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Capire Draghi leggendo Bergoglio. La riflessione di Cristiano

Il discorso dell’ex premier sembra un tentativo alto e importante di superare l’idea che i conflitti vanno superati. Come ha accennato anni fa papa Francesco in un’intervista concessa a padre Antonio Spadaro

Mi ha molto interessato il commento di chi al discorso programmatico di Mario Draghi, ha imputato contraddittorietà.  Si è osservato, giustamente, che intende attirare investimenti, costruire alleanze, ma anche attuare un protezionismo oculato per proteggere i settori strategici,  invoca integrazione ma anche riduzione del peso regolatorio quando eccessivo, propugna una transizione ecologica decisa ma anche di usarla per favorire la crescita, sostiene il mercato unico ma anche le fusioni e là dove servano imprese più grandi. Tutto questo è contraddittorio? E certamente articolato e complesso, ma non compiutamente contraddittorio.

Vorrei partire dalla considerazione, indispensabile, che c’è una grande diversità tra cose contrapposte e cose contraddittorie. Il discorso di Draghi così letto appare un continuo bilanciamento tra esigente contrapposte, non contraddittorie. Faccio un esempio: favorire la transizione ecologica può apparire contrapposto al favorire la crescita, ma non è in contraddizione. In contraddizione sarebbe favorire la transizione ecologica e favorire l’inquinamento per i suoi vantaggi. Allora il discorso di Draghi mi sembra un tentativo alto e importante di superare l’idea che i conflitti vanno superati. Non si possono superare le contraddizioni, questo è impossibile. Ma le opposizioni non vanno risolte, vanno accettate e portate a un livello più alto. È quello che ha detto anni fa papa Francesco in un’intervista concessa a padre Antonio Spadaro: “L’opposizione apre un cammino, una strada da percorrere. Parlando più in generale devo dire che io amo le opposizioni. Romano Guardini mi ha aiutato con un suo libro per me importante, L’opposizione polare.  Lui parlava di un’opposizione polare in cui i due opposti non si annullano. Non avviene neanche che un polo distrugge l’altro. Non c’è contraddizione né identità. Per lui l’opposizione si risolve in un piano superiore. In quella soluzione però rimane la tensione bipolare. La tensione rimane, non si annulla. I limiti vanno superati non negandoli. Le opposizioni aiutano. La vita umana è strutturata in forma oppositiva. Ed è quello che succede adesso anche nella Chiesa. Le tensioni non vanno necessariamente risolte e omologate, non sono come le contraddizioni”.

Se proviamo a immaginare una contraddizione la possiamo vedere tra Unione Europea e sovranismo. Cercando una soluzione a questa contraddizione si è scelta la forma ibrida nella quale oggi l’Europa barcolla, con poca cessione di sovranità e tanta richiesta di sovranità. Così leggo il programma di Draghi non come un libro dei sogni, forse lo è, ma come la richiesta di tenere insieme le opposizioni, liberandoci dalla contraddizione, gradualmente.

Il punto che coglie il ragionamento che cito mi è apparso così il punto cruciale, assai più degli ottocento miliardi da cercare e trovare insieme da parte di Paesi così diversi in quanto a deficit ed altro, argomento in cui non mi avventuro perché assai poco ne so. Ma se l’Europa vuole sopravvivere nel tempo che arriva, il tempo dei colossi in un mondo multipolare, deve affrontare le opposizioni sapendo che oggi governano certi colori e domani potranno governare altri. Ma il rischio impossibile è che l’Europa sia governata da chi non la vuole. Questa è la contraddizione.

Per evitare che queste spinte centrifughe prevalgono bisogna “amare”, direbbe Francesco, le opposizioni, fatte di e da diverse priorità e sensibilità, Vediamo che la priorità del fare alleanze (costruire ponti preferirebbe dire Bergoglio) e quella di proteggere ciò che per noi è strategico, sono due poli che si oppongono ma non si contraddicono, se crediamo nella scelta di essere europei, o che ci convenga esserlo.

Anche la scelta di favorire la crescita e quella di favorire la transizione ecologica appaiono, o sono, poli opposti ma non sono in contraddizione. Se la transizione ecologica determinasse povertà fallirebbe. Se la crescita portasse i mari a sommergerci fallirebbe. Dunque è una nuova dialettica quella che serve. La dialettica tra i poli che non si annullano, e che devono imparare a coesistere, evitando l’affermarsi del polo contraddittorio, quello dell’europeismo che favorisce la disgregazione dell’Unione Europea.

Tenere il discorso a livello di praticabilità o fattibilità del “nuovo piano Marshall” è importante, certamente, ma forse riduttivo. Il punto è quello che individua il discorso sulla “contraddittorietà”, io dico “contrappositività”,  di questa navigazione seguendo due poli.

La navigazione ha una rotta, non due. Ma la vita umana è strutturata in forma oppositiva. I fautori della transizione ecologica – faccio questo esempio che mi è più congeniale in un contesto che non è il mio – molto spesso sono ecologisti, non considerano la crescita, ma l’ecologia. I fautori della crescita, analogamente, sono il più delle volte liberisti, non vogliono lacci e lacciuoli, come suol dirsi, e tra questi molto spesso inseriscono l’ecologia. Ma le loro prospettive, opposte, non sono contraddittorie se non vengono interpretate da fondamentalisti.

Ecco allora che emerge la parola per me decisiva: ogni polo ha un suo fondamentalismo, che lo assolutizza. Salvare l’Europa è più difficile che salvare la Cina o gli Stati Uniti, perché noi non abbiamo il “figlio del cielo”, come i cinesi chiamavano l’imperatore e oggi dovrebbero chiamare il segretario del Pcc, né il “Commander in Chief”.

E allora dico che per quanto riguarda la priorità accordata da Draghi alla spesa militare io non vedo una contraddizione tra Draghi e il Bergoglio del no al riarmo. L’Europa non si riarmerebbe, ma si armerebbe, ma farebbe una scelta indispensabile per non dipendere. Questo rendere l’Europa autonoma una realtà è decisivo. E forse questa autonoma Europa potrebbe favorire il contenimento  delle politiche di riarmo.



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