La prima stazione spaziale commerciale della storia sarà completata entro il 2030. Un luogo che punta a diventare un avamposto dell’umanità oltre l’atmosfera per la ricerca avanzata in settori critici come la produzione farmaceutica, i semiconduttori e i data center quantistici orbitali. L’analisi di Manlio di Stefano, senior strategic advisor di Axiom Space, già sottosegretario agli Affari esteri, pubblicato sul numero di settembre della rivista di Airpress
Esplorare l’universo ci ha insegnato molte cose sul nostro posto e sulle nostre origini. La ricerca in microgravità sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) ci permette di condurre esperimenti che semplicemente non sono possibili sulla Terra. Tali ricerche hanno il potenziale di offrire benefici a tutta l’umanità, in termini di salute, tecnologia e comprensione del nostro mondo. Queste affermazioni sono considerate quasi scontate dopo venticinque anni di esperimenti sulla Stazione, eppure catturano ancora oggi l’essenza di ciò che l’esplorazione spaziale rappresenta per l’umanità: una frontiera per la scoperta e l’innovazione.
Questa ambizione è incarnata in particolare dalla missione che Axiom Space si è data: normalizzare l’accesso allo spazio e spingere i confini della ricerca scientifica, utilizzando la microgravità per svelare nuove possibilità in ambiti cruciali come salute, tecnologia e sostenibilità. La società texana, infatti, è attualmente l’unico fornitore di missioni orbitali complete nell’industria spaziale, gestendo missioni con equipaggio verso la Iss per astronauti privati e nazionali che rappresentano Paesi di tutto il mondo. Grazie alla stretta partnership con la Nasa è stata in grado di condurre tre missioni in tre anni, rappresentando otto nazioni diverse. Gli equipaggi hanno completato 105 attività di ricerca con oltre cinquanta partner globali e hanno partecipato a più di 75 eventi di divulgazione.
La missione Ax3, in particolare, ha rappresentato un punto di svolta grazie alla collaborazione con l’Agenzia spaziale europea (Esa), che ha inviato il suo primo astronauta in missione con un partner commerciale, stabilendo un nuovo paradigma pubblico-privato. Si è trattato di affermarsi quali precursori nell’aprire nuove strade per l’accesso all’orbita terrestre bassa, dimostrando capacità di operare con successo e in sicurezza in questo ambiente.
Guardando alla nostra prossima missione, Ax4, prevista per la primavera del 2025, parteciperanno astronauti provenienti da India, Polonia e Ungheria, tre nazioni che tornano nello spazio per la prima volta dopo oltre quarant’anni. L’accordo con l’India, in particolare, la quarta potenza spaziale mondiale, conferma il nostro ruolo come abilitatore globale di ambizioni spaziali. Queste missioni non rappresentano solo un’occasione di accesso allo spazio, ma segnano un salto in avanti per l’innovazione e la collaborazione internazionale. La lista di Paesi interessati a future missioni è già sostanziosa e stiamo sviluppando nuovi format di missione capaci di superare barriere, soprattutto legate al genere e alla provenienza degli astronauti.
Un aspetto significativo di queste missioni è il loro impatto sulla ricerca medica e scientifica. Durante la missione Ax2, ad esempio, l’astronauta biomedico saudita Rayyanah Barnawi (prima donna saudita a volare oltre l’atmosfera) ha condotto ricerche cruciali per la lotta al cancro, utilizzando la microgravità per esplorare nuove terapie che potrebbero rivoluzionare il trattamento di questa malattia. Un altro esempio di come la ricerca in questo ambito possa avere ricadute dirette sulla salute e il benessere umano.
L’impatto delle missioni è determinante anche per le prossime generazioni. Il cosiddetto “effetto Apollo” si ripete a ogni missione e accende la passione per la scienza e la tecnologia tra le nuove generazioni (come abbiamo visto con il primo astronauta turco a bordo della missione Ax3) spingendo i giovani verso carriere in scienza, tecnologia, ingegneria e matematica e assicurando che siano preparati per affrontare le sfide del futuro.
Tutto ciò sarà amplificato con il lancio delle stazioni commerciali. Presto arriveranno in orbita i moduli iniziali della prima stazione spaziale commerciale della storia, che si prevede sarà completata entro il 2030. La Axiom Station sarà vitale per la ricerca avanzata in settori critici come la produzione farmaceutica, i semiconduttori e i data center quantistici orbitali, fondamentali anche per analizzare dati utili alla sostenibilità ambientale e all’anticipazione dei disastri naturali. La stazione sarà una piattaforma per nuove scoperte applicabili anche sulla Terra, per affrontare problemi come la gestione dell’acqua e dell’energia in aree colpite dalla scarsità. La presenza dell’umanità oltre l’atmosfera vede la società lavorare anche sulla prossima generazione di tute spaziali per la missione Artemis della Nasa, che riporterà un essere umano sulla Luna per la prima volta dopo oltre cinquant’anni. Queste tute rappresentano un’evoluzione tecnologica, progettate per offrire capacità avanzate e supporto vitale in ambienti estremi come la superficie lunare.