Skip to main content

Stallo Austria. Vince l’ultradestra ma il governo è lontano

Pur venendo da due decenni di risultati positivi, con il Pil pro capite tra i più alti nell’Ocse, le basse disuguaglianze di reddito e il tasso di povertà relativa ben al di sotto di molti altri, oggi il principale problema austriaco è quello di diversificare l’approvvigionamento energetico, allontanandosi dalla dipendenza dal gas russo, proprio mentre l’economia è bloccata e la sua inflazione ha superato la media europea

Potrebbe non bastare la vittoria schiacciante dell’ultradesra austriaca alle elezioni politiche di ieri, dal momento che nessun altro partito intende collaborare con il Fpoe per formare un governo. Si replica così anche in Austria lo schema già visto in altri Paesi, come Spagna, Olanda e Francia, dove chi arriva primo nelle urne poi non riesce a governare per via di un sistema che prevede alleanze e a causa delle posizioni ideologiche dei partiti vincenti. Il voto consegna anche un quadro di instabilità diffusa, che si somma alla contingenza del dossier energetico.

I risultati

Il Partito della Libertà guidato dall’ex ministro dell’interno Herbert Kickl ha raggiunto il 29,2% dei consensi e già da questa mattina ha messo a punto la squadra negoziale che dovrebbe dialogare con gli altri partiti. Da un punto di vista meramente numerico sarebbe possibile una coalizione tra FPÖ e popolari o tra popolari e socialdemocratici, ma il leader dell’ÖVP Karl Nehammer ha però escluso una coalizione con la destra. Per cui una possibile soluzione potrebbe essere quella di una conventio ad excludendum, ovvero un governo di larghe intese con popolari, socialisti, liberali e verdi.

Kickl ha affermato che le elezioni di ieri sono un “pezzo di storia che abbiamo scritto insieme”, dal momento che per la prima volta dal dopoguerra nel Paese vince un partito di estrema destra.

“Abbiamo aperto le porte a una nuova era. Ora scriveremo davvero insieme questo nuovo capitolo della storia austriaca. Non posso dire quanto sono felice di questo risultato. Ciò che abbiamo ottenuto va oltre i miei sogni più sfrenati”.

Qui Vienna

Due gli elementi da mettere in risalto: la difficoltà nel dare vita ad un governo in un momento politico continentale caratterizzato da situazioni simili e il tema del voto di protesta mescolato a problematiche irrisolte, come quelle legata ai flussi migratori e all’energia dopo la guerra a Kyiv. Tutti dossier che si intrecciano con le politiche europee e con gli equilibri verso paesi vicini al Fpo e al suo leader, come il premier ungherese Viktor Orban.

Il Partito della Libertà è un movimento euroscettico e critico nei confronti della gestione della pandemia e ha vinto le elezioni con un programma fondato sulla cosiddetta “FortezzaAustria”: alla base c’è una stretta fortissima sul diritto di asilo tramite una legge d’emergenza e con un controllo rigoroso delle frontiere. Il Fpo è contrario alle sanzioni contro la Russia ed è molto critico nei confronti degli aiuti militari occidentali all’Ucraina. Inoltre punta a ritirarsi dall’iniziativa European Sky Shield, un progetto di difesa missilistica lanciato dalla Germania. Kickl ha anche criticato quelle che lui chiama “élite” a Bruxelles e ha chiesto che alcuni poteri vengano riportati dall’Unione Europea all’Austria.

Le reazioni e gli scenari

La prima politica estera a congratularsi con Kickl è stata la tedesca Alice Weidel di AfD, seguita da Matteo Salvini e Marine Le Pen. In Europa si discute di come il successo di Fpo possa innescare una nuova ondata di populismo, anche se appare logico che se gli altri partiti austriaci rispetteranno gli impegni presi durante la campagna elettorale (“mai al governo con Kickl”) nascerà verosimilmente un esecutivo di coalizione con tutte le formazioni fatta eccezione per Fpo.

Nel frattempo la situazione economica nel Paese non è delle migliori, con l’allarme lanciato dagli industriali che lamentano una perdita di competitività, accanto al calo della domanda e all’aumento dei costi, pur venendo da due decenni di risultati positivi, con il pil pro capite tra i più alti nell’Ocse, le basse disuguaglianze di reddito, il tasso di povertà relativa ben al di sotto di molti altri Paesi Ocse. Qualcosa è cambiato dopo la crisi enenergetica post guerra in Ucraina.

Uno dei marchi più noti, Palmers, si trova in estrema difficoltà e accusa una perdita nell’esercizio 2022/23 e il calo del fatturato di 75 milioni. Le conseguenze saranno sui livelli occupazionali, con la riduzione già annunciata delle filiali dove lavorano 500 persone. Ad oggi il principale problema austriaco è quello di diversificare l’approvvigionamento energetico, allontanandosi dalla dipendenza dal gas russo, proprio mentre l’ economia è bloccata e la sua inflazione ha superato la media europea.

(Foto: Fpoe twitter profile)



×

Iscriviti alla newsletter