L’azienda di Mark Zuckerberg ha notificato di non prendere parte al programma (su base volontaria) pensato dall’Europa per permettere alle aziende di familiarizzare con le regole dell’AI Act, che entreranno in vigore fra qualche mese. Continua a non correre buon sangue tra la società e Bruxelles. Ma il progresso sull’AI non si ferma, come testimoniano le novità lanciate dalla conferenza degli sviluppatori 2024
Non c’è nulla di strano nella rinuncia di Meta all’AI Pact, se non il fatto – tutt’altro che banale – che tra Mark Zuckerberg e Bruxelles le incomprensioni continuano. Con un comunicato, l’azienda di Menlo Park ha notificato la sua volontà di non aderire al programma preparatorio dell’AI Act. Pensato a maggio scorso, si tratterebbe di una prima fase, suddivisa a sua volta da due passaggi: la creazione di una comunità di imprese attraverso lo scambio di informazioni e l’implemento delle leggi comunitarie ancor prima che entreranno in vigore. L’AI Act è la prima legge al mondo che intende regolare l’intelligenza artificiale e, anche per via della sua portata, è prevista un’adozione a scaglioni tra il 2025 e la prima metà del 2026. Per iniziare a familiarizzare con la legislazione, le autorità europee avevano quindi pensato all’AI Pact, lasciando però la sua adesione alla volontà delle singole aziende. Meta, e con lei altre come la francese Mistral, hanno deciso di non rispondere all’appello.
“La nostra priorità è garantire che l’AI venga sviluppata e implementata in modo responsabile, con trasparenza, sicurezza e responsabilità al centro. Accogliamo con favore l’armonizzazione normative dell’Ue e, attualmente, siamo impegnati nel nostro percorso di conformità con l’AI Act. Tuttavia”, spiegano dall’azienda, “non escludiamo la possibilità di aderire all’AI Pact in futuro. È fondamentale non perdere di vista il vasto potenziale dell’AI nel promuovere l’innovazione e la competitività in Europa, altrimenti l’Ue rischia di perdere un’opportunità irripetibile”.
Quest’ultimo concetto sembrerebbe rimandare a una lettera firmata da decine aziende, sottoscritta anche da Meta, inviata a Bruxelles qualche tempo fa. Nella missiva si sottolineava il fatto che “l’Europa è diventata meno competitiva e innovativa” rispetto ad altre aree del mondo e, “a causa di decisioni normative incoerenti, rischia di perdere ancora più terreno nell’era dell’intelligenza artificiale”. Una delle critiche lanciate all’AI Act, incentrato sul rischio provocato dagli strumenti tecnologici, era proprio quello di soffocare il progresso.
Che, per Meta, prosegue a gonfie vele. Dal palco della conferenza degli sviluppatori Connect 2024, Zuckerberg ha parlato niente meno di un assaggio di futuro nel presentare gli occhiali Orion AR. Non sono ancora pronti per il pubblico, per cui il patron di Facebook e Instagram ha presentato un prototipo di quelli che sarebbero “gli occhiali più avanzati che il mondo abbia mai visto. Questi occhiali esistono, sono fantastici e sono uno scorcio di un futuro che penso sarà entusiasmante”. Pesano meno di 100 grammi e hanno funzioni di realtà aumentata grazie alla visualizzazione di ologrammi sovrapposti alla realtà. Con il sistema di input di Orion sarà possibile combinare voce, movimento oculare e tracciamento delle mani con un bracciale Emg che permette di scorrere e cliccarle, senza distaccarsi dal mondo reale.
È stato presentato anche il nuovo visore Meta Quest 3S, molto simile al Quest 3 ma più potente e meno costoso. È già ordinabile al prezzo di 330 euro circa. “Lo aspettavo da molto tempo”, ha detto Zuckerberg sorridendo. Altra novità è Meta AI with voice, un assistente con cui interagire. “Meta AI è sulla buona strada per diventare l’assistente AI più usato entro fine anno”, ha aggiunto l’amministratore delegato, informando che la sua azienda sta anche sperimentando il doppiaggio dei video e il sincronismo labiale nei Reel per far vedere più contenuti nella lingua che preferisce l’utente.
Tutto questo sembra avere un riscontro positivo a Wall Street, dove Meta ha guadagnato oltre il 2%. Da vedere se piacciono anche all’Europa e, soprattutto, se questi strumenti sono compatibili con le sue regole.