufalini, Lionel Gros, deputy director-general for France, Manuela Rocca, deputy director-general for Italy, Olivier Gil, communication manager. Insieme ai vertici di Telt erano presenti i manager di 11 imprese di costruzione e di ingegneria impegnate nei dieci cantieri dell’opera che, moderati dalla ceo del Collège des Ingénieurs di Torino, Erika Vaniglia, hanno presentato i loro progetti su tutela dell’ambiente e economia circolare, sicurezza dei lavoratori, massimizzazione delle ricadute sul territorio e lotta alla corruzione.
E proprio Bursaux e Bufalini, hanno voluto trasferire ai presenti il senso della Torino-Lione per la sostenibilità. “Quello che vuole essere questa opera, unica nel suo genere, è proprio un qualcosa di esemplare. Oggi tutti i cantieri sono attivi, siamo in un momento in cui dobbiamo cambiare passo, per raggiungere i nostri obiettivi nei tempi stabiliti. Le imprese che lavorano a questo grande progetto sono tutte ingaggiate, tutte ben avviate, così come lo sono i lavoratori”, hanno spiegato i manager al vertice di Telt.
“Ed è proprio per questo che vogliamo avere un approccio il più sostenibile possibile. E quando parlo di sostenibilità, parlo di tutto: dallo scarico dei materiali, alla sicurezza degli operai, dalla qualità del carburante usato per le macchine, al rispetto degli ecosistemi che incontriamo lungo il nostro percorso. La Torino-Lione vuole essere un esempio”. D’altronde, “con l’avanzamento dei cantieri è impellente la necessità di compattare le imprese intorno ai temi delle sostenibilità e della sicurezza sul lavoro: i nostri cantieri sono una sfida, ma sono anche un’occasione imperdibile per impostare delle pratiche che facciano scuola nel mondo delle grandi infrastrutture”.
Manuela Rocca ha voluto invece spostare l’attenzione sul capitale umano e sul versante della legalità. “Il punto di partenza è che tutti i contratti oggi sono stati firmati, specialmente quelli relativi al tunnel di base. Le imprese coinvolte si sono finora mostrate molto proattive e ben disposte a sottoscrivere un documento che riassume il nostro approccio alla sostenibilità. Un documento che ci unisce e che rende l’intero progetto molto più trasparente e sostenibile. E non parlo solo dello smaltimento dei materiali di scavo, delle acque. Ma della sicurezza dei nostri lavoratori, del loro benessere e della loro tutela. Anche sul fronte della corruzione, poi, abbiamo previsto precise norme, anche ricorrendo al whistleblowing, per fare della trasparenza e della lotta alla corruzione uno degli assi portanti”.
Quanto al documento a cui si è riferita Rocca, si tratta del paper di indirizzo scritto a quattro mani da imprese e committenza, che pone tra i principali obiettivi sui cantieri di “riaffermare fortemente la priorità della sicurezza sul lavoro tra gli impegni e le grandi e aspirazioni che guidano Telt e le altre aziende della Torino-Lione, nella consapevolezza che c’è ancora molta strada da fare”. A questo scopo il paper ha individuato le buone pratiche già in essere sui cantieri e lanciato otto nuove sfide operative su cui le imprese si misureranno nei prossimi mesi. Tra queste, l’introduzione di almeno il 30% in più di mezzi di cantiere elettrici e a basse emissioni per favorire la decarbonizzazione e ridurre ulteriormente il consumo di energia durante la costruzione del tunnel di base.