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Putin sotto pressione. Il nuovo fronte ucraino che spaventa il Cremlino

Doppia svolta sul fronte della fallita invasione russa dell’Ucraina: le forze di Kyiv penetrate oltre i confini controllano il gasdotto verso l’Europa e incombono sugli impianti nucleari di Mosca. L’analisi di Gianfranco D’Anna

L’esercito ucraino sta manovrando per assediare con quattro reattori la centrale atomica situata sulla riva del fiume Seym presso la cittadina di Kurčatov, a circa 40 chilometri a ovest di Kurks. È una delle tre centrali nucleari più grandi della Russia e una delle maggiori produttrici di elettricità del Paese. Nella stessa zona, leggermente a nord, è in costruzione una seconda centrale con altri quattro reattori atomici.

Al Cremlino, appena l’hanno informato, Vladimir Putin é andato in escandescenza, accusando generali e intelligence di inefficienza. Con la copertura degli F-16, l’utilizzo di mezzi corazzati e missili americani e inglesi, il supporto degli specialisti di guerra elettronica e dell’intelligence occidentale, in particolare britannica, e l’avanzata delle forze di Kyiv ha assunto la consistenza di un’offensiva su larga scala. Un’offensiva che sta sorprendendo gli esperti militari e offrendo spunti storici della serie: Kurks come Cartagine?

Il contropiede offensivo a sorpresa dell’esercito ucraino oltre i confini della Russia sembra, sul filo delle differenze aristoteliche di unità di tempo, luogo e azione, la replica della mossa strategica di Publio Cornelio Scipione, detto l’Africano, di spostare l’estenuante guerra di Roma contro i cartaginesi di Annibale e Asdrubale dall’Italia e dalla Spagna all’Africa, assediando Cartagine. Sono passati circa duemila e cinquecento anni, ma tutti i grandi strateghi dell’arte della guerra, dal cinese Sun Tzu al prussiano von Clausewitz, riconoscono che la mossa del console romano fu decisiva per sconfiggere Annibale, uno dei più abili e astuti condottieri dell’antichità.

Congegnata essenzialmente per interrompere l’ossessiva avanzata russa in corso da tre mesi nel Donbass e portare la guerra in casa ai russi, l’offensiva oltre confine sembra ora delineare una manovra di accerchiamento da parte delle forze di Kyiv, attraverso la regione di Kursk delle retrovie dell’armata russa, che da Belgorod e Valujki attaccano nella regione di Izjum e Luhans’k con l’obiettivo di conquistare la città di Pokrovsk. Nonostante le migliaia di morti lasciati sul terreno, la tattica moscovita stava avendo il sopravvento, con ondate incessanti di soldati, lanciati contro le difese ucraine, sopraffatte grazie al peso dei numeri. Per Zelensky é un momento cruciale in cui decidere tra il difficile e l’estremamente difficile.

Utilizzando blindati americani Stryker e Bradley e tutto il più avanzato background missilistico e militare  occidentale, l’offensiva nella regione di Kursk é penetrata come una lama nel burro nelle retrovie della frontiera, superando almeno due linee difensive, ha attaccato la base aerea russa di Lipetsk e ha occupato Sudzha, snodo energetico del gasdotto che monitora le ridotte forniture russe a Paesi come Austria e Ungheria. Kyiv sta consentendo al gas di continuare a fluire normalmente come previsto dai contratti che scadono alla fine del 2024. La notizia dello sfondamento del confine a Sudzha in direzione di Kurks, e il possibile contrapasso delle due centrali atomiche della zona con il mega impianto nucleare di Zaporizhzhia, ha fatto riprecipitare il Cremlino nel panico del giugno dell’anno scorso, in occasione della marcia su Mosca dei mercenari della brigata Wagner di Yevgeny Prigozhin.

Putin convoca vertici su vertici, ma oltre a constatare l’ennesimo clamoroso flop dei propri servizi di intelligence, ha dovuto accettare per buone le rassicurazioni del capo di Stato maggiore Gerasimov che sostiene che l’avanzata ucraina sta per essere circoscritta. Che é comunque l’implicita ammissione che la Russia non é in grado di fare la guerra e contemporaneamente controllare i confini. Il quotidiano britannico The Guardian riporta l’opinione di Jade McGlynn, esperta di Ucraina e ricercatrice presso il King’s College di Londra, secondo la quale: “Più che come strategia militare, dal punto di vista politico l’attacco ucraino ha avuto molto successo. Ciò suggerisce ancora una volta che le linee rosse di Putin sono solo parole e che la Russia non é così forte come alcuni affermano”.

I rivelamenti satellitari confermano che l’obiettivo principale dell’offensiva di Kiev di spingere la Russia a ridislocare nell’area truppe attualmente impiegate in Ucraina orientale sta per essere raggiunto perché varie unità posizionate vicino alla città di Siversk, nell’oblast di Donetsk, si stanno spostando verso nord per rinforzare le posizioni investite dagli attacchi ucraini. Più ottimistiche, ma di parte, le conclusioni del capo dell’intelligence ucraina Kyrylo Budanov, secondo cui la spinta diversiva nella regione di Kursk accelererà l’esaurimento delle capacità logistiche da parte delle forze di Mosca.

Cartagine o meno, in ogni caso la profonda ferita nel fianco rappresentata dal contropiede ucraino, ben oltre l’evidente figuraccia internazionale, potrebbe trasformarsi per Putin in uno scacco matto.

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