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Buone le premesse, ma la sfida sarà l’età pensionabile. La Manovra vista da Stagnaro

La linea di Giorgetti è molto chiara: le premesse con cui costruire la Manovra sembrano buone, pur nella limitatezza delle risorse. Rafforzare gli strumenti a favore delle famiglie con figli e con redditi medio bassi è giusto. Sulle pensioni la direzione deve essere quella di un allungamento dell’età pensionabile. E la procedura d’infrazione non è un male. Conversazione con il direttore scientifico dell’Istituto Bruno Leoni, Carlo Stagnaro

Il governo Meloni, davvero, alla prova dei conti pubblici. In via XX Settembre si lavora alacremente per salvaguardare la stabilità del bilancio statale. E il fatto che il ministro Giancarlo Giorgetti abbia fissato la disciplina sui conti per evitare di sfasciarli “è un approccio positivo”. Fin qui dunque dall’esecutivo sono arrivate “indicazioni di buonsenso”. Ora, in particolare sulle pensioni, occorre avere il coraggio politico di tornare “alla logica sancita dalla riforma Fornero”. A dirlo a Formiche.net è il direttore scientifico dell’Istituto Bruno Leoni, Carlo Stagnaro.

Al momento le indicazioni sono poche e frammentarie. Sappiamo, però, che la strada del debito è abbandonata. Una buona notizia?

Decisamente e, ribadisco, la linea del ministro Giorgetti è molto chiara sotto questo profilo per cui le premesse con cui si sta iniziando a costruire la Manovra mi sembrano buone, pur nella limitatezza delle risorse. In linea di massima l’orientamento del governo è quello di concentrarsi sui reddito medio-bassi. Tuttavia, ho alcune riserve sulla reale efficacia della decontribuzione che sarà il “piatto principale” di questa finanziaria.

Molte delle misure che l’esecutivo ha in animo di introdurre sono finalizzate ad incentivare la natalità. Le sembra una strada percorribile per invertire il trend dell’inverno demografico?

Diciamo che su questo punto si è avviata da subito una grande discussione ma, a oggi, nei fatti non c’è nulla di così clamorosamente nuovo rispetto al passato. Rafforzare gli strumenti a favore delle famiglie con figli e con redditi medio bassi è giusto, evitando la distribuzione di incentivi a pioggia. L’effetto dell’incentivazione in senso stretto, al di là delle risorse che vengono impiegate, comunque ha una portata limitata per quanto importante.

Si tratta comunque di un segnale di attenzione. E le famiglie avranno qualche soldo il più a disposizione.

Infatti è positivo per due ordini di ragioni. In via diretta perché, appunto, le famiglie avranno più risorse a disposizione. Parallelamente esiste anche una forma indiretta di beneficio. Il denaro potrà essere impiegato dalle famiglie per sostenere le spese di rette negli asili nidi o di infanzia. O per pagare babysitter. In modo da incentivare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro in particolare nel centro Sud.

Decontribuzione e ridisegno degli scaglioni Irpef. Cosa aspettarsi?

La revisione degli scaglioni che si muove nella direzione di un sostanziale appiattimento delle aliquote e parallelamente un intervento sulle detrazioni è positivo. Sulla decontribuzione occorre cautela. Nel senso che è positivo canalizzare le risorse e consentire una maggiore disponibilità alle famiglie. Ma è meglio “lasciarlo fare” all’Irpef piuttosto che alla decontribuzione.

Questo tema intreccia molto anche la dibattutissima questione del regime pensionistico, oggetto di aspri scontri politici. Quale sarà la sintesi?

Il sistema previdenziale deve essere a lungo termine e sostenibile sotto il profilo delle risorse. Ed è per questo che la decontribuzione strutturale rappresenta un rischio. È positivo che il governo abbia spazzato via tutte le varie “quote”, ma ora occorre avere il coraggio politico di ritornare nell’alveo della legge Fornero. L’età pensionabile è destinata ad aumentare anche in funzione dell’innalzamento dell’aspettativa di vita.

Il governatore di Bankitalia Panetta ha sostenuto la necessità, laddove fosse possibile e in particolare al Sud, di allungare i tempi del Pnrr. Che ne pensa?

Su questo ho un’opinione un po’ in controtendenza. I fondi del Pnrr dovrebbero essere finalizzati a realizzare progetti utili al Paese e alla sua crescita. Per cui se il mancato allungamento dei termini ci impedisce di spendere soldi – a debito – per realizzare progetti che non hanno questa finalità, paradossalmente è anche meglio.

A complicare il quadro di costruzione della Manovra c’è la procedura d’infrazione a carico del nostro Paese per eccesso di deficit. 

Se semini spese incontrollate, raccogli procedure d’infrazione. Il caso del Superbonus sotto questo profilo è emblematico. Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito, al netto delle emergenze, a una gestione sostanzialmente irresponsabile della finanza pubblica accumulando un deficit che è grosso modo il doppio degli altri Paesi europei. A questo punto la procedura di infrazione è uno strumento in più nelle mani di Giorgetti e del governo. Una certificazione del fatto che non si possono avallare spese inutili e potenzialmente dannose per i nostri conti.



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