Dal viaggio in Africa al Lobito Corridor, Biden intende lasciare la sua legacy agganciata all’Africa. E lo fa anche pensando a come la Cina sta rafforzando la sua presenza nel continente che lega l’Atlantico all’Indiano
Il recente annuncio della visita di Joe Biden in Africa, dal 13 al 15 ottobre, rappresenta un momento cruciale per le relazioni Usa-Africa, in un contesto geopolitico dove la capacità di mantenere le promesse gioca un ruolo fondamentale. L’amministrazione Biden sembra voler sottolineare l’impegno preso all’inizio del mandato, in contrasto con le promesse non mantenute dell’Occidente, soprattutto alla luce dei recenti sviluppi al Forum on China-Africa Cooperation (FOCAC). Questo incontro, appena conclusosi, ha visto la Cina riaffermare la propria volontà di costruire un rapporto privilegiato con l’Africa basato sulla cooperazione e sugli investimenti concreti.
Durante la visita a Luanda, capitale dell’Angola, Biden discuterà di partnership economiche, delle sfide comuni e della visione di un’infrastruttura ferroviaria transcontinentale che colleghi l’Oceano Atlantico all’Oceano Indiano, attraverso il progetto del “Lobito Corridor”. Questo corridoio strategico si inserisce nell’ambito della Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGI), un’iniziativa che mira a competere con il modello cinese, promuovendo al contempo una maggiore interconnessione tra Africa, Europa e Stati Uniti. Il progetto si collega inoltre al Piano Mattei dell’Italia, che punta a rafforzare la presenza italiana in Africa attraverso una serie di investimenti strategici.
Il contesto è reso ancora più significativo dall’imminente conclusione del mandato presidenziale di Biden, che non parteciperà alle elezioni del 2024. Questo viaggio sarà quindi uno degli ultimi tentativi di consolidare l’eredità diplomatica americana nel continente. In parallelo, Pechino ha rafforzato il proprio impegno in Africa con un nuovo piano d’azione da oltre 50 miliardi di dollari, promuovendo investimenti in sicurezza, infrastrutture, sanità e sviluppo industriale. La Cina, cercando di allontanarsi dalla narrazione negativa sulla trappola del debito, sta orientando la cooperazione verso un impatto più diretto sulle comunità locali, con l’obiettivo di diventare un modello per il Sud globale, in contrapposizione alla visione occidentale.
Il proverbio cinese che invita a diffidare delle storie raccontate dal leone sottolinea il dubbio sulla trasparenza e l’efficacia degli investimenti cinesi. Nonostante gli annunci grandiosi, la mancanza di dati verificabili solleva interrogativi sull’effettiva realizzazione delle promesse fatte. Le tensioni locali e le recenti critiche alle attività cinesi in alcune aree, come la Repubblica Democratica del Congo e l’Africa occidentale, evidenziano la complessità delle relazioni sino-africane. Inoltre, la percezione positiva della Cina tra i cittadini africani, sebbene spesso superiore a quella per USA ed Europa, potrebbe non riflettere accuratamente la realtà, alimentata anche da sondaggi che potrebbero presentare dati distorti.
In questo contesto, il viaggio di Biden e il rafforzamento della presenza occidentale attraverso il Lobito Corridor rappresentano un tentativo di ribilanciare l’influenza globale nel continente, proponendo un’alternativa strategica alla crescente assertività cinese. Di analizzare come la Cina si muove in Africa, anche dopo la grande riunione Focac di inizio settembre, si occupa questa settimana “Indo-Pacific Salad”, la newsletter curata da Emanuele Rossi (per iscriversi, basta seguire questo link).