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L’IA tira meno: tonfo sordo per Nvidia. Ma anche le altre Big Tech non ridono

Martedì il colosso di Santa Clara ha perso il 9,5%, pari a 279 miliardi di dollari. Mai nella storia si è verificata una perdita simile da un’azienda americana in un solo giorno. Tutto il comparto è in sofferenza, dovuto alle aspettative mancate sull’intelligenza artificiale

Quello di ieri è stato un martedì che Nvidia ricorderà per molto tempo, suo malgrado. Mai una società statunitense aveva registrato una perdita di valore come quella riportata dal colosso tecnologico, che ha registrato un -9,5%, che tradotto in denaro equivale a 279 miliardi di capitalizzazione di mercato. Meta, la società di Mark Zuckerberg, aveva registrato nel febbraio di due anni fa una perdita di 232 miliardi, una cifra già record difficile da superare (e invece…). Il tonfo dell’azienda di Santa Clara è quindi a dir poco rumoroso, ma in qualche modo atteso. La previsione di mercato, presentata da Nvidia agli investitori meno di una settimana fa, non rispettava le grandi attese per il prossimo trimestre, diffondendo così sfiducia nel comparto.

Nessuno però può sorridere. L’indice Nasdaq è sceso del 3,26%, riflettendo il momento negativo dell’intero settore. Dopo un’ondata di investimenti dovuti alle novità e all’entusiasmo portati dall’intelligenza artificiale, si è verificata una brusca frenata a causa dei lenti ritorni economici. Una frenata che coinvolto tutte le Big Tech, comprese Microsoft e Google Alphabet. Anche Intel, altro leader nel mercato dei semiconduttori, ha chiuso la giornata di martedì con le ossa a pezzi, perdendo quasi il 9%. A dare una spiegazione di questa situazione è BlackRock. Secondo la società di investimento, “alcune ricerche recenti si sono chieste se i ricavi dell’IA da soli giustificheranno questa ondate di spese in conto capitale. Nel valutare gli investimenti nell’IA delle singole società, gli investitori devono considerare se queste stanno facendo il miglior uso dei loro bilanci e del loro capitale”. Insomma, c’è cautela.

Secondo alcuni osservatori, la caduta di Nvidia – e in generale delle aziende tecnologiche – potrebbe anche essere una conseguenza delle tensioni geopolitiche che stanno avendo ripercussioni nel mondo dei chip. Un report di Nikkei ha sottolineato che la rincorsa della Cina nell’intelligenza artificiale sta aumentando, accorciando la distanza dagli Stati Uniti. Ora sarebbero indietro solamente di tre anni rispetto agli americani, nonostante l’amministrazione di Joe Biden abbia adottato contromisure per frenare l’export a stelle e strisce verso la terra del Dragone.

Se l’analisi è corretta, una ragione per spiegare il momento negativo di Nvidia&Co bisogna ritrovarla anche internamente. L’Antitrust americano ha infatti acceso i riflettori sull’azienda e altri chipmaker per capire se stanno abusando della propria posizione di forza, con il fine di limitare la possibilità dei clienti di ricorrere ad altri fornitori. In passato, il Dipartimento di Giustizia aveva già sottoposto all’azienda di Jensen Huang una serie di questionari, ma ora ha inoltrato la richiesta legalmente vincolante di fornire informazioni che possano scagionarla.

“Vinciamo per merito, come riflesso nei nostri risultati e nel valore per i clienti, che possono scegliere qualsiasi soluzione sia per loro migliore”, si giustificano dall’azienda. Nella speranza di passare indenni oltre la tempesta.



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