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La guerra di Gaza apre la strada a Pechino per il gas di Cipro. Ecco perché

Il fronte bellico ha superato, per priorità, il tema energetico legato al gasdotto EastMed. Per cui andrebbe aperta una riflessione a più cervelli (quindi con i nuovi vertici europei) sul modus con cui andrebbero coinvolti altri partner esterni, come ad esempio Cosco, che sì gestisce il porto greco del Pireo, ma che ha interessi geopolitici conflittuali se non concorrenti con i Paesi europei partecipanti

La guerra in corso a Gaza porta evidentemente in grembo anche altri aspetti correlati, che però hanno un peso specifico significativo, come quelli legati all’energia, perché tocca direttamente le ripercussioni sull’Europa. Non sfuggirà che prima dello scoppio del conflitto erano in piedi trattative tra Israele e i Paesi vicini per decidere come sfruttare i copiosi giacimenti presenti nel Mediterraneo orientale, ragionamenti (come quello sul gasdotto EastMed) che ora sono stati sostituiti dalle priorità dell’agenda di Tel Aviv. Ma altri partner come Cipro cercano strade alternative.

Qui Nicosia

Come annunciato dal ministro dell’Energia George Papanastasiou, il governo di Cipro ha deciso di dare avvio alle gare d’appalto per il completamento del terminale di gas naturale liquefatto per la produzione di energia elettrica, nonostante la risoluzione di un contratto da 500 milioni di euro con il consorzio CPP-METRON guidato dalla Cina e un’indagine della Procura pubblica europea su una possibile frode negli appalti e l’appropriazione indebita di fondi europei.

La Commissione europea ha chiesto il rimborso di circa 68 milioni che corrisponde all’importo del finanziamento europeo finora versato alla Natural Gas Infrastructure Company (Etyfa). Pochi giorni fa il Ministero dell’Energia cipriota ha ricevuto una lettera dalla Commissione Europea che elencava possibili irregolarità durante il periodo di valutazione della gara. Tali questioni riguardano i criteri di valutazione del consorzio composto da China Petroleum Pipeline Engineering, Metron Energy Applications, Hudong-Zhonghua Shipbuilding e Wilhelmsen Ship Management. Le violazioni sarebbero due: una sui criteri di aggiudicazione della gara e una sulla firma dell’accordo bilaterale. In sostanza Bruxelles chiede la restituzione dei soldi mentre gli appaltatori se ne vanno: a questo punto quale sarà il futuro della nave rigassificatrice?

Il ruolo della Cina

La China Petroleum Pipeline Engineering è il principale costruttore di oleodotti in Cina, responsabile della costruzione di quasi tutti gli oleodotti transnazionali in Cina e soggetto aggiudicatore di moltissimi progetti all’estero.

Il progetto per il terminal Gnl nel porto di Vassiliko da circa 542 milioni di euro (non ancora completato) porterà la creazione di un varco di ingresso per il gas naturale a Cipro, con anche una connessione al mercato europeo del gas. Otto mesi fa il consorzio guidato da China Petroleum Pipeline ha completato le prove in mare con l’intenzione di terminare i lavori entro il 31 luglio 2024 (termine scaduto oggi) e per questa ragione la Shanghai Cosco Shipping Heavy Industry ha tenuto una cerimonia ufficiale in pompa magna: l’unità galleggiante è stata consegnata nel gennaio scorso. Nelle intenzioni di Cosco il progetto è il primo di conversione FSRU di GNL e in assoluto il primo progetto energetico “One Belt, One Road” tra un’impresa cinese e l’Unione Europea.

Scenari

Che il gas presente nel Mediterraneo orientale vada sfruttato in tempi brevi è un dato su cui tutti i Paesi interessati concordano, per questa ragione era stato varato lo strumento del Forum EastMed quando era di attualità la costruzione di un mega gasdotto tra Israele e le coste meridionali italiane, passando per Cipro e Grecia. Ma le resistenze turche prima e il conflitto a Gaza poi ne hanno compromesso probabilmente la realizzazione.

Piuttosto andrebbe aperta una riflessione a più cervelli (quindi con i nuovi vertici europei) sul modus con cui andrebbero coinvolti altri partner esterni, come ad esempio Cosco, che sì gestisce il porto greco del Pireo, ma che ha interessi geopolitici conflittuali se non concorrenti con i Paesi europei partecipanti.

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