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Non solo gasdotti, perché il cavo sotto il Mar Nero può aiutare la sicurezza regionale

Una collaborazione, quella tra Azerbaigian, Georgia, Romania e Ungheria, che mette in risalto il tentativo comune di migliorare la sicurezza energetica e la sostenibilità in tutta la regione. Oltre a diversificare le fonti energetiche, riducendo i costi in vista della Cop29 che si terrà a Baku

Portare più energia verde in Ue. Da tempo il tema dell’energia ha mutato il proprio status quo all’interno delle politiche di tutti i Paesi: non solo base programmatica di sviluppi connessi alle crisi che la contingenza offre (su tutte, la guerra a Kyiv), ma anche comune denominatore per due elementi fondamentali della geopolitica, ovvero il paniere delle alleanze e la sicurezza delle aree connesse. Il cavo sotto il Mar Nero non fa difetto a questo ragionamento e può significare un tassello in più alla voce cooperazione energetica in una macro regione ultrasensibile e determinante per i due blocchi continentali coinvolti.

Più cavi, più sicurezza

Il cavo sotto il Mar Nero permetterà di realizzare un ponte energetico dalla regione del Caucaso all’Europa. Si chiama “Black Sea Cable” e sarà lungo 1.195 chilometri e con una capacità di 1.000 megawatt. Per questa ragione si è svolto a Bucarest l’ottavo meeting ministeriale per promuovere l’accordo sulla cooperazione strategica nel campo dello sviluppo e della trasmissione dell’energia verde tra Azerbaigian, Georgia, Romania e Ungheria. Sul tavolo la componente in fibra ottica del corridoio energetico verde e la possibile inclusione della Bulgaria nel progetto.

Presenti per l’Azerbaigian il ministro dell’Energia Parviz Shahbazov, quello romeno Sebastian-Ioan Burduja, il vice primo ministro georgiano e ministro dell’Economia e dello Sviluppo Sostenibile Levan Davitashvili e per l’Ungheria dal ministro degli Esteri Peter Szijjártó. Hanno partecipato anche i rappresentanti della Bulgaria, della Commissione Europea, dei gestori dei sistemi di trasmissione.

Nell’occasione è stato firmato lo Shareholder Agreement, che ha fatto nascere una Joint Venture a Bucarest tra “Azerenergy” dell’Azerbaijan, “Georgia State Electrosystem” della Georgia, “Transelectrica” della Romania e “MVM” dell’Ungheria, ed è stato siglaato un protocollo comune, grazie al quale verrà completato lo studio di fattibilità tecnica ed economica entro i tempi specificati.

L’accordo

Dunque la linea elettrica del Mar Nero potrebbe portare energia verde all’Ue, rafforzando il quadro energetico continentale anche rapportandolo alla crisi generata dalla guerra in Ucraina.

Per il ministro dell’Economia georgiano Levan Davitashvili occorrono “misure più attive e accelerate” per implementare il progetto del cavo sottomarino, aggiungendo che la Georgia è orgogliosa di svolgere il ruolo principale in questo progetto. “Secondo lo studio di fattibilità completo, il progetto è promettente e tecnicamente ed economicamente fattibile. Ciò significa che i nostri sforzi sono stati fruttuosi e i nostri prossimi passi dovrebbero essere ancora più attivi e accelerati”. Il collega dell’Energia dell’Azerbaigian Parviz Shahbazov ha affermato che lo sfruttamento delle energie rinnovabili contribuirebbe ad affrontare i problemi del cambiamento climatico: “La linea sottomarina è importante per la sicurezza energetica, ma allo stesso tempo fornirà energia verde, che è molto in cima all’agenda della comunità internazionale”.

Verso la Cop 29

Il ruolo dell’Azerbaigian in questo progetto tocca non solo lo status di player fornitore di risorse per il corridoio dell’energia verde, ma anche il suo impulso futuro come partner chiave per l’energia rinnovabile per l’Europa. La fase progettuale adesso potrebbe vedere la partecipazione dell’Ue, passaggio chiesto a gran voce dal ministro ungherese degli Esteri e del Commercio, secondo cui è necessario il sostegno finanziario dell’Unione Europea: si parla di una cifra attorno ai 2 miliardi di euro che la nuova Commissione metterà sul piatto.

La Banca Mondiale ha promesso di stanziare altri 75 milioni di dollari alla Georgia per uno studio dettagliato del fondale del Mar Nero. Si tratta di una collaborazione, quella tra Azerbaigian, Georgia, Romania e Ungheria, che mette in risalto il tentativo comune di migliorare la sicurezza energetica e la sostenibilità in tutta la regione, oltre a diversificare le fonti energetiche, riducendo i costi in vista della Cop29 che si terrà a Baku.

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