Il nucleare, nella sostanza, è già oggi (e da tempo) una realtà con la quale è obbligatorio relazionarsi nel merito degli aspetti di sicurezza, e in tal senso comunque sarà opportuno procedere, a prescindere di come si risolverà il dibattito in auge al momento: su questo tema i cittadini hanno una percezione meno nitida di quello che dovrebbe essere, ma è importante che le istituzioni e l’autorità lavorino in questo senso per una crescita culturale del Paese. Il commento di Francesco Campanella, direttore dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, Isin
Il dibattito in corso sul nucleare in questi mesi assume a tratti toni surreali, come se in discussione fosse l’accesso a quel tipo di energia in un Paese che ne è totalmente privo, per qualsivoglia uso.
Dal mio osservatorio privilegiato dell’Isin, l’autorità indipendente sull’energia nucleare, colgo come dal dibattito sia quasi assente il convitato di pietra di ogni discussione sull’energia atomica: il vessillo della sicurezza, che, nel caso (remoto) in cui venga agitato in ambito nucleare, per lo più apre istintivamente il fianco a timori di un futuro spettrale.
In realtà, la sicurezza nucleare e la radioprotezione non sono temi che diventeranno centrali se e quando l’Italia dovesse tornare a produrre energia con reattori nucleari, ma avrebbero dovuto essere già centrali da qualche decennio, perché l’Italia non solo è ancora oggi alacremente impegnata sul decommissioning delle vecchie centrali nucleari, ma vede anche sul suo territorio un massiccio utilizzo di sorgenti di radiazioni ionizzanti per scopi medici, industriali e di ricerca, che devono evidentemente conformarsi a regole di sicurezza e cautela ben standardizzate e in linea con gli orientamenti e gli atti di indirizzo internazionalmente accreditati.
Il nucleare, nella sostanza, è già oggi (e da tempo) una realtà con la quale è obbligatorio relazionarsi nel merito degli aspetti di sicurezza, e in tal senso comunque sarà opportuno procedere, a prescindere di come si risolverà il dibattito in auge al momento: su questo tema i cittadini hanno una percezione meno nitida di quello che dovrebbe essere, ma è importante che le istituzioni e l’autorità lavorino in questo senso per una crescita culturale del Paese.
Il nucleare è un tema divisivo e di forte impatto emotivo, la sicurezza invece è un obiettivo condiviso e da perseguire con grande lucidità di analisi, ovvero con la massima attenzione e impegno da parte delle istituzioni e di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti.
Compreso il piano della comunicazione, sul quale Isin deve avere un ruolo centrale per aumentare la capacità dei cittadini di comprendere e valutare un tema tanto complesso. “La sicurezza prima di tutto” deve essere un mantra, una premessa irrinunciabile per qualunque tipo di approccio a questo argomento, perché sulla garanzia della sicurezza (reale e percepita) si gioca la fiducia della comunità-Paese, e quindi l’agibilità di una determinata strategia energetico-climatica.
L’Isin rappresenta il grande ombrello istituzionale, indipendente dal governo, a difesa dei cittadini, guidato solo dall’obiettivo di garantire al Paese, per tutti gli usi pacifici dell’energia nucleare consentiti dalla norma, le migliori policy di sicurezza, allineando il sistema regolatorio nazionale a quanto previsto dal sistema di regole internazionali applicabili.
Si tratta di un ruolo-chiave che Isin intende svolgere senza risparmio alcuno, nel nome di un bene che sta perseguendo dal 2018 con impegno e continuità, e che continuerà a perseguire con immutato slancio nel prossimo futuro, senza alcun condizionamento dato dall’incertezza delle scelte energetiche che la politica intenderà adottare.
Quando è nato l’Isin, nel 2018, la prospettiva di tornare a produrre energia dal nucleare era assolutamente fuori dal dibattito politico, eppure si avvertì lo stesso il bisogno di una istituzione terza che generasse fiducia presso l’opinione pubblica per il nucleare di allora – che è poi quello di oggi – e che consta, fra l’altro, di: criticità nel decommissioning delle centrali; tematiche di radioprotezione e di gestione degli impianti in sanità, industria e ricerca; temi complessi quali la gestione dei rifiuti radioattivi e il trasporto di sostanze radioattive.
Nella partita attualmente in corso l’ispettorato non è giocatore ma piuttosto arbitro, la cui pagella dipenderà solo dalla capacità di fare osservare le regole del gioco, con uniformità di giudizio, imparzialità e capacità di contestualizzazione, anche attraverso i suoi report annuali, le sue attività ispettive, le sue linee-guida tecniche, le sue espressioni di parere, il suo supporto all’autorità giudiziaria, le sue reti di monitoraggio della radioattività, le sue attività di verifica per realizzare il deposito unico nazionale, il suo centro per le emergenze, la collaborazione con le istituzioni locali, la presenza in tutti i consessi internazionali in tema di energia nucleare.
Il direttore, e con esso il personale di Isin tutto, deve garantire la migliore professionalità e la massima efficienza, ma dalle istituzioni pretende la giusta considerazione e ai cittadini chiede ascolto, consapevole che l’autorevolezza e la credibilità che saprà dimostrare impatteranno sulla sua crescita e sulla forza del proprio ruolo.