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Così le fonti iconografiche dell’Esercito raccontano la Storia

Le immagini sono fonti di ricerca storica potenti e le iconografie conservate presso l’archivio dell’Ufficio storico dello Stato maggiore costituiscono un patrimonio prezioso per ogni ricercatore e appassionato. L’evento “Obiettivo sulla Storia”, organizzato da Paola Chiesa, ha dimostrato come l’unione di forze tra la comunità accademica e il mondo militare possa gettare nuova luce sul passato

In ambito politico, la parola “revisionismo” è connotata da un’accezione negativa, mentre nel campo degli studi storiografici costituisce una precisa corrente di pensiero: quella di non permettere mai che una versione degli eventi, così come ce la raccontano, si consolidi senza una costante, puntuale, “revisione”. Ne sapeva qualcosa Renzo de Felice, figura centrale della storiografia italiana, che del metodo della revisione fece uno strumento di indagine costante. Un esempio di documentazione storica dunque, quello che si è tenuto presso la Camera dei Deputati, all’evento Obiettivo sulla Storia dedicato alle fonti iconografiche dell’archivio dell’Ufficio storico dello Stato maggiore dell’Esercito. L’iniziativa  organizzata da Paola Chiesa, membro della Commissione Difesa, ha permesso solo di accennare quasi due secoli di storiografia militare italiana, basandosi su documenti di esclusiva proprietà della Forza armata. Ospiti della tavola rotonda il colonnello Emilio Tirone, direttore dell’archivio dell’Ufficio storico dello Stato maggiore dell’Esercito, e il professore Giuseppe Pardini, dell’università degli studi della Campania, Luigi Vanvitelli, autore della rubrica Obiettivo sulla Storia sulla rivista Nuova storia contemporanea. La rubrica, caratterizzata proprio dall’accesso al materiale fotografico dell’archivio, ha permesso di estendere il panorama di ricerca ben oltre il solo mondo militare, toccando temi come usi, costumi e quotidianità di un tempo passato. Che sia attraverso l’obiettivo di una macchinetta di un ufficiale distaccato in Eritrea o per mezzo di un moderno smartphone, le immagini hanno il potere di rievocare il passato e, tramite il moderno rendering digitale — come ha fatto notare Pardini —  rivelare qualcosa di più rispetto al passato.

L’ufficio storico dello Stato maggiore

Istituito originariamente nel 1853, col nome di Ufficio militare del corpo reale dello Stato maggiore dell’Esercito del Regno di Sardegna, l’Ufficio storico dell’Sme si occupa di raccogliere e catalogare documenti di rilevanza storica e militare, nonché di coordinare le attività museali della Difesa e di produrre materiale editoriale. Nato inizialmente per sviluppare riflessioni sulla sconfitta nella prima guerra d’indipendenza (1848-1849) e per raccogliere il materiale relativo alla guerra di Crimea (1853-1856), l’archivio ha costituito, dall’epoca preunitaria a oggi, una preziosa fonte di documentazione sulla storia del Paese e delle Forze armate. A 171 anni di distanza, l’archivio storico dispone di oltre otto milioni di documenti, ai quali continuano ad essere aggiunte donazioni private e i Diari storici redatti dalle unità dispiegate fuori dai confini nazionali o impegnate in missioni per il mantenimento della pace.



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