Un rapporto quello fra i due Capi di Stato, Sergio Mattarella e Frank-Walter Steinmeier, che non è solo professionale, ma di amicizia vera e a ciò si somma il peso specifico del piano d’azione siglato un anno fa da Giorgia Meloni e Olaf Scholz, oltre alle interlocuzioni sul piano industriale e alle questioni legate alla contingenza del momento, come la guerra in Ucraina e la questione Commerzbank
Inizia oggi la visita di Stato nella Repubblica Federale di Germania del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che sarà a Berlino, Bonn e Colonia. Al di là dei reciproci incontri istituzionali, sei in meno di quattro anni, spicca il dato che le numerose conferenze tra il Presidente della Repubblica Federale di Germania, Frank-Walter Steinmeier e Sergio Mattarella simboleggiano un rapporto che non è solo professionale, ma di amicizia vera tra i due Capi di Stato. A ciò si somma il peso specifico del piano d’azione siglato un anno fa da Giorgia Meloni e Olaf Scholz, oltre alle interlocuzioni sul piano industriale e alle questioni legate alla contingenza del momento, come la guerra in Ucraina e la questione Commerzbank.
Affinità e rischi industriali
Non sfuggirà che, ben prima della crisi in atto alla Volkswagen con il rischio di licenziamento per centomila operai, il discorso legato all’energia costosa e alla mobilità elettrica incideva pesantemente sul futuro dell’industria nazionale. Ma il governo federale, guidato dalla coalizione semaforo, sta vedendo franare le proprie certezze politiche soprattutto legate al fenomeno green, che aveva intercettato una buona fetta di elettorato (anche in uscita dalla Cdu). Alla luce di tutto ciò andranno fatte una serie di valutazioni su come la crisi tedesca potrebbe avere conseguenze sull’Italia.
Il rapporto tra i due Paesi è solido, ma non mancano gli allarmi alla voce recessione e inflazione, che ha fatto sollevare un certo timore anche da parte di Confindustria secondo cui potrebbe essere a rischio la crescita dell’interscambio. Non mancano le difficoltà delle filiere e lungo le catene di approvvigionamento globali dettate prima dalla pandemia e, in secondo luogo, dalla guerra in Ucraina. Ma Berlino e Roma mettono sotto osservazione il settore manifatturiero che incide per più della metà del valore totale degli scambi tra Italia e Germania. Al momento alcuni numeri sono considerati campanelli di allarme in certi settori dell’interscambio, come il settore chimico- farmaceutico e quello siderurgico che rispettivamente accusano un calo da 14,95 a 11,81 miliardi di euro e da 11,3 a 10,02.
Berlino e Roma
Risale a quasi un anno fa la firma del Piano di azione tra Italia e Germania firmato il 22 novembre 2023 dal presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, e dal cancelliere tedesco, Olaf Scholz, per implementare la cooperazione in ambiti strategici come i flussi migratori, il Patto di stabilità, i diritti, la Difesa e sicurezza e la lotta alla criminalità organizzata.
L’accordo ha posto delle basi valoriali e pragmatiche su temi strategici come l’immigrazione (concentrandosi su possibili posizioni comuni nel quadro del Nuovo Patto Ue su migrazione e asilo), su progetti comuni legati alla cooperazione con i Paesi terzi (per ottenere un approccio globale alla migrazione basata su partenariati globali mutualmente vantaggiosi) e la sicurezza (la difficoltà tedesca sottolineata pubblicamente da Scholz si affianca ai numeri italiani relativi al calo degli sbarchi). Circostanza, questa, che ha richiamato le attenzioni anche del primo ministro inglese Keir Starmer, nella sua recente visita a Roma.
Forum e banche
Logisticamente i due Paesi si sono anche impegnati a istituire un Forum macroeconomico bilaterale per discutere le questioni finanziare ed economiche, inclusi gli strumenti per promuovere lo sviluppo sostenibile tramite il rafforzamento della crescita, della produttività, della competitività, della convergenza, degli investimenti e della sostenibilità fiscale.
Nota dolens il caso Commerzbank, su cui da Napoli è intervenuto ieri il Presidente del Ppe, Manfred Weber, spiegando che la vicenda Commerzbank-Unicredit è da interpretare in modo molto semplice: “Berlino ha sbagliato a vendere azioni senza calcolarne le conseguenze, non si può vendere per poi lamentarsi”.