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Strategia e investimenti. La transizione possibile secondo Panetta e Giorgetti

Tra la concorrenza sleale della Cina nel campo delle auto elettriche e la necessità di maggiori risorse, come spiega lo stesso Draghi nel suo rapporto, l’Europa non può fare a meno di una solida strategia se vuole portare a casa la rivoluzione green. E nessuno può essere lasciato indietro

Alla ricerca di una transizione possibile, realistica. Sono passati quattro anni da quando il Green new deal è diventato parte del lessico istituzionale europeo. Quella rivoluzione verde che persino Mario Draghi ha incastonato dentro il suo voluminoso e decisamente ambizioso rapporto, più volte immaginata da Ursula von der Leyen come la madre di tutte le rivoluzioni. Eppure gli ostacoli sulla via che porta a un ripensamento dell’economia, non mancano. Tanto per cominciare, la transizione costa e non tutti i Paesi dell’Unione se la possono permettere. Servono investimenti, massicci e l’Europa dovrebbe emettere debito comune per avere la necessaria capienza finanziaria. Ma qui la Germania si ferma, riducendo la strada a un piccolo e contorto sentiero.

Poi ci sono le insidie che arrivano da fuori. Come è possibile portare avanti una transizione ecologica in Europa se c’è chi, come la Cina, vende auto elettriche a un prezzo inferiore del 40% rispetto all’asticella del mercato? Riflessioni che Giancarlo Giorgetti e Fabio Panetta, rispettivamente ministro dell’Economia e governatore di Bankitalia, hanno messo al centro delle considerazioni intervenendo alla conferenza G7-IEA (l’Agenzia internazionale per l’energia) “Garantire una transizione energetica ordinata, proprio presso Palazzo Koch.

“Garantire una transizione energetica ordinata e giusta verso emissioni zero è la sfida decisiva del nostro tempo. La transizione energetica non è solo una sfida tecnologica, ma anche sociale ed economica. Occorre ripensare le nostre politiche, riorientare i flussi finanziari, riprogettare e sviluppare le infrastrutture e diversificare le nostre catene di approvvigionamento”, ha subito messo in chiaro Giorgetti. “Promuovere una transizione ordinata è un compito impegnativo. La complessità della decarbonizzazione delle nostre economie richiede un’attenta pianificazione, politiche solide e incentivi efficaci per riorientare i nostri modelli di produzione e consumo, utilizzando allo stesso tempo in modo efficiente le scarse risorse pubbliche”.

Per questo obiettivo, ha aggiunto il responsabile del Tesoro, è necessario “sfruttare i punti di forza e le risorse di tutti gli agenti economici e le parti interessate, i governi, il settore privato, la società civile e le comunità locali. La cooperazione tra le parti interessate è essenziale per condividere i rischi e promuovere l`innovazione necessaria per una transizione di successo”. E comunque, “le strategie per raggiungere la decarbonizzazione devono essere elaborato con attenzione affinché nessuno sia lasciato indietro. Perché la transizione energetica, lo ripeto, non è solo una questione economica o ambientale, ma è un imperativo sociale. Ciò comporta che mentre avanziamo verso emissioni zero, dobbiamo garantire che i benefici siano condivisi da tutti e che gli oneri non ricadano in modo sproporzionato sui gruppi vulnerabili o su specifici settori produttivi. Questa è l’essenza di ciò che intendiamo per transizione giusta”.

In sintonia con Giorgetti (e viceversa), anche il governatore Panetta. Per il quale “le maggiori economie globali devono promuovere gli investimenti sulle tecnologie e basse emissioni, ridurre la burocrazia che frena la transizione energetiche e evitare politiche a singhiozzo che creano incertezza e minano gli investimenti privati. Il percorso per raggiungere una transizione energetica ordinata fronteggia sfide tecnologiche e sociali formidabili che si combinano con le attuali tensioni geopolitiche. Alla luce di queste tensioni dovremmo focalizzarci su gli sforzi collettivi per contrastare il cambiamento climatico”.

“I governi delle maggiori economie globali dovrebbero assumere la guida di questo percorso. Dovrebbero promuovere gli investimenti su ridotte emissioni di carbonio, ridurre i fardelli regolatori amministrativi che frenano la transizione e evitare politiche a singhiozzo che creano incertezza e minano gli investimenti cruciali del settore privato. Questo è essenziale per il processo di transizione ordinato che dobbiamo approntare. Come banchieri centrali le nostre decisioni possono essere migliorate con una maggiore comprensione delle ricadute macroeconomiche della transizione. Consapevoli di questa prospettiva questa conferenza è parte di un evento di due giorni disegnato per migliorare l’arricchimento reciproco tra decisori esperti tecnici”.



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