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Campo largo in ordine sparso. Per Meloni la prova (anche in Ue) è la manovra. Parla Palano

La costruzione del Campo Largo con tutti i partiti di centrosinistra risulta ancora molto complessa: i veti incrociati, in particolare del leader pentastellato verso il numero uno di Italia Viva non contribuiscono alla realizzazione dell’alleanza larga. In maggioranza qualche polemica, ma il governo è ancora forte. La vera prova – di consenso e di capacità – sarà la realizzazione della Manovra. Colloquio con il politologo Damiano Palano

Il campo largo procede ancora in ordine sparso. In assenza di un assetto definitivo e con veti incrociati tra i vari leader, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni può senz’altro proseguire il suo lavoro senza particolari insidie da parte della minoranza. Tanto più che, di qui ai prossimi appuntamenti elettorali, “assisteremo ad alleanze a geometria variabile, senza che esse rappresentino una reale alternativa di governo”. A dirlo è Damiano Palano, politologo e direttore del dipartimento di Scienze politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Conte pone il veto sull’ingresso di Renzi nella coalizione larga. Il Pd cerca una mediazione. Cosa pensa che accadrà di qui alle regionali?

Mi aspetto vari esperimenti di possibili alleanze con tira e molla repentini. Sicuramente il Pd in questa fase gioca in una posizione privilegiata essendo uscito dalle consultazioni Europee con un buon risultato elettorale. E dunque sono Renzi e Conte a essere costretti a convergere verso i dem. Con non poche difficoltà interne.

In questo momento mi pare che il più in difficoltà sia proprio l’ex premier grillino. 

Il Movimento 5 Stelle è abbastanza frastagliato ed è imprevedibile come potrà evolvere la situazione. Un travaglio che vede contrapposta la fronda vicina al fondatore Beppe Grillo e un’altra fazione più vicina all’attuale leader. Penso che questa fase complessa, se portata all’esasperazione possa anche condurre a una scissione. Sicuramente i pentastellati sono alla ricerca di un’identità smarrita.

Anche il leader di Italia Viva è alle prese con una pesante messa in discussione della sua leadership all’interno del partito. Che esito prevede per il Terzo Polo?

Oltre al tema della leadership c’è un problema di assenza di voti, che per la verità sono sempre un po’ mancati. Abbiamo riscontrato in più occasioni una sostanziale incompatibilità tra Renzi e Calenda (leader di Azione), per cui per il Terzo Polo per lo meno nella formulazione in cui l’avevamo conosciuto non prevedo esiti particolarmente positivi. Ed è anche per questo che qualche alleanza potrà funzionare nei territori – tenendo assieme grillini e centristi – ma sarà molto più complessa a livello nazionale.

Anche nella maggioranza, pur compatta, ci sono frizioni. La polemica sullo Ius Scholae dove condurrà?

Penso che sia una polemica più che altro volta a mettere dei paletti per conquistare, da parte di Forza Italia, una parte di elettorato centrista e per marcare un’identità diversa da Lega e Fratelli d’Italia. Per Salvini, d’altra parte, si tratta di un tema nevralgico per caratterizzare sempre di più il partito come identitario e nazionalista. Ma, detto questo, il governo non vacilla ed è ancora forte.

Forse il primo grande scoglio sarà la costruzione della Manovra. Quali difficoltà si profilano all’orizzonte?

Sicuramente questo sarà la sfida principale, al centro dell’agenda di governo nei prossimi mesi. È la prima prova rilevante, tanto più che fino a oggi per varie dinamiche – a partire dai vincoli di bilancio più allargati – la Manovra è stata approvata senza particolari problematiche. Ora i nodi vengono al pettine e l’esecutivo sarà senz’altro costretto, anche in virtù dei nuovi vincoli europei, a fare delle scelte che probabilmente genereranno qualche malumore. E, forse, il primo significativo calo di voti.

A proposito di vincoli europei, la Finanziaria sarà anche una prova di approccio con Bruxelles. 

Sì, certo. Dopo la scelta da parte di Meloni di non appoggiare il bis di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione, resta da capire come si collocherà l’Italia negli equilibri europei. Il rischio è quello dell’isolamento e mi pare di cogliere alcuni segnali in questa direzione. Sicuramente la composizione della nuova Commissione chiarirà meglio i rapporti tra i Paesi – e il nostro è comunque tra i fondatori – ma gli strappi e le forzature non ci fanno bene.

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