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La Corte di Giustizia dà ragione a Vestager contro Apple. I dettagli

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La Cgue ha ribaltato la sentenza del Tribunale del 2020 nel caso dei ruling fiscali con l’Irlanda, obbligando l’azienda di Tim Cook a pagare 13 miliardi di dollari. La Commissaria, in lacrime, esulta: “Grande vittoria per i cittadini e per la giustizia fiscale”

A mettere la parola fine dopo anni di battaglie legali sui ruling fiscali decisi anni fa dall’Irlanda a favore di Apple è stata oggi la Corte di Giustizia dell’Unione europea. Dal Lussemburgo è arrivata una storica sentenza con cui è stata annullata quella pronunciata quattro anni fa dal Tribunale, che aveva salvato Dublino e la società di Cupertino dando torto alla Commissione. Al contrario, per la Cgue il governo irlandese ha aiutato illegalmente la Big Tech con dei vantaggi fiscali pari a 13 miliardi di euro, confermando la tesi delle autorità europee che incassano una vittoria storica.

La vicenda nasce nel 2016, quando la Commissione aveva contestato ad Apple un accordo con l’Irlanda in materia fiscale che avrebbe comportato uno sconto piuttosto ingente. Secondo Bruxelles avrebbe pagato infatti delle tasse a dir poco basse nel periodo compreso tra il 2003 e il 2014, variando dall’1% allo 0,005%. Motivo per cui aveva richiesto la restituzione di quei miliardi di euro che non aveva sborsato. L’azienda di Tim Cook si era però opposta, richiedendo l’intervento del Tribunale, il secondo organo di giustizia più importante nello spazio comunitario. Che le aveva dato ragione, in quanto non era stata dimostrata l’accusa, infliggendo una dura sconfitta all’esecutivo europeo che oggi si prende la sua rivincita definitiva.

Per la Corte, invece, il Tribunale era incappato in una serie di errori nella sua valutazione. Su tutte, quelle relative alla tassazione normale in forza del diritto tributario irlandese applicabile nel caso di specie e alle censure dedotte dall’Irlanda e Apple contro le valutazioni fattuali della Commissione riguardo alle attività delle succursali irlandese e alle attività al di fuori di queste. La verità è che avrebbero dovuto essere confrontate non con altre società di Apple come è stato fatto, bensì con quelle di altre entità, in particolare con quelle con sedi fuori dall’Irlanda.

“La Commissione europea sta cercando di cambiare retroattivamente le regole e di ignorare che, come richiesto dal diritto fiscale internazionale, il nostro reddito era già soggetto a tasse negli Stati Uniti”, fanno sapere da Cupertino dopo la sentenza. “Siamo delusi dalla decisione odierna poiché in precedenza la Corte generale aveva esaminato i fatti e annullato categoricamente queste caso”. Che, sottolineano, “non ha mai riguardato la quantità di tasse che paghiamo, ma a quale governo siamo tenuti a versarle. Paghiamo sempre tutte le tasse che dobbiamo ovunque operiamo e non c’è mai stato un accordo speciale. Apple è orgogliosa di essere un motore di crescita e innovazione in Europa e nel mondo e di essere costantemente uno dei maggiori contribuenti al mondo”.

Di tutt’altro entusiasmo (comprensibilmente) è apparsa la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager: “La decisione di oggi è una grande vittoria per i cittadini europei e per la giustizia fiscale”, ha detto in conferenza stampa. Durante cui ha commentato anche l’altra storica sentenza, quella contro Google, con la Corte che ha questa volta confermato quanto aveva detto il Tribunale nel 2021, quando aveva respinto il ricorso del gigante di Mountain View per la multa da 2,4 miliardi di euro per abuso di posizione dominante sui motori di ricerca.

Quanto accaduto oggi, ha aggiunto una Vestager visibilmente commossa che ci ha tenuto a ringraziare il suo “formidabile staff”, segna un “cambiamento epocale su come vengono regolate le compagnie digitali. Prima di questo caso si pensava che dovessero essere lasciate operare liberamente. È un caso simbolico, perché ha dimostrato che anche le potenti compagnie digitali devono rispondere del loro operato. Nessuno è al di sopra della legge”.

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