Dietro Sangiuliano si nascondono altre, complicate vicende. Forse ci sono vicende personali, come dichiarano alcuni giornali. Sicuramente ci sono equilibri interni. L’opinione di Francesco Sisci
Sesso e politica, debolezze e arroganze umane sono la materia di commedie, se in ballo ci sono baruffe domestiche, o tragedie se si lotta per Troia e Micene. La civiltà occidentale nasce sul mito di una donna, Elena, che tradisce il marito re di Sparta, Menelao, per un erede, Paride, della città che controllava i Dardanelli, Ilio. Una banale storia di tradimento familiare che però greci e troiani scelgono di alzare a sfida esistenziale e trasformano in snodo iniziale della civiltà occidentale. È la fine dell’ultima civiltà minoica e l’inizio dell’ascesa di quella ellenica.
In Italia la tradizione è che non si arriva al dramma, ci si ferma alla commedia. Eppure non si conclude lì. Diventa una trama che avvolge e macera tutto come acido caustico su un corpo: la tela dei sorrisetti, delle allusioni, della stizza lascia il deserto dietro.
Questo sembra il caso del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, coinvolto in un affaire con la signora Maria Rosaria Boccia. Una faccenda minima, personale, comprensibile specie in Italia dove nessuno, uomo o donna, sarebbe disposto a scagliare la prima pietra. Ma, per un trucco del Fato, invece è diventato imbroglio politico.
Dietro Sangiuliano si nascondono altre, complicate vicende. Forse ci sono vicende personali, come dichiarano alcuni giornali, che portano ad Arianna Meloni, sorella del premier Giorgia, e al cognato Francesco Lollobrigida.
Sicuramente ci sono equilibri interni. Dopo la partenza di Raffaele Fitto per Bruxelles quella di Sangiuliano sarebbe la seconda poltrona ministeriale che viene a mancare e rende più traballante il posto di Daniela Santanché al dicastero del Turismo. Tre ministri, tutti del partito del premier, Fratelli d’Italia.
Se cadessero si aprirebbe una battaglia in maggioranza per la redistribuzione dei pesi con gli alleati. Inoltre, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella potrebbe volere un voto di fiducia in Parlamento. Non è chiaro se Meloni sopravviverebbe a una tale marcia forzata e come. Quindi deve resistere.
Ma a questa necessità se ne contrappone un’altra, quella di Boccia forse assetata di vendetta e fama personale, e sostenuta da un manipolo che, con il passare delle ore, vede nella storia un grimaldello contro il premier. L’errore vero di Meloni è stata l’intervista televisiva a Sangiuliano: ha transustanziato in politica quello che prima era un pettegolezzo da trivio.
Silvio Berlusconi con i suoi scandali, certe sue ministre dalle ombre ambigue, le olgettine, la nipote di Mubarak, i bunga-bunga, non si fece incastrare. Come un mago riusciva a digerire e trasformare tutto in qualcosa che lo rafforzava. Perché gli scandali, specie sentimentali, possono essere un cono di oscurità che ad attraversarlo bene se ne esce invincibili. Ma per questo ci vuole un tocco magico, che evidentemente Sangiuliano non ha, tirato poi come è da due lati da due donne, Meloni e Boccia. Così appare come il protagonista di una farsa, un nuovo nobile Totò, degno di compatimento e ridicolo. Caratteristiche forse buone per un vicino di casa, ma probabilmente non per un ministro.
Oggi Meloni fa la Priamo (il re dell’antica Troia) della situazione. Sceglie di difendere il suo Paride (Sangiuliano), per nascondere altro, mentre ormai si usa la Boccia-Elena come ariete per sfondare le mura.
L’ariete prende energia giorno dopo giorno, e non si ferma, mentre le mura possono scegliere di aprire la porta o farsi sfondare in un lungo e defaticante assedio. Per le opposizioni, divise e imbarazzate sugli scottanti dossier della guerra in Ucraina e della complicatissima finanziaria, l’assedio senza sfondamento per il neo Totò è ideale.
Indebolisce il governo senza passare responsabilità inquietanti. Per Meloni forse anche, preoccupata di tenere insieme vicende e ambizioni personali sempre più traballanti. Così l’assedio non si eleva a tragedia. Non ci sono Dei che scendono dall’Olimpo per prendere parti con gli umani; non c’è Achille, rabbioso perché Agamennone le ha sottratto Briseide, cosa che porterà alla morte del suo amato Patroclo e alla sua fine. In Italia pare tutto affari da drogheria, di sconto o sovrapprezzo sulle gomme da masticare, che dopo quattro morsi si sputano all’angolo della strada.
La tragedia vera è per l’Italia dove chiunque metta le dita in questa melma rimane sporco.