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Africa e aerospazio, la strategia sempre più globale dell’Italia

Paesi come Giappone, India, Australia, che assieme a Usa, Regno Unito e Italia collaborano già sul progetto di caccia di sesta generazione, sono centrali, per cui al fine di impedire un declino economico che in Europa mostra vari segnali, come la crisi automobilistica in Germania e le conseguenze della crisi energetica post guerra in Ucraina, l’Italia deve necessariamente tentare una proiezione globale nella cornice naturale del G7

Come costruire una politica ampia che vada al di là delle singole e più vicine frontiere, in grado di assicurare un interesse geopolitico ed una visione di lungo periodo ad un paese come l’Italia? In primis moltiplicando gli sforzi verso un’area nevralgica come l’Africa, così come cerca di fare Giorgia Meloni con il Piano Mattei, ma armonizzandoli in un contesto globale. Ovvero tessendo relazioni con realtà extra europee, ad esempio come India e Australia, che offrono una possibile cooperazione di sicurezza verso l’Africa e l’Indo Pacifico. Se a questo contesto di base si sommano l’aerospazio, dove l’Italia è eccellenza riconosciuta, e la profondità strategica della diplomazia, il risultato può farsi estremamente interessante per le proiezioni italiane.

Piano Mattei e spazio

Per il Piano Mattei, l’aerospazio è uno degli asset fondamentali, come sottolineato dal ministro Adolfo Urso in occasione dell’avvio degli Stati Generali della Space Economy, a Milano. Appare evidente che l’Italia, in questo senso, ha tutte le carte in tavola per ridefinire il proprio ruolo nello spazio, nella consapevolezza che la space economy è perno delle economie moderne in un settore dove l’Italia ha il know how necessario, anche in riferimento a temi cruciali come la cyber-sicurezza e il trasferimento tecnologico. Lunedì prossimo, per questa ragione, Urso sarà in Kenya alla base spaziale Luigi Broglio di Malindi, che 60 anni fa segnò l’accesso sullo spazio dell’Italia.

Prosegue così l’impegno italiano nel settore dell’aerospazio e sarà possibile mescolare progresso e geopolitica, come è nelle intenzioni del governo Meloni che sul Piano Mattei ha proposto una vera e propria rivoluzione copernicana, sia in riferimento al modus operandi (un piglio paritario e non predatorio) sia in riferimento alla visione d’insieme del progetto (Africa sempre più centrale nelle dinamiche globali).

L’Italia verso l’Africa

In questo senso va letto il grande interesse manifestato da circa 60 imprese emiliano-romagnole per il mercato africano e che si sono confrontate in occasione di incontro organizzato da Confindustria e dedicato ai finanziamenti agevolati proposti da Simest per le aziende con legami commerciali o produttivi in Africa. A quei fondi potranno accedere tutte le imprese italiane che esportano o importano beni e servizi. Secondo l’ad di Simest, Regina Corradini D’Arienzo, l’Emilia-Romagna rappresenta la seconda regione in termini di export a livello nazionale. “Con il nuovo strumento di finanza agevolata ‘Misura Africa’ abbiamo implementato un plafond di agevolazioni finanziarie a partire da 200 milioni di euro in grado di supportare non solo le esportazioni italiane nel continente africano, ma anche le inclusione di materie prime strategiche e la formazione di personale africano, da impiegare sia sul posto sia in Italia attraverso l’utilizzo di flussi migratori regolari”.

Inoltre va segnalato l’impegno della Gaslini Academy, il centro internazionale di studi e formazione dell’istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Gaslini nell’ambito del Piano Mattei, per espandere ulteriormente le attività di formazione e cooperazione a favore delle realtà sanitarie meno sviluppate.

L’Italia globale

Il ragionamento, evidentemente, si lega alla percezione globale dell’Italia che per la prima volta ha proposto un indirizzo innovativo sull’Africa ma all’interno di un contesto ampio, che porti risultati nel medio-lungo periodo. Dal momento che le nuove partnership registrano il lavoro parallelo fatto dalle aziende italiane interessate a collaborare in settori-chiave come l’energia, la sanità, l’agricoltura, le infrastrutture, la formazione, ecco che il complesso della competenze italiane può essere sfruttato anche al di là del singolo ambito: il riferimento è alla proiezione globale dell’Italia, che si affaccia a latitudini mai realmente attenzionate prima, come il Global South.

Paesi come Giappone, India Australia, che assieme a Usa, Regno Unito e Italia collaborano già sul progetto di caccia di sesta generazione, sono fondamentali in questo senso e proprio nelle acque giapponesi è stata recentemente la Amerigo Vespucci. Inoltre, al fine di impedire un declino economico che in Europa mostra vari segnali, come la crisi automobilistica in Germania e le conseguenze della crisi energetica post guerra in Ucraina, l’Italia deve necessariamente tentare una proiezione globale. Il contesto del G7 rappresenta la cornice naturale.

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